“Israele è il popolo che vuole vivere e non può essere distrutto”. Parla Michel Onfray

“Qui si misura ciò che possiamo fare all’uomo. Ho sentito fisicamente che in Israele sta accadendo qualcosa di essenziale che riguarda il futuro della nostra civiltà”, dice il filosofo, che ha appena visitato i luoghi del pogrom del 7 ottobre

“Caro Michel, sei un vero amico di Israele ed è per questo che ti stiamo conferendo questo premio”. Mentre gran parte della classe intellettuale europea ha scelto il campo di Hamas, Michel Onfray ha ricevuto in Israele un premio per il suo sostegno allo stato ebraico. Onfray ha appena visitato i siti del pogrom del 7 ottobre, dal kibbutz Kfar Aza a Netiv HaAsara, il moshav più vicino alla Striscia di Gaza. “Sono stato invitato a tenere due conferenze, una a Gerusalemme e l’altra a Tel Aviv” ci racconta Onfray. “E gli organizzatori mi hanno suggerito di approfittare del mio soggiorno per recarmi sui luoghi dei massacri e al confine tra Gaza e Israele, dove ho incontrato dei soldati. Traiamo sempre vantaggio dall’evitare le narrazioni dei media, in particolare francesi, compresi quelli del servizio pubblico massicciamente contrario a Israele, e dal farsi un’idea sul posto, per conto proprio, quando possibile”.

Molte le impressioni nel vedere la devastazione del pogrom di Hamas. “Questo è esattamente ciò che si prova passeggiando tra le ‘rovine’ di Oradour-sur-Glane. Qui si misura ciò che possiamo fare all’uomo. Camminando tra le rovine, passando davanti alle case bruciate, vedendo una macchia marrone di quella che era una traccia di sangue cancellata, ho pensato a questa frase di Pascal che mi ripeto tante volte: ‘Il cuore dell’uomo è vuoto e pieno di sporcizia’. Gli ebrei sono come una vedetta della storia, cosa insopportabile per il musulmano la cui narrazione è parte di una sorta di ‘extraterritorialità’ storica”. Onfray è tornato con un sentimento sempre più forte dell’unicità di Israele. “Questo popolo ha il senso della storia, della sua storia, della memoria, della sua memoria, dell’identità, della sua identità. Un popolo che vuole vivere e quindi non morire, e non c’è nulla che possiamo fare contro un popolo abitato da tale smania di vita. Una civiltà scompare quando gli uomini che la costituiscono non la amano più, o addirittura la odiano. Nemmeno il fuoco nucleare può distruggere il popolo ebraico che non si trova solo in terra di Israele, ma che vive ovunque sul pianeta”.

Israele è solo in occidente. “Solo in questo occidente che, dal canto suo, odia se stesso e ha a cuore coloro che lo odiano. L’occidente che ama il nichilismo più di ogni altra cosa. Israele è la sua culla, ma sputa sulla sua culla. Ho sentito fisicamente che in Israele sta accadendo qualcosa di essenziale che riguarda il futuro della nostra civiltà”. Nel frattempo, un mostruoso antisemitismo divora l’Europa. “Ho appena finito un libro che non immaginavo quando l’ho iniziato e che mostra che la maggior parte dei filosofi di sinistra sono stati antisemiti: Alain, Ricoeur, Sartre, De Beauvoir, Foucault, Deleuze, Genet, Garaudy, Serres, Nancy, Badiou! Gli estratti che ho trovato sono così schiaccianti che i detentori dei diritti di Sartre, De Beauvoir, Foucault e Genet, tutti autori Gallimard, hanno vietato la riproduzione dei testi incriminati”. Col 7 ottobre, Israele doveva essere difeso non solo dai suoi nemici in armi, ma anche da un pezzo d’occidente. “L’occidente pieno di odio narcisistico e nichilista verso se stesso. Stiamo assistendo alla fine di un mondo, quello giudaico-cristiano. L’islam fa la sua parte, mentre l’orizzonte insuperabile del crociato è la pinta di birra sorseggiata in terrazza con l’occhio incollato al cellulare”.


Giulio Meotti

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  • Giulio Meotti
  • Giulio Meotti è giornalista de «Il Foglio» dal 2003. È autore di numerosi libri, fra cui Non smetteremo di danzare. Le storie mai raccontate dei martiri di Israele (Premio Capalbio); Hanno ucciso Charlie Hebdo; La fine dell’Europa (Premio Capri); Israele. L’ultimo Stato europeo; Il suicidio della cultura occidentale; La tomba di Dio; Notre Dame brucia; L’Ultimo Papa d’Occidente? e L’Europa senza ebrei.

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