Dalle minacce al pellegrinaggio a Mar-a-Lago, con una donazione da un millione di dollari al tycoon, la nomina di un repubblicano a lui vicino e l’eliminazione del fact-checking dai propri social. Una trasformazione inquietante per accreditarsi con Trump, con il rischio di aprire un conflitto con Bruxelles
La vignetta non pubblicata dal Washington Post, che ha portato alle dimissioni della sua autrice, rappresentava alcuni big del tech prostrati davanti a una statua di Donald J. Trump. Tra loro c’era anche Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook e proprietario di Meta, il colosso che comprende anche Instagram, WhatsApp e Threads. Dopo anni in cui Zuckerberg aveva giocato il ruolo del buono della Silicon Valley, con istanze progressiste e l’aiutino a Joe Biden con le info pro vaccini nell’èra Covid, ora anche lui ha abbracciato il mondo Maga. Nel suo ultimo libro Trump minacciava di mandare Zuck in carcere “per il resto della sua vita”, considerandolo parte dell’élite filodem da estirpare. Poi però a novembre il quarantenne milionario americano è andato in pellegrinaggio a Mar-a-Lago, ha donato un milione di dollari per l’inaugurazione di Trump, ha sostituito alla presidenza degli affari globali di Meta il lib-dem inglese Nick Clegg con il repubblicano americano Joel Kaplan. E, nel giro di poche ore, ha annunciato di aver inserito nel cda dell’azienda il trumpiano Dana White e, ancor peggio, che i social di Meta non avranno più fact-checking. E’ un caso forse che sia successo il giorno dopo l’anniversario dell’attacco al Campidoglio.
L’attacco che ha tenuto in vita la Big lie sulla mancata vittoria elettorale di Trump nel 2020. Non è invece casuale che Zuckerberg abbia scelto “Fox & Friends”, il programma preferito di Trump, per raccontare al mondo l’addio alla verifica delle fonti sui suoi social. E’ una trasformazione inquietante, quella di Zuck, che ora dice: le ultime elezioni, quelle fra Trump e Harris, sono state un “tipping point culturale”, che “i fact-cheker sono stati troppo politicamente di parte, e hanno distrutto più fiducia di quanta non ne abbiano creata”. Verrà implementato un sistema di verità dal basso, tramite note comunitarie da parte degli utenti, invece di usare esperti esterni: un sistema perfettamente manipolabile, come è stato certificato più volte.
Facebook ha ancora un grosso impatto sull’informazione politica ed elettorale. E la scelta di Zuck segue la piccola rivoluzione del “presidente ombra” di Trump, Elon Musk, e del suo X. Cacciati via i dipendenti che si occupavano di disinformazione, l’ex social dei cinguettii è diventato il suo megafono personale, spazio di “libertà” e “free speech” dice lui, ma soprattutto canale di fake news. Con il controllo di X, Musk è già riuscito a far saltare accordi al Congresso, ha dato voce al partito dell’antieuropeista Nigel Farage e ora sta cercando di aiutare l’estrema destra tedesca. Quando Musk è riuscito a manipolare il voto dei deputati repubblicani sulla legge sulla spesa pubblica ha twittato: “La voce del popolo ha trionfato!”. Il Twitter di Musk a maggio 2023 aveva già abbandonato il Codice di buone pratiche sulla disinformazione richiesto dall’Ue, e un anno fa la Commissione ha avviato una procedura di infrazione sulla base del Digital Service Act contro il social di Musk, per via di contenuti illegali in merito alla guerra in Israele. La scelta di Zuck potrebbe aprire un conflitto simile con Bruxelles. Ma al momento il ceo sembra più preoccupato di accreditarsi con Trump, anche in vista di un processo dell’Antitrust programmato per aprile. A novembre anche YouTube ha allentato la corda sui “fatti alternativi”.
Le ultime elezioni presidenziali in Romania sono state annullate per via dell’influenza russa tramite attacchi cyber e uso dei social, in particolare il cinese TikTok. Con Meta si allarga la possibilità di alimentare i complottismi tossici, già presenti su Facebook nonostante le barriere usate fino a ora a Menlo Park. Il marketing di Meta ha confezionato il messaggio in “più libertà di parola, meno errori”, ma secondo Brian Stelter, esperto di media della Cnn, uno slogan migliore dovrebbe essere “più bugie e più confusione”. Musk, un tempo acerrimo nemico di Zuck, ha commentato la decisione di Meta con uno stringato messaggio: “Questa cosa è fica”.