“Vedremo, confido nella Consulta. Prima o poi qualcuno dovrà dire una parola chiara sul tema”, dice il leghista, che rilancia sull’Autonomia. E ai meloniani, che puntano la sua regione: “Capisco le aspirazioni, ma cambiare tanto per cambiare non assicura il consenso”
“Vedremo quello che accadrà. Confido nella Consulta. Prima o poi qualcuno dovrà dire una parola chiara su questo tema: è giusto o no che i cittadini possano votare quante volte vogliono per tutte le cariche tranne che per quelle dei sindaci di grandi città e dei presidenti di Regione?”, si chiede Luca Zaia. Il governatore del Veneto parla al Corriere della sera, si riferisce al terzo mandato – mentre il governo si prepara a ricorrere (può farlo entro il 10 gennaio) contro la nuova legge elettorale campana, che permetterebbe al presidente della Campania si correre ancora.
“Questo governo e il paese devono decidere una volta per tutte se vogliono interpretare il contratto sociale di Rousseau, per cui il cittadino ti toglie la delega quando non si fida più di te. Oppure se gli italiani vanno considerati come comparse, non come protagonisti, nella scelta delle istituzioni pubbliche. Chi parla di possibili centri di potere, se non ci sono limiti ai mandati, dà degli idioti ai cittadini”, aggiunge il presidente leghista.
Altre parole Zaia le dedica poi agli alleati del centrodestra, ai Fratelli d’Italia che già da tempo hanno messo nel mirino la guida del Veneto. “Non spreco 10 mesi a fare dibattiti politici. Capisco tutte le aspirazioni, ma avverto anche che a volte cambiare solo per cambiare non assicura il consenso. Ripeto: la gente dovrebbe poter decidere a chi dare fiducia”, insiste il governatore. Che non esclude nessuna ipotesi, nemmeno quella che la Lega possa alla fine presentarsi anche sola: “Sono tutte ipotesi, vediamo che succederà in 10 mesi. Spostare pedine non è un gioco a rischio zero. Scelgano i cittadini da chi farsi governare. C’è chi torna a casa dopo un solo mandato”.
Zaia è tornato quindi a parlare di Autonomia, rilanciando: “L’Autonomia o si fa per scelta o si dovrà fare per necessità. Dobbiamo smetterla in Italia di aver paura delle riforme. Di ogni tipo. La realtà va affrontata, o ti arriva addosso. Se certi temi vengono affrontati tardi o male, non si fa il bene del Paese”. Il governatore dice quindi che “è innegabile che ci siano due Italia e le disuguaglianze. Però sono legate come gemelli siamesi: se muore uno, muore anche l’altro. Per stare bene non si deve abbassare l’asticella di chi sta meglio, ma alzare quella di chi sta peggio”.