Diede vita al Front National copiando la fiamma ad Almirante. Il suo grande successo fu l’accesso al ballottaggio contro Chirac nel 2002. Nel 2015 l’allontanamento dal partito deciso dalla figlia Marine per le continue uscite antisemite. L’Eliseo: “Lo giudicherà la storia”
Si è spenta oggi a 96 anni una delle figure politicamente più importanti e controverse della Quinta Repubblica francese, Jean-Marie Le Pen, padre della destra identitaria d’oltralpe e co- fondatore del Front national. “Jean-Marie Le Pen, circondato dai suoi cari, è stato richiamato a Dio questo martedì alle 12.00”, ha scritto la famiglia in un comunicato. Marine, la figlia ed erede della formazione frontista, colei che ha trasformato un partito marginale e di protesta, il Front national, in un partito di primo piano e che aspira a governare, il Rassemblement national, ha appreso la morte del padre durante uno scalo a Nairobi, in Kenya. “Figura storica dell’estrema destra, ha svolto un ruolo nella vita pubblica del nostro paese per quasi settant’anni, il cui giudizio spetta ora alla Storia”, si legge nel comunicato dell’Eliseo sulla morte di Jean-Marie Le Pen.
Nato il 20 giugno 1928 a La Trinité-sur-Mer, in Bretagna, da una madre sarta, ha appena 14 anni quando perde il padre, pescatore, ucciso da una mina tedesca finita nella rete del peschereccio La Pérséverance al largo delle coste bretoni. Jean-Marie viene così adottato dallo stato francese con il titolo di “Pupillo della nazione”, attribuito agli orfani di guerra. “Quell’evento mi ha profondamente segnato. Ero due volte figlio della Francia, dovevo dunque prestare ancora più attenzione agli affari del mio paese”, ha scritto nel primo volume delle sue memorie, pubblicate dalle Éditions Muller nel 2018. La morte prematura del padre contribuì a forgiare il suo acceso senso del patriottismo e il suo carattere coriaceo che in futuro gli varrà il soprannome di “Mehnir”, i grandi sassi che per i celtici hanno un valore sacro.
Quando, sedicenne, si presentò al cospetto del colonnello Henri de La Vaissière per arruolarsi nelle Forces françaises de l’intérieur, la Resistenza unita sotto il comando del generale de Gaulle, si sentì rispondere così: “Ci hanno ordinato di assicuraci che i nostri volontari abbiano più di 18 anni. Sei un ‘Pupillo della nazione’: occupati di tua madre”. Dopo gli studi in legge alla Faculté de droit de Paris, si avvicina all’Action française, movimento nazionalista e filomonarchico, di cui vende il giornale, Aspects de la France, “à la criée” (fa lo strillone). Poco dopo, nel 1954, parte come volontario in Indocina, dove la Francia è in piena decolonizzazione. A Dien Bien Phu conosce Alain Delon, anch’egli volontario, nel corpo speciale dei paracadutisti: diventeranno grandi amici. Di ritorno in Francia, entra in politica nel movimento di Pierre Poujade, populista ante litteram, e a 27 anni è il più giovane deputato dell’Assemblea nazionale. Un anno dopo lascia Poujade e fonda il Front national des combattants, antesignano del Front national. Da quel momento inizia l’ascesa del “Diable de la République”. Dopo essere stato volontario in Algeria, dove ha praticato la tortura ad alcuni prigionieri “perché era necessario farlo” (così si giustificò alla rivista Combat nel 1962) e aver lanciato nel 1971 una casa discografica, pubblicando quattro album dal titolo “III Reich. Voci e canti dell’Esercito tedesco”, decide nel 1972 di unire i militanti di Ordre Nouveau e altri gruppuscoli di estrema destra sotto lo stesso tetto: nasce il Front national. Il simbolo del partito è una fiamma tricolore copiata dall’Msi di Giorgio Almirante (con il blu al posto del verde) e accanto a lui, tra i fondatori, figurano Pierre Bousquet e Léon Gaultier, ex Waffen-SS, e Roger Holeindre, membro dell’Oas, l’organizzazione terroristica che si opponeva all’indipendenza dell’Algeria.
I francesi d’abord, fuori gli immigrati, Dio, patria e famiglia: sono i capisaldi del Jean- Marie Le Pen-pensiero. Nel 1976, un industriale del cemento, Hubert Lambert, gli lascia in eredità il suo impero e la dimora di Montretout. “Voglio che tu abbia i mezzi finanziari per non dipendere mai da nessuno. So che userai questa libertà per difendere le idee nazionaliste”, gli dice Lambert prima di morire. Nel 2002, il suo più grande successo: la qualificazione al ballottaggio contro Jacques Chirac alle presidenziali, con la sconfitta dell’odiato Partito socialista di Lionel Jospin, il famoso “coup de tonnerre”. Il suo antisemitismo disinibito – le accuse a Chirac di essere “a libro paga degli ebrei” e la frase sulle camere a gas “dettaglio della Seconda guerra mondiale” – hanno contribuito al divorzio politico con la figlia Marine, che nel 2015 lo ha cacciato dal partito accelerando la fine del fu Front national.