Perché l’Italia si porta dietro il fardello del caso Artem Uss

L’imprenditore russo, figlio di un oligarca vicinissimo a Putin, evase dai domiciliari mentre pendeva su di lui una richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti. Gli americani ora temono che lo stesso possa avvenire con Abedini, il cui arresto in Italia ha portato alla cattura di Sala in Iran

Sono trascorsi quasi due anni da quando, nel marzo 2023, Artem Uss, imprenditore russo figlio di un oligarca vicinissimo a Vladimir Putin, evase dagli arresti domiciliari ai quali era sottoposto in un appartamento a Basiglio, piccolo comune nel milanese, mentre pendeva su di lui una richiesta di estradizione avanzata dagli Stati Uniti. Da allora, però, la vicenda rappresenta ancora un fardello per i rapporti diplomatici e giudiziari tra l’Italia e gli Stati Uniti, tanto da far sentire il suo peso anche nel caso della prigionia di Cecilia Sala in Iran. E’ proprio al precedente di Uss, cioè alle modalità rocambolesche con cui l’Italia si lasciò sfuggire l’imprenditore russo nonostante i ripetuti avvertimenti di Washington sul rischio di evasione, che il Dipartimento di giustizia americano ha fatto riferimento nei giorni scorsi nel chiedere il mantenimento in carcere a Milano di Mohammad Abedini, il cittadino iraniano arrestato in Italia – su mandato degli Stati Uniti – tre giorni prima della cattura di Sala a Teheran. Come confermato dalla stessa ambasciata d’Iran a Roma, è stato proprio il fermo di Abedini a spingere le autorità iraniane a catturare per ritorsione Sala.

Gli americani si oppongono all’ipotesi della concessione dei domiciliari ad Abedini, sulla quale la Corte d’appello milanese deciderà il 15 gennaio, proprio perché ritengono che questi potrebbe fuggire come fece Uss (all’epoca incriminato dagli americani per una sfilza di reati che andavano dal contrabbando di petrolio alla frode bancaria e all’esportazione illegale di tecnologie militari alla Russia). Diversi avvocati italiani, del resto, riferiscono al Foglio che ormai ogni richiesta di estradizione rivolta al nostro paese dagli Stati Uniti contiene una nota diplomatica in cui si cita proprio il precedente del caso Uss e si invitano le autorità a non concedere i domiciliari al soggetto in questione.

Un fardello non irrilevante per il governo italiano, che, come abbiamo spiegato ieri su queste pagine, avrebbe la possibilità – tramite il ministro della Giustizia Carlo Nordio – di ordinare la scarcerazione di Abedini in ogni momento della procedura di estradizione e dare così impulso allo scambio tra l’iraniano e Cecilia Sala. Fonti di Via Arenula hanno fatto capire che l’intervento diretto del Guardasigilli sarebbe facilitato nel caso in cui la Corte d’appello di Milano decidesse di accordare i domiciliari ad Abedini. In quel caso, infatti, Nordio, che inizialmente si è espresso favorevolmente alla carcerazione, avrebbe elementi nuovi da utilizzare per motivare agli occhi degli americani la revoca di qualsiasi misura cautelare (inclusi i domiciliari).

Il ministro Nordio, insomma, spera innanzitutto che la Corte d’appello di Milano conceda i domiciliari ad Abedini. Un paradosso se si pensa a quanto avvenuto proprio attorno al caso di Artem Uss. Il 22 marzo 2023, il giorno dopo il via libera della Corte d’appello di Milano all’estradizione negli Stati Uniti, Uss riuscì a rimuovere il braccialetto elettronico e a fuggire dall’Italia, grazie a un’operazione condotta da una rete di diversi agenti stranieri ingaggiati dall’intelligence russa. Dopo la fuga e l’immediata manifestazione di “irritazione” del governo americano, Nordio decise di avviare un procedimento disciplinare nei confronti dei tre giudici della Corte d’appello di Milano che avevano concesso i domiciliari, accusandoli di “grave e inescusabile negligenza”. Un’incolpazione coatta, vista la richiesta di non luogo a procedere firmata dalla procura generale della Cassazione.

Lo scorso ottobre, la sezione disciplinare del Csm ha archiviato le accuse nei confronti dei magistrati. D’altronde, basti considerare che all’epoca dei fatti la procura generale di Milano non impugnò la concessione dei domiciliari a Uss in Cassazione, né il ministro Nordio ritenne di richiedere la custodia cautelare in carcere. E’ proprio sulle toghe milanesi che Nordio ora ripone le sue speranze.

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  • Ermes Antonucci
  • Classe 1991, abruzzese d’origine e romano d’adozione. E’ giornalista di cronaca giudiziaria e studioso della magistratura. Ha scritto “I dannati della gogna” (Liberilibri, 2021) e “La repubblica giudiziaria” (Marsilio, 2023). Su Twitter è @ErmesAntonucci. Per segnalazioni: [email protected]

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