L’occidente non c’entra nulla con gli orrori commessi dagli stati canaglia

Chi ha scritto al direttore Claudio Cerasa

Al direttore – Non crede, caro Cerasa, che sia in corso un tentativo di attribuire agli Stati Uniti (che pretendono l’estradizione dell’ingegnere svizzero-iraniano accusato di terrorismo) una corresponsabilità nel sequestro di Cecilia Sala? La madre della giornalista, poi, ha impartito una grande lezione di dignità a Roberto Salis.

Giuliano Cazzola

Chi pensa che anche gli orrori commessi dagli stati canaglia siano colpa dell’occidente non perde occasione per ricordare che la madre degli imbecilli è sempre incinta.


Al direttore – E’ significativo come appaiano ammorbidirsi le critiche e i “caveat”, a cominciare dal livello internazionale, nei confronti delle cosiddette criptovalute (o cripto asset) e della loro volatilità, quindi della forte alea nell’investire in esse. Accade dopo che Trump le ha decisamente sponsorizzate; ha detto altresì che dovrebbero diventare “moneta” di riserva della Banca centrale ed ha aggiunto di voler fare degli Usa la capitale mondiale delle ” cripto”. E’ bastato il tocco di Trump come quello di re Mida a trasformare in un appetibile investimento quella che era al più una puntata al casinò? E le regole e i controlli ( che almeno nell’Unione si cominciano a introdurre)? E chi paga per eventuali gravi perdite? Si ricorre allo Stato per il mai definitivamente venuto meno principio della privatizzazione dei profitti e pubblicizzazione delle perdite? Buon anno.

Angelo De Mattia


Al direttore – Da più di due settimane Cecilia Sala è segregata in un carcere medievale di Teheran. Forse la sua vita non è ancora in pericolo, ma il rischio che il suo equilibrio psicofisico venga devastato c’è. Il tempo stringe, e il tempo gioca a favore dei suoi aguzzini. Il governo ha finalmente alzato la voce contro un regime disumano e spietato, ma non basta. Il governo, infatti, non può ormai subordinare il suo intervento alle decisioni della magistratura. Il ministro Nordio ha il potere di commutare la detenzione di Mohammad Abedini in misure alternative. Lo eserciti, se è l’unico modo per riportare la vostra giornalista a casa. Infine, so che l’idea di uno “scambio” viene considerata da una parte dell’opinione pubblica come una sorta di resa al ricatto di una dittatura criminale. Per taluni costituirebbe addirittura una scelta senza precedenti nella storia repubblicana. Non è così. Dall’inizio degli anni Settanta – più precisamente dall’attentato all’aeroporto di Fiumicino compiuto da un commando palestinese (17 dicembre 1973) – alla metà del decennio successivo, i governi italiani hanno praticato una politica di appeasement non solo con l’Olp, ma anche con stati sponsor del terrorismo internazionale come Libia, Iraq e Siria. Una politica che affondava le sue radici nel tradizionale filoarabismo dei maggiori partiti nazionali, e che venne rilanciata sia per evitare nuovi attentati sul nostro territorio (che però non furono evitati) sia per garantirsi gli approvvigionamenti necessari in un’epoca di shock petrolifero globale. Da allora in poi i terroristi islamici operarono in Italia in un regime di sostanziale impunità, non priva di coperture istituzionali. Morale della favola per chi si indigna quando si tratta con il diavolo: “Non bisogna appoggiarsi troppo ai princìpi, perché poi si piegano” (Leo Longanesi).

Michele Magno

Ci sono molte occasioni in cui l’occidente può mostrare fermezza nei confronti degli stati canaglia. Quelle occasioni non contemplano circostanze come quelle che abbiamo oggi di fronte a noi: cittadini tenuti in ostaggio per ragioni politiche. Quanto a Nordio, vi riporto il pensiero consegnato ieri al nostro Ermes Antonucci da Nicola Canestrini, esperto in cooperazione penale internazionale: “La legge italiana non solo stabilisce che la decisione finale sull’estradizione spetta al ministro della Giustizia, dopo la pronuncia della Corte d’appello e quella eventuale della Corte di cassazione, ma attribuisce al Guardasigilli anche il potere di ordinare in qualsiasi momento la revoca della misura cautelare nei confronti dell’estradando”.


Al direttore – Appello alle sorelle di tutto il mondo: uniamoci nella richiesta per la liberazione immediata della giornalista italiana Cecilia Sala, detenuta da oltre due settimane in condizioni inumane nel carcere iraniano di Erin senza che il regime abbia formulato alcuna precisa accusa, salvo una “violazione della legge islamica”. #FreeCecilia e #DonnaVitaLibertà: usiamo questi hashtag per diffondere e condividere.

Marina Terragni


Al direttore – Letto il delizioso articolo di Giuliano Ferrara, flamboyant come al solito. All’Elefantino vorrei trasmettere quanto diceva mio marito, Enzo Belli-Nicoletti, a proposito di pessimismo e ottimismo: l’ottimista è qualcuno che non avrà mai una lieta sorpresa. Cari saluti e auguri di buon anno.

Sandra Bardin

Suggerisco tatuaggio di una frase suggerita ieri da Giuliano Ferrara sul Foglio, a proposito di ottimismo e pessimismo: “Un pessimista è un ottimista che è stato disinformato”. Perfetto.

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