Capodanno ha segnato la disfatta dell’ortodossia dei taxisti

Nella sera del 31 dicembre e nelle ore successive i taxi a Roma si trovavano solo passando dalla app di Uber

Il Capodanno romano della migrazione tassinara su Uber, ben raccontato dal Messaggero, mostra con involontario umorismo come la difesa del recinto chiuso delle licenze non sia solo scorretta, contraria alla concorrenza e dannosa ma, soprattutto, terribilmente inutile. Per chi non ci fosse incappato ricordiamo che nella sera del 31 e nelle ore successive a Roma non si è trovato un taxi. E fin qui tutto normale, direte. La sorpresa è che, invece, di taxi se ne trovavano a volontà, ma passando per la app di Uber. Il mercato faceva magicamente incontrare il desiderio di tariffe più alte da parte dei tassisti (grazie alla restrizione dell’offerta e alla condizione di monopolista di fatto regalata all’azienda americana), la richiesta di mobilità (specialmente per chi aveva bevuto un po’), la sicurezza sul controllo dei percorsi e la certezza di pagare con carta di credito senza neanche doverla tirar fuori dalla tasca o mostrarla dal cellulare.

Per l’ortodossia tassinara è una disfatta. Per il Foglio una piccola soddisfazione, perché qui si era scritto, azzardando previsioni, che il peggiore nemico della professione di tassisti era chi ne difendeva i privilegi in modo dogmatico. E che la domanda di mobilità stava crescendo e sta continuando a crescere travolgendo il fortino di una categoria che si sente protetta grazie al buon potere di influenza politica. Robetta di fronte ai numeri del turismo che cresce e della ripresa dei movimenti lavorativi, con le piattaforme (Uber e altri) a fissare il nuovo standard del servizio e i grandi alberghi pronti a organizzare per conto proprio i trasferimenti dei loro clienti.

A Roma, nella notte di Capodanno, queste forze si sono viste all’opera come se la capitale si fosse prestata a funzionare da laboratorio per un esperimento di teoria della concorrenza applicata. E tutto ha seguito il copione atteso. Con la forza di un’organizzazione più efficiente a condurre il gioco e dettarne le regole. Per i tassisti la piccola consolazione, un po’ beffarda, di qualche affare in più. Soldi meritati, certo, anche se impossibili da nascondere al fisco.

Di più su questi argomenti:

Leave a comment

Your email address will not be published.