Mentre Telecom cede la rete a Kkr, Fastweb e Vodafone si uniscono: nasce il colosso delle telecomunicazioni italiane. Con 20 milioni di linee mobili e 74 mila km di rete, guiderà la transizione digitale. Innovazione e sinergie da 600 milioni di euro l’anno. I numeri
Mentre Telecom vendeva l’infrastruttura di rete diventando di fatto una società di servizi telefonici, Fastweb e Vodafone trattavano per creare un operatore “convergente” in Italia. Da un lato uno spezzatino, dall’altro un’aggregazione tra fisso e mobile. Per il settore delle tlc il 2024 è stato un anno di svolta verso quella maggiore competitività auspicata anche dal rapporto di Mario Draghi: liberare risorse per nuovi investimenti è meglio che restare chiusi nel proprio orticello pieni di debiti e con una bassa redditività. Poi ciascuno si è mosso a modo suo.
Telecom è stata costretta ad adottare una logica più di tipo finanziario: pressata dal grande debito, ha venduto la rete fissa al fondo Kkr all’interno di una compagine con il Mef come socio.
Le società Fastweb e Vodafone, invece, hanno seguito una strategia industriale opposta a Telecom: la loro aggregazione, sotto il cappello dell’elvetica Swisscom, darà vita al principale operatore integrato delle tlc italiane. Il gruppo, infatti, avrà il controllo di 20 milioni di linee mobili e di 5,6 milioni di linee fisse grazie a una rete di proprietà lunga 74 mila chilometri.
Con il closing annunciato ieri, si cominciano a conoscere i numeri di quest’unione considerata anche a livello europeo un primo test di consolidamento di un settore molto frammentato e con bassi margini. “Fastweb + Vodafone (così, letteralmente, si chiamerà il nuovo gruppo, ndr) genererà un elevato valore per tutti gli stakeholder e, grazie alle economie di scala, a una struttura dei costi più efficiente e alle sinergie di circa 600 milioni di euro l’anno, a regime avrà la capacità finanziaria per continuare a investire in infrastrutture e innovazione”, si legge nella nota al mercato. E ancora: “La combinazione dei punti di forza di Fastweb nella connettività fissa con la leadership di Vodafone Italia nei servizi mobili consentirà a Fastweb + Vodafone di offrire servizi convergenti innovativi a prezzi competitivi e di diventare il punto di riferimento per la transizione digitale di tutti i clienti”.
Sicuramente si tratta della più importante operazione di concentrazione degli ultimi anni sul mercato italiano, come ha sottolineato l’ad della nuova società, Walter Renna. Rappresenta anche una grande sfida per Telecom, che potrebbe diventare a sua volta un aggregatore nel business dei servizi, se non fosse che una situazione in continuo fermento nell’azionariato (voci di vendita del principale azionista Vivendi) e un indebitamento consistente ne stanno rendendo incerta la strategia per il futuro.
Del resto, per crescere ci vogliono risorse ingenti e l’ex monopolista ha solo una possibilità di ottenerle: incassare i famigerati “earn out” dalla vendita della rete, circa 3 miliardi aggiuntivi che arriveranno a condizione che avvenga la fusione tra FiberCo (società che contiene la rete fissa controllata da Kkr) e OpenFiber, operatore nazionale che fa capo a Cdp e al fondo Macquarie. Di recente sembrava che il disegno stesse prendendo corpo, anche perché è una precisa volontà del governo Meloni, in particolare del ministro Giancarlo Giorgetti, che l’Italia abbia una grande infrastruttura telefonica a partecipazione pubblica.
Ma il percorso sembra all’inizio e così Telecom dovrà attendere se vorrà rispondere alla mossa di Fastweb+Vodafone. Per la verità, tutti gli operatori telefonici ambirebbero a disporre di maggiori risorse per finanziare la crescita dimensionale ma anche per realizzare investimenti necessari per l’evoluzione tecnologica.
Di recente, si era accesa la speranza che venisse approvata la normativa per fare pagare ai giganti del digitale un contributo per lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture di tlc di cui oggi usufruiscono gratuitamente. Ma una mancanza di accordo nel centro-destra avrebbe fatto naufragare il provvedimento in Parlamento. Insomma, Fastweb+Vodafone potrebbe restare un caso isolato di risiko delle tlc per il semplice motivo che manca l’abbondanza di mezzi finanziari che sta facendo decollare il risiko bancario. Poi c’è un altro tema: non ci sono ancora segnali che l’antitrust europeo abbia cambiato il suo orientamento contrario alle concentrazioni. L’unione di Fastweb e Vodafone è stata facilitata dal fatto che sono state sufficienti le autorizzazioni delle authority nazionali, elvetica e italiana.