Anna Paola Concia: “Cecilia Sala non fa breccia a sinistra né tra le femministe, a differenza di Ilaria Salis”

“Per Cecilia Sala non c’è vera indignazione ma solo zuffe nei talk show. Comprensibile la richiesta di silenzio stampa da parte dei genitori”, dice l’ex parlamentare del Pd

“Abbiamo giustamente reagito alle catene di Ilaria Salis, imprigionata in Ungheria. Ci siamo indignati. L’abbiamo eletta al parlamento europeo. Le abbiamo ridato la libertà. Benissimo. Ma per Cecilia Sala? Per la giornalista che dorme per terra e mangia i datteri in un loculo a Teheran?”.


Ed ecco. La domanda, si capisce, è retorica. Perché “per Sala – dice al Foglio Anna Paola Concia – non c’è indignazione, scarso è l’accoramento, e neppure s’accenda una candela, chissà perché”. Secondo lei, Concia, perché? “Perché Sala è una reporter che non fa professione di anti fascismo. Né di anti occidentalismo. Era in Iran per lavorare, a differenza di Salis che era in Ungheria per ben altre ragioni”. Ragioni che incalzano i sentimenti collettivi con più prontezza, a quanto pare, e con più enfasi.



Secondo l’ex parlamentare del Pd Anna Paola Concia, oggi coordinatrice di Didacta Italia, “disgraziato” è il paese contaminato da una tale disparità di sentimenti. E “due volte disgraziato è quello dove assistiamo a talk televisivi in cui maggioranza e opposizione si accapigliano intorno alle sorti di una giovane donna tenuta in ostaggio in Iran… Talk per i quali, forse, i genitori di Cecilia hanno chiesto il silenzio stampa. Ed è difficile dar loro torto”.



“Se l’indignazione nel caso di Cecilia non serve a niente, se non la riporterà in Italia perché l’Iran se ne frega – si domanda ora Concia – serviranno forse i volgari derby televisivi?”. Risposta: probabilmente no. Non serviranno. Eppure i derby televisivi paiono poca cosa rispetto alla marmaglia social. A proposito di Ilaria Salis, Roberto, padre dell’europarlamentare, giusto ieri lamentava su X di non essere mai stato chiamato dalla premier Giorgia Meloni che giovedì sera, invece, riceveva a Palazzo Chigi la madre della giornalista. Della serie: tweet batte talk. È così? “Incommentabile. Ma è sicura non fosse un account fake quello di Roberto Salis? So che esiste una parodia”. Sicura. “Che dire… Ilaria Salis, docente precaria e antifascista, prigioniera sul cui operato in Ungheria si può ragionare, è stata eletta con Avs in Europa. Ha beneficiato dell’immunità parlamentare. E ha beneficiato, indirettamente, di una giusta indignazione. Cecilia Sala, di contro, non si trova in Europa ma in una cella in Iran. In un paese islamico. Una teocrazia. Mi pare che il contesto sia un po’ diverso”.

Un contesto che, forse, inibisce la società civile a sinistra? “Senza forse. La inibisce eccome. È sconfortante”. Cosa la sconforta? “La sinistra, dentro e fuori dal parlamento, ha il dovere di sostenere il governo. Cecilia Sala è un ostaggio e deve tornare in Italia, costi quel che costi”. E il mondo femminista? Anch’esso inibito? “Un certo femminismo, più che inibito, è totalmente ipocrita”. Di quale femminismo parliamo? “Del femminismo ‘relativista’. Di quel femminismo, cioè, che non supporta Cecilia Sala così come non supporta i ragazzi e le ragazze che gridano ‘Donna, vita, libertà’. Giovani che in Iran sono per Israele e per i valori occidentali. E che mettono a nudo i cortocircuiti ideologici della ‘sorellanza’. Comunque i femminismi sono tanti, per fortuna…”. Esiste il femminismo universalista. “Che è quello cui io faccio parte. A tal proposito m’interrogo spesso sul perché in Italia quasi non esistano manifestazioni di ‘Donna, vita, libertà’. Le quali, invece, dopo la morte di Mahsa Amini, si svolgono con cadenza quasi settimanale in Germania, a Francoforte, dove mi trovo adesso, e alle quali partecipo spessissimo”. E che risposta si è data? “Ho l’impressione che il femminismo, da noi, s’ingarbugli con l’ideologia e con l’odio di sé occidentale. Voglio dire: della libertà, auspicata e invocata dalle donne iraniane, a noi importa nulla. Così come non c’importa delle donne afghane. Detto questo, è chiaro: Sala non fa breccia perché non intercetta i tic di ‘Non una di meno’ e dei movimenti annessi. È desolante”.

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