Mattarella-Meloni e il “momento Fitto”. Corte, patria, l’asse per Cecilia Sala. Vicini come non mai

La destra invaghita per il presidente che nel suo discorso non parla di premierato. Non votato da FdI, il partito di Meloni lo riscopre dopo il sostegno convinto a Fitto

Roma. L’amore, di botto, a Capodanno: la destra si è invaghita di Mattarella. Il discorso di fine anno? Meloni esprime “apprezzamento”, Gasparri elogia: “Grazie”, Galeazzo Bignami, capogruppo di FdI, dice: “Discorso magnifico a partire dal patriottismo”. Il governo non è stato sgridato per il premierato e Mattarella è stato decisivo a sostegno di Fitto in Europa. Da quel momento il rapporto Meloni-Mattarella è cambiato. “Come ci chiede Mattarella” è ora la buona educazione (dei fratelli) d’Italia.



Il discorso di fine anno di Mattarella è stato seguito da quasi 11 milioni di italiani (100 mila in più dell’anno precedente) e ogni partito ha trovato nel discorso-zibaldone i suoi temi, ma il governo ne ha trovati di più. Pochi minuti dopo la fine del messaggio, Meloni ha telefonato a Mattarella ed è stata inviata una nota ufficiale di condivisione. La frase finale del testo di Meloni è un augurio al presidente “per la prosecuzione del suo mandato”. Il richiamo al “patriottismo”, parola cara a FdI, è stato salutato come una carezza al governo. Bignami ricorda che FdI è il partito che non ha votato Mattarella (Meloni scelse di indicare Carlo Nordio) ma è lo stesso partito che ha “profondo rispetto per il presidente”. Nel messaggio non ci sono stati “schiaffi”, non ci sono stati riferimenti all’Autonomia, da piegare o manipolare. I divari nord-sud, visti dal Quirinale, sono problemi antichi d’Italia e “addossare le colpe a questo governo sarebbe scorretto e ingeneroso”. Stesso metodo viene utilizzato per il premierato una riforma che viene pesata per quello che è: una modifica lontana. Le riflessioni degli uomini di Mattarella sono più storiche che polemiche e sono queste: è legittimo per i governi ricercare sistemi più stabili ma anche quelli definiti stabili mostrano attualmente (si pensi alla Germania) vulnerabilità. Tutte le volte che il presidente è intervenuto, per segnalare attenzione su singoli provvedimenti, tengono a precisare al Colle, è sempre stato “con la Costituzione in mano”. Quando viene chiesto dello stato dei rapporti tra Palazzo Chigi e Quirinale, chi è vicino al presidente spiega che Mattarella ha servito il paese con governi ben più lontani, dalla sua formazione, di quanto lo sia il governo Meloni (e il riferimento è al governo gialloverde). E’ un modo sottile per comunicare che le tensioni, che pure ci sono state, restano pur sempre tensioni tra attori che conoscono la grammatica delle istituzioni. Meloni ha lasciato curare i rapporti con il Quirinale ad Alfredo Mantovano, chiamato a Palazzo Chigi, ‘il cuscinetto a sfera’, il Quirinale ha sempre trovato in Guido Crosetto, un riferimento in FdI già prima della formazione del governo. I consigli di Mattarella sono sempre stati ascoltati, basti pensare alla conferma di Alessandra Dal Verme come direttrice dell’Agenzia del Demanio e di Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate prima delle sue recenti dimissioni (è atteso a Orvieto, il 17 e 18 gennaio, per la sua prima uscita). Alle prese con l’elezione della Consulta, Meloni ripete da settimane che “lo chiede Mattarella”, il presidente a cui Meloni riconosce parte del successo dell’operazione Fitto, l’elezione a vicepresidente della Commissione Ue. Meloni e Mattarella, separatamente, riceveranno il nove gennaio, il presidente americano uscente Joe Biden, insieme attendono, in queste ore, il rilascio di Cecilia Sala. Il governo, il ministro Tajani, attraverso l’ambasciatrice Paola Amadei, ha chiesto formalmente all’Iran, “la liberazione immediata” della giornalista del Foglio. Si chiedono all’Iran “garanzie sulle sue condizioni”, si fa notare che “la detenzione non ha nessuna base giudiziaria”. Si negozia, ancora, seguendo come rotta le parole di Mattarella: “Vicini in attesa di rivederla al più presto in Italia”. FdI scopre in Mattarella il miglior presidente possibile in queste ore insopportabili.

Carmelo Caruso

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  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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