Non so se mi dispiaccia di più che siano stati degli esseri umani, sia pure russi putiniani o ceceni kadirovisti, ad abbattere il volo dell’aereo civile azero, o mi faccia più piacere che non siano stati degli uccelli
Giovedì era un’altra di queste giornate fredde, ventose, ma limpidissime e assolate. Sotto la mia casa, sulla Greve, qualche rara volta ho visto il magnifico airone bianco maggiore. D’abitudine invece sulla riva della Greve, poco sotto il ponte del paese, c’è un punto in cui si alternano, a fini di pesca, un airone cinerino e una candida garzetta. Mai insieme però, come i matti e barboni che se prendono un autobus sul quale viaggia già un loro collega scendono alla prossima. In quel punto giovedì era pigramente posato un cormorano. Grande, nero, col becco uncinato. Ma che cosa faceva un cormorano comune sotto il ponte di Tavarnuzze, così lontano dal mare e da laghi e specchi d’acqua dolce rispettabili? E poi solitario: sono abituato ai cormorani in compagnia. Ho spedito la fotografia ai parenti ornitologi che non hanno avuto dubbi. Poi ho letto da dove vengono a svernare in Italia, e che si sono così moltiplicati sul mare che hanno colonizzato sempre più le acque interne, e che sono protetti ma mettono a repentaglio le riserve ittiche dei corsi d’acqua dolce, e sono perciò detestati dai pescatori. I cormorani sopra tutti. Forse quello dell’altroieri era uno mandato alla scoperta. Ho aspettato di vedere se si sarebbe tuffato, e poi avrebbe steso le ali ad asciugare. Ma se ne stava là, flemmatico, sazio. Per me si faceva tardi.
Non so se mi dispiaccia di più che siano stati degli esseri umani, sia pure russi putiniani o ceceni kadirovisti, ad abbattere il volo dell’aereo civile azero, o mi faccia più piacere che non siano stati degli uccelli. Si può tirare avanti perdendo la fiducia negli esseri umani, ma come si potrebbe senza confidare più negli uccelli?