L’eredità del numero 1 del Coni: “Ripetere il miracolo italiano sarà difficile. Saranno tempi duri per lo sport”
Giovanni Malagò non se la sente di dire che questi sono e saranno per sempre i migliori anni della sua vita. “Come dirigente sportivo sicuramente sono stati i migliori anni della mia vita, poi vediamo quello che succede in futuro, non poniamo limiti alla provvidenza”. Sogna di viverne altri come questo 2024 che sta per finire. “Un anno da 8, ma solo perché darsi un voto più alto sarebbe inelegante”, ripete da giorni, ben sapendo che anche un 10 ci potrebbe stare. Da quando è presidente del Coni non c’è settimana che non abbia preso un aereo, un treno o semplicemente un’auto per andare a trovare un atleta o a visitare una realtà sportiva. Qualche anno fa lo avrebbero soprannominato trottolino amoroso, ma oggi vanno di moda altre canzoni. A pochi giorni dalla fine dell’anno non sa ancora se potrà ripresentarsi per il quarto mandato. Oggi la legge glielo vieta, ma il 26 giugno chissà. “Non ci penso e non posso fare nulla. Sono le persone che incontro a chiedermi se la deroga arriverà oppure no. Io aspetto con serenità. Al momento non ho ancora pensato a come potrebbe essere la mia vita senza Coni, ma non arriverei certo impreparato”.
Senza Coni, ma non senza sport. “Resto membro Cio, un incarico personale e non legato alla carica al Coni… Significa che qualcosa di buono ho fatto e mi è stato riconosciuto”.
Presidente che cosa è per lei lo sport?
“È la vita”.
Quindi non se ne può fare a meno?
“No, è un po’ come l’ossigeno”.
Ricorda quando si è innamorato dello sport?
“Sì, non avevo neppure 14 anni, non avevo il motorino… Durante il Covid sono andato a riaprire vecchi cassetti e dentro una scatola ho trovato di tutto e di più”.
Racconti.
“Ho trovato una raccolta di biglietti di partite delle cose più assurde. Partite della squadra di Roma di pallacanestro, poi diventata Banco Roma, poi una squadra di cui sono diventato anche presidente, la Virtus. Ho trovato biglietti della Rugby Roma Olympic, di Piazza di Siena, degli Internazionali d’Italia dove mi ricordo facevo i compiti tra un match e l’altro, della Formula 1, della boxe che andavo a vedere con mio padre”.
E poi la Roma…
“La Roma e la Lazio ho provato ad essere abbonato contemporaneamente a tutte e due le squadre e ci andavo con un amico di infanzia, Pierfrancesco Vannutelli. Tutte le domeniche nello stesso posto a Monte Mario”.
Come si spiega?
“Era tanta la voglia di calcio e quei tempi in tv al massimo c’era il tempo di una partita di Serie A”.
Qual è stato il suo giorno più bello da presidente del Coni dal 19 febbraio 2013 a oggi?
“Il primo”.
Addirittura. Perché fu un’elezione inaspettata?
“Fu inaspettata, ma io ero sicuro di poter vincere perché i calcoli li avevo fatti bene, anzi a dirla tutta pensavo di vincere con qualche voto in più. È stato il giorno più bello perché arrivato dopo un anno e mezzo di impegno sacrificando affetti, lavoro e famiglia”.
Quali sono stati i suoi meriti in questi anni?
“Non è bello darsi dei meriti. Mettiamola così. Quando mi hanno eletto c’erano 76 votanti, 40 votarono per me, 35 per Pagnozzi e una scheda fu nulla. Se tre persone avessero votato in modo diverso avrei perso. Così alla prima riunione dissi a quelli che erano stati con me, adesso dobbiamo lavorare per convincere gli altri. Mi presero per matto. Anche Franco Chimenti, il mio primo tifoso, era perplesso”.
Ma poi arrivarono due rielezioni con il 90% dei consensi, quindi l’operazione riuscì?
“Già quella sera Franco mi telefonò e mi disse che dopo averci riflettuto sposava in pieno la mia strategia. Questo ha permesso di avere un’armonia che se non ci fosse stata, unitamente alle complicazioni esterne che ci sono successe, non so dove si andava a finire”.
La nazionale di pallavolo femminile, Sinner e la Bellandi sono stati i simboli di un 2024 da 8
Non ha convinto proprio tutti.
“Sappiamo bene che qualcuno non condivide, ma stiamo parlando proprio delle debite eccezioni che confermano la regola”.
Perché Barelli e Binaghi ce l’hanno così tanto con lei?
“Non posso unire le due situazioni. Sono diverse, una nasce da un episodio specifico, l’altra probabilmente da un fatto di mentalità caratteriale. Ma io sono rispettoso ed educato, sempre se loro rispettano il Comitato Olimpico. Barelli non ha mai mancato di rispetto al Coni, l’altro invece… Ma ci sta che in due stiano contro”.
Ma sono due federazioni importanti, vincenti.
“E io ho sempre riconosciuto i loro meriti congratulandomi con loro, checché se ne dica”.
Che errori non rifarebbe?
“Ho scelto qualcuno, non solo è stato un errore madornale, ho sbagliato nel coinvolgerlo e nel metterlo vicino, ma soprattutto poi si è rivelato in realtà un autentico nemico, ma anche questo fa parte della vita”.
Facciamo nome e cognome?
“Sarebbe totalmente inelegante”. Cercatelo tra gli ex di Sport e Salute, aggiungiamo noi.
Ha detto che il 2024 è stato da 8. Come si può fare meglio?
“La vedo complicata, molto, molto complicata. Siamo terzi nel mondo dietro agli Stati Uniti. Irraggiungibili e abbastanza attaccati alla Francia.
Dietro ci sono Germania e Cina, tutti i paesi che hanno più abitanti di noi, migliori impianti, sport nella scuola…”.
Il merito dei risultati è delle associazioni sportive dilettantistiche
Appunto quello che la gente non si spiega è come facciamo ad avere dei risultati così partendo da impianti fatiscenti e con pochissimo sport nelle scuole?
“Me lo chiedono anche gli altri 205 presidenti dei comitati olimpici”.
E lei come risponde?
“Il merito è tutto delle associazioni sportive dilettantistiche che con le federazioni e il Coni hanno saputo generare questo autentico miracolo del tutto italiano. Abbiamo lavorato in armonia sui tecnici, sulla preparazione olimpica. Ma obbiettivamente adesso è tutto a rischio”.
C’è il rischio che salti tutto il sistema?
“Le associazioni sportive oggi sono più a rischio, la situazione degli impianti è sotto gli occhi di tutti. Adesso c’è un preciso impegno del Governo di lavorare su questo e sullo sport nella scuola”.
Dobbiamo essere fiduciosi?
“Io posso giudicare sugli impegni, poi vedremo. Il vantaggio è che questo governo non sparisce in un anno e mezzo. Hanno tempo per fare le cose. Meritano un atto di fiducia. Ma…”.
Ci sono altri problemi?
“La denatalità fa paura. Abbiamo bravissimi tecnici di base, ma se mancano i ragazzi. Ogni volta alziamo l’asticella, abbiamo meno materiale, ma dobbiamo essere più competitivi. Mentre fuori ci sono nazioni che… ma secondo voi l’India con un miliardo e mezzo di persone continuerà all’infinito a non vincere una medaglia d’oro”.
Chi sono l’uomo, la donna e la squadra simbolo di questo 2024?
“Come squadra la pallavolo femminile, senza dubbio. Sicuramente Sinner che è l’uomo del 2024 a prescindere dalla sua sfortunata assenza ai Giochi. La donna… Abbiamo la Brignone che ha vinto la coppa del mondo, la Goggia che è tornata, ma visto che era un anno olimpico dico Alice Bellandi”.
Comunque a Parigi siamo andati oltre i sogni?
“Un po’ me la sognavo, sapevo che potenzialmente avremmo potuto vincere anche di più”.
Se sarà ancora presidente ai prossimi Giochi, può promettere che verranno economicamente riconosciuti anche i quarti posti dopo che anche il presidente Mattarella li ha premiati?
“Non mi sento di escluderlo, anche se dovremo stare attenti al bilancio”.
Parliamo di rielezione: è qualcosa che non la fa dormire di notte?
“Giuro che non ho mai dormito così bene come in queste ultime settimane e mi sto continuando a comportare come se non ci fosse il problema. In compenso ci sono tante persone che si preoccupano, si danno da fare, chiedono. Chi può fare lo sa, è inutile che glielo ricordi”.
Lei invece nulla?
“Sfido a trovare qualcuno che possa dire il contrario. Non ho mai chiesto nulla a livello personale”.
Ma esiste un termine?
“Mi sono permesso di dire a fine gennaio. Ma in realtà potrebbe anche essere dopo perché basta un decreto e le elezioni sono il 26 giugno… ma non so…”.
Se la bloccassero chi sceglierebbe tra Pancalli, Carraro, Petrucci?
“No, oggi non si possono fare nomi. Non mi permetto”.
Come vorrebbe essere ricordato? Come il presidente che ha amato gli atleti?
“Quando si parla di amore sono due i soggetti. Potremmo dire: il presidente più amato dagli atleti che è diverso…”. Si potrebbe sintetizzare: amato dagli atleti, cacciato dai politici.
Mal che vada con tutti i memorabilia che ha in ufficio potrebbe aprire un museo dello sport?
“Mi farebbe piacere che il Coni avesse un suo museo dello sport, ci stavo anche lavorando. Io potrei contribuire…”.