A parte che non siamo a Trieste: non siamo nel comune di Trieste, non siamo nemmeno in provincia di Trieste, siamo a Ronchi dei Legionari. Il trasporto aereo bombarda storia, geografia e pure la lingua
Trieste Airport. C’è scritto Trieste Airport. A parte che non siamo a Trieste: non siamo nel comune di Trieste, non siamo nemmeno in provincia di Trieste (ammesso che le province esistano ancora), neanche nella diocesi di Trieste siamo. Siamo a Ronchi dei Legionari, arcidiocesi di Gorizia. E già questo dice come il trasporto aereo bombardi storia e geografia. Ma quell’Airport? Perché l’inglese? Gli aerei bombardano anche la lingua. Fra l’altro Ronchi è dedicata ai Legionari di Gabriele D’Annunzio, sommo fautore dell’italiano, colui che arricchì proprio il lessico aeronautico inventando le parole “velivolo” e “fusoliera”. Ma niente: Airport. Gli aerei bombardano inoltre l’architettura perché quello di Trieste potrebbe essere un aeroporto siriano, un aeroporto nigeriano, un aeroporto messicano. Le stazioni italiane sono quasi tutte belle, alcune somigliano addirittura a cattedrali, altre a palazzi ducali, gli aeroporti invece sono hangar, capannoni, cemento senza stile e senza luogo, squallidi biglietti da visita di una Ex-Italia. Io sono qui per prendere mia cugina, non per prendere un aereo. E per capire che, purtroppo, dovrò continuare a non accettare gli inviti dei festival letterari siciliani.