Cosa sappiamo sull’arresto della nostra Cecilia Sala, in cella per il suo lavoro

Otto giorni nel carcere di Evin, a Teheran. Abbiamo intenzione di non dare seguito ad alcuna speculazione sulle ragioni dell’arresto né sui dettagli dei contatti tra il governo italiano e le autorità iraniane, ma ci interessa sapere che Cecilia sia trattata bene, che venga denunciata l’arbitrarietà del suo arresto e che sia fatto tutto il necessario perché torni a casa

La nostra giornalista Cecilia Sala è stata arrestata dalle autorità iraniane il 19 dicembre scorso a Teheran, mentre stava andando a fare un’intervista, verso l’ora di pranzo: non è mai arrivata all’appuntamento. Ora è detenuta nel carcere di Evin, il più grande e il più famigerato dei penitenziari della capitale iraniana dove vengono rinchiusi i cittadini stranieri e i dissidenti politici (definizione molto ampia, visto che il dissenso è bandito nella Repubblica islamica). E’ in una cella da sola e al momento non è stata formalizzata nessuna accusa ufficiale contro di lei. L’unica ad aver incontrato Cecilia in questi otto giorni è stata Paola Amadei, l’esperta e attenta ambasciatrice italiana in Iran, che le ha portato conforto e rassicurazioni – Cecilia “sta bene”, ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, sintetizzando questa prima e finora unica visita che le autorità iraniane hanno concesso. Cecilia ha potuto telefonare a casa due volte, per pochi minuti, una il giorno dopo l’arresto e una il 26 dicembre.


Cecilia era arrivata a Teheran il 12 dicembre, con un visto giornalistico della durata di otto giorni. Aveva pubblicato tre puntate del suo podcast quotidiano, “Stories” (Choramedia), la settimana scorsa: la puntata di giovedì, che poi abbiamo scoperto essere il giorno del suo arresto, non è arrivata alla redazione di Chora News: questo è stato il primo allarme. L’aereo di ritorno per l’Italia era previsto la mattina del 20 dicembre: non si è presentata in aeroporto e a quel punto le ipotesi possibili sulla sua scomparsa sono diventate spaventose. Qualche ora dopo, Cecilia ha telefonato a casa, ha detto di essere stata arrestata, di non essere ferita, ma non ha potuto fornire ulteriori informazioni né su dove fosse né sul perché dell’arresto.


La diplomazia italiana si è messa subito al lavoro per sapere innanzitutto in che condizioni fosse detenuta Cecilia e di che cosa fosse accusata. Fin dall’inizio, il governo ha chiesto massima discrezione sull’arresto e ancora ieri ha ribadito che il riserbo è uno strumento negoziale indispensabile per ottenere l’unica cosa che conta, cioè la liberazione di una giornalista arrestata in Iran mentre faceva il suo lavoro. Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha scritto sull’ex Twitter: “Le trattative con l’Iran non si risolvono, purtroppo, con il coinvolgimento dell’opinione pubblica occidentale e con la forza dello sdegno popolare ma solo con un’azione politica e diplomatica di alto livello. L’Italia lavora incessantemente per liberarla, seguendo ogni strada”. E’ per questa ragione che abbiamo intenzione di non dare seguito ad alcuna speculazione sulle ragioni dell’arresto né sui dettagli dei contatti tra il governo italiano e le autorità iraniane. Ci interessa sapere che Cecilia sia trattata bene, che venga denunciata l’arbitrarietà del suo arresto e che sia fatto tutto il necessario perché torni a casa.

Cecilia Sala lavora al Foglio dall’aprile del 2022, le sue prime corrispondenze come inviata raccontavano l’Ucraina appena invasa dalla Russia. E’ ritornata più volte in Ucraina, ha raccontato il medio oriente dopo il 7 ottobre, è stata in Sud Sudan per gettare una luce sulla guerra sudanese tanto efferata quanto ignorata.



L’ultima storia che ha raccontato nel suo podcast è quella della stand up comedian più famosa dell’Iran, Zeinab Musavi, arrestata e ancora sotto processo per il suo lavoro, che è fare ridere. Musavi è riuscita a scrivere cose divertenti anche sulla vita in una cella d’isolamento e in carcere: speriamo davvero che Cecilia, arrestata mentre faceva il suo lavoro, riesca a ripensare a quelle frasi e a quella forza ora che si trova anche lei in isolamento in una cella. Conoscendola, ne siamo certi.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d’amore – corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d’amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l’Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell’Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi

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