Sallusti per Milano. L’idea di Salvini per il dopo Sala è il direttore del Giornale

Il leader della Lega ripete di avere un nome per Milano e pensa a Sallusti, nome già proposto da Berlusconi. A sinistra Calabresi, Majorino, Ferrucio Resta

Roma. Ne ha una, è buona, è sua (quasi sua). Salvini ha un’idea per Milano, questa: indicare Alessandro Sallusti, candidato sindaco per il centrodestra. Il leader della Lega ripete da mesi, “ho una soluzione per Milano”. Il nome a cui pensa è il direttore del Giornale, simbolo della milanesità, biografo di Giorgia Meloni, giornalista amato da Silvio Berlusconi. La destra è convinta di vincere, di riprendersi la città, la sinistra cerca un altro Beppe Sala. Si vota nel 2027 e le elezioni potrebbero essere accorpate alle politiche. Elly Schlein intende candidare Pierfrancesco Majorino, i riformisti preferiscono un civico. Su Salvini è scesa la cometa.



Accade solo Natale, ma accade. Salvini ha un’idea, e questa volta non può che essere gradita anche a Meloni. Qual è il limite della destra? Non avere sindaci all’altezza della sinistra. Cosa manca alla premier per completare il suo capolavoro? Prendersi il nord. Avere un riferimento a Milano. Salvini da mesi garantisce di sapere cosa serve per la sua città. Per una volta tanto, lui si è fatto da parte (lui mangia solo Nutella e Viminale) tanto da precisare “mi piacerebbe fare il sindaco di Milano, ma a fine a carriera”. La figura a cui pensa è Sallusti, il direttore del Giornale, il quotidiano degli Angelucci che editano anche Libero, altro quotidiano milanese. La curiosità: Sallusti e Beppe Sala, il sindaco in carica, sono vicini di casa. Il voto è lontano, ma l’investitura no. Per effetto del Covid, la scadenza naturale slitta di sei mesi. Le elezioni potrebbero essere accorpate alle politiche. Anche la sinistra si è rassegnata che il governo Meloni arriverà a scadenza. Beppe Sala non potrà più ricandidarsi e ha già fatto il nome del suo ideale successore. E’ un altro giornalista, l’ex direttore di Repubblica e La Stampa, Mario Calabresi. E’ una soluzione alla Ambrosoli, l’avvocato, il civico, che nel 2012 venne scelto dal centrosinistra per sfidare Attilio Fontana alla guida della Regione Lombardia. Non è la prima volta che si parla di Sallusti come candidato sindaco di Milano. Alle ultime comunali era già stato avanzato il suo nome, ma Sallusti aveva declinato. Al suo posto la destra scelse Luca Bernardo (a Roma, il candidato era Michetti) sconfitto malamente, al primo turno e ricordato per la polemica della pistola e dei pistola. Al momento la destra è avanti. Avrebbe già due possibili candidati vincenti. Uno è Maurizio Lupi, qualora decidesse di lasciare Roma, il progetto di centro, Noi moderati (che per Meloni è fondamentale), l’altro è Sallusti. Convinto da Salvini, con il sostegno di Meloni, il direttore del Giornale potrebbe questa volta accettare. Per la sinistra, almeno, per la segretaria del Pd, il nome migliore è Pierfrancesco Majorino. Duella già con la destra in televisione, e in Consiglio Regionale, contro il fratello di La Russa. Siede in segreteria, ha dalla sua il Pd milanese e vincerebbe eventuali primarie, salvo che per i riformisti potrebbe poi perdere le elezioni vere. L’altro nome civico, tolto Calabresi, è quello di Ferruccio Resta, ex rettore del Politecnico di Milano, della Crui, un civico che ha avuto esperienze nei cda di società partecipate come Leonardo e della Fondazione Enel. Ci sono almeno altri due nomi che nel Pd aspirano legittimamente alla carica di sindaco. Uno: Lia Quartapelle, deputata, la ministra degli Esteri del Pd, con posizioni ferme e nette sull’Ucraina. Il secondo: Pierfrancesco Maran, ex assessore di Milano, oggi eurodeputato. Il nome che invece ri-torna sempre, a destra, è quello di Letizia Moratti, ma è stato lanciato dal segretario di Forza Italia Lombardia, Alessandro Sorte, come azione di disturbo contro Salvini, la prima volta che ha dichiarato “ho un nome per Milano”. Dato che è una buona idea, tanto da preoccupare la sinistra, vale la pena ricordare che il primo ad averla avuta, ad aver proposto a Sallusti, di candidarsi a Milano, più di dieci anni fa, era stato Silvio Berlusconi. Il Salvini post assoluzione di Palermo, sta facendo scorpacciata di Berlusconi, mangia un candito di Silvio al giorno. Ha telefonato al figlio Pier Silvio e vuole intestarsi la questione giustizia. Il panettone è però Sallusti, il direttore duomo, il vero federatore del centrodestra: per Tajani resta per sempre il direttore di casa Berlusconi, per Salvini è l’amico Sandro, per Meloni è il suo biografo, la coscienza della destra. Milano è il Teatro Scala ma anche le scale di palazzo Sallusti-Sala. Si saluteranno così: “Caro sindaco uscente. Ma prego, caro sindaco entrante”.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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