Se non l’avete ancora fatto, correte a cercare una padella antiaderente, una piantina resistente, una bottiglia o la pagina di un libro. Le buone ragioni eccole qui, da giornalisti e amici del Foglio, per non sfigurare sotto l’albero
Dalla redazione del Foglio, un sincero augurio di buone feste e felice 2025! Ecco alcuni consigli per doni e pensieri. Se non sarete soddisfatti, qui potete trovare la lista dei libri da leggere consigliati sempre da noi (una buona lettura è sempre un buon regalo). Auguri!
Super Goal!
Non vi ricordate mai dove avete parcheggiato la macchina, dove avete lasciato le chiavi, dove avete messo il portafoglio, siete angosciati quando partite in aereo e spedite un bagaglio? Idea per voi: “Chipolo One Point”, permette di localizzare tutto, si installa facilmente, funziona anche su Android (27 euro). Volete ascoltare un podcast la sera, mentre siete a letto, o vedere un film, con il vostro tablet, senza strozzarvi con le cuffiette, senza perdere gli airpod in mezzo alle lenzuola, senza far impazzire il vostro vicino di letto o il vostro vicino di stanza? Idea per voi: Voerou Cuffie per dormire, fascia bluetooth (19 euro). Conoscete bambini che viaggiano spesso e che fanno impazzire i genitori ripetendo, in viaggio, continuamente le parole “tablet”, “iPad”, “telefono”, “smartphone”, “ancora cinque minuti e poi smetto?”. Idea per voi: un gioco da tavola piccolo, da viaggio, con il quale mettere da parte i telefoni e concentrarsi sui gol, con un panno, dei dadi e un po’ di fantasia. Si chiama “Super Goal!” (10 euro).
Claudio Cerasa
Le guide dei cammini per andare al Giubileo a piedi (se non siete penitenti, siate almeno ecologici)
Secondo il ministero della Cultura sono addirittura venti “Le vie del Giubileo”, segnalate sul sito ufficiale: “Venti diversi percorsi che compongono itinerari non riservati ai soli pellegrini”. Chiunque conosca almeno da cultore del trekking religioso e laico i Cammini francescani (almeno un paio transitano da Roma) o le decine di bivi, varianti e tappe della via Francigena, di quella Romea e tutte le centinaia di vie di santi e santuari che prima o poi incontrano una strada che porta a Roma, sa bene che le vie del Giubileo possono essere anche di più. Tutte magnifiche, quasi nessuna di eccessiva sofferenza. In libreria e sui siti specializzati sono molte le guide turistiche, storiche e pratiche per apprestarsi al santo viaggio. Se non vi interessa lucrare l’indulgenza, per Natale beccatevi almeno il castigo del Papa della Laudato si’.
Maurizio Crippa
Un erasmus
Vorrei regalare un erasmus a mia figlia alla facoltà di Medicina dell’Università di Aleppo, in Siria. Tanti anni fa, quando il regime di Bashar el Assad ha iniziato a sterminare il suo popolo, ho cominciato a immaginare un futuro di liberazione che finiva sempre nei pressi di quell’edificio basso e chiaro che non ho mai visto, ma che ho spesso sognato. Quando è caduto il regime, ho detto a mia figlia: forse aveva ragione chi mi disse, nel 2012, che la tua generazione avrebbe conosciuto un’altra Siria, avrebbe amato un’altra Siria. Per mio figlio punto all’Università di Kyiv, che è già libera e che insegna a resistere innovando, immaginando, costruendo.
Paola Peduzzi
Una bottiglia di whisky giapponese
Lo spritz non mi piace, il Prosecco altera in pochi istanti le mie capacità cognitive, il vino rosso va bene ma è meglio se dopo un mezzo bicchiere mi astengo dal lavorare e dal pensare. Il bianco fermo, non parliamone proprio. Insomma, sarò pure mezzo friulano e mezzo sardo, condizione che – nella vulgata comune – dovrebbe rendermi resistente a ogni tipo d’alcolico, ma evidentemente come gli orientali sono sprovvisto del famoso enzima che controlla l’ebbrezza. Però c’è una cosa che reggo (e bene): il whisky. Non serve berne ogni sera mezzo bicchiere, come si vedeva nei telefilm americani degli anni Ottanta. Basta un assaggio, un sorso. Senza sigaro (non fumo) e pure senza cioccolato fondente. I whisky giapponesi sono eccellenti e si stanno facendo spazio in un mercato che considerava fino a poco tempo fa gli scozzesi e gli irlandesi come i sancta sanctorum del genere. E allora, per queste feste, regaliamoci un buon Nikka: i giapponesi oltre tè e pesce crudo sanno fare anche altro. Il Nikka vince da anni premi ai World Whisky Awards. Prendetene nota.
Matteo Matzuzzi
Regali simbolici-iperbolici
Da ricevere e da regalare, quest’anno mi vengono in mente, anche se non sono ancora passata ai fatti, idee per doni simbolici-iperbolici: vecchio aereo giocattolo trovato magari in un mercatino al viaggiatore, fiocco bianco e grembiule blu su misura al compagno di scuola mai perso di vista, piccolo albero da tavolo a chi rinasce dopo un periodo orribile, pila di post-it da mezzo metro allo smemorato, sveglia con numeri fluorescenti al ritardatario, agenda grandezza F24 al maniaco del controllo, buono nel negozio di surgelati a chi detesta cucinare, mappa ultra-dettagliata della città a chi, con i cambi di viabilità da Giubileo, risulta renitente al navigatore (eccomi).
Marianna Rizzini
Vino
Regalatevi e regalate del vino, una bottiglia, una cassa, fate voi. Se rosso meglio. Se regalate vino almeno chi riceve il vostro regalo sa cosa farsene del regalo e non finirà in qualche tombola dei troiai. Tanto non avrete tempo di pensare quale sia il regalo giusto per tutti e se il tempo lo trovaste la possibilità di cannare regalo è altissima. Regalatevi e regalate del vino, bevetelo, non guidate. Fatevi una passeggiata. Sarà tutto più bello.
Giovanni Battistuzzi
Una serratura
Regalatevi una serratura nuova e sicura che vi tuteli dai ladri. Io mi regalerò una collana di corallo, per consolarmi per tutto quello che i ladri mi hanno portato via. Se non vi piacciono i gioielli e avete già Verisure a casa, suggerisco un fine settimana fuori ma senza pretese di viaggiare: cercate una casa col verde tutt’intorno dove oziare, leggere e cucinare. Portate con voi il vino che vi piace, le persone con cui vorreste passare più tempo e una cassa per la musica. Ultimo regalo per il rientro al lavoro: un abbonamento alla versione plus di ChatGPT.
Maria Carla Sicilia
Un cappotto
Regalatele un cappotto. Ero a Mogliano Veneto dal mio sarto Paolo Zanatta ed ero in visibilio davanti alle mazzette dei tessuti. Dovevo farmi una giacca, una sola, ma se avessi ceduto alla libido ne avrei ordinate una dozzina, tutte di lana (sono freddoloso), tutte sul blu (sono monocromatico, “le persone colte mostrano una certa avversione per il colore”, Goethe), tutte di tessuti diversi, italiani (ossia biellesi) e inglesi perché purtroppo sulla lana un po’ spessa, quella che piace a me, la perfida Albione è sempre fortissima. Avrei ordinato anche un paio di cappotti e però mi sono trattenuto perché di cappotti ne ho quattro, più tre tabarri, e quanti inverni posso ancora vivere? I cappotti non bisogna regalarseli, bisogna regalarli. Meglio se su misura perché avvalendosi di un sarto si aggiunge all’acquisto un’erotica di viaggi, visite, palpazioni di tessuti, misurazioni, conversazioni, prove… Bisogna regalarli alle donne infagottate nei piumini. Il cappotto verticalizza, stilizza. E sublima: la donna in cappotto acquisisce una bellezza perfino pericolosa. “Venus in furs” oggi è chiedere troppo, me ne rendo conto: che sia dunque “Venus in coat”.
Camillo Langone
Piante menefreghiste
Non so occuparmi delle piante, non ci capiamo. Loro parlano e io resto muta. Anche se siete incapaci di farle vivere, regalate piante: sanno essere belle, allegre, tristi, menefreghiste. Ho una sola pianta in casa, è del genere menefreghista, vive nonostante me. Non mi parla, non mi ascolta. Quando ho visto un amico portarmela in casa ho pensato: morirà di certo, ma che regalo meraviglioso! Lei invece se ne frega, è ancora viva.
Micol Flammini
Un monopattino
Un monopattino, possibilmente anzi un abbonamento a una società di sharing di monopattini. Il monopattino, cancellato dal nuovo codice della strada voluto da Matteo Salvini, che ne prescrive targa, casco e assicurazione, viene spazzato via dal panpenalismo melonian-salviniano. In pochi anni è diventato da mezzo di mobilità simpatica e sostenibile a sinonimo di pericolosità sociale e simbolo del “vietato non vietare” di questo governo. Forse il monopattino attira antipatia perché è il simbolo di una certa idea moderna e globalista di città. Di sinistra? In “Il sol dell’avvenire” c’è un momento in cui Nanni Moretti autocita la Vespa di “Caro diario” (“c’è una cosa che mi piace fare più di tutte…”) sgusciando per le vie di Roma in monopattino. E pensare che il governo Conte II, in quel gran carnevale di sussidi che fu, non poté evitare di lanciare un bonus monopattino da 500 euro. Ma adesso basta, siamo alla spoon river del monopattino, non solo in Italia. A Parigi, che fu la capitale di quel mezzo, l’anno scorso quelli in sharing sono stati messi fuori legge addirittura con un referendum, dove una schiacciante maggioranza (89,03 per cento) ha deciso la fine delle trottinettes. Percentuali bulgare; anzi russe. Del resto per la prima volta non un’autobomba ma un monopattino-bomba è comparso nella guerra ibrida tra Russia e Ucraina. L’innocuo due ruote, carico di esplosivo, ha ucciso a Mosca il potente generale Kirillov. Forse il ministro dei trasporti Salvini sa qualcosa che non sappiamo.
Michele Masneri
Gilet di protezione per insegnanti e medici
Visto che i barbari che affollano il paese continuano ad aggredire insegnanti, magari per un voto troppo basso dato ai propri figli, e medici, accusati di non aver fatto abbastanza per salvare i pazienti, e visto che il governo per contrastare il fenomeno non sa fare altro che introdurre nuovi reati che si rivelano puntualmente tanto efficaci nella propaganda quanto inutili nella pratica, consiglio di regalare agli appartenenti a queste categorie professionali un bel gilet di protezione – con piastra in acciaio incorporata – da indossare sotto i normali abiti, permettendo loro così di affrontare le giornate con maggiore serenità.
Ermes Antonucci
Aerosol a ultrasuoni
Subito dopo il ritiro di Joe Biden dalla corsa alla Casa Bianca sono riuscita ad acquistare diversi dei gadget della campagna che non c’è mai stata e che erano stati già distribuiti negli Stati Uniti per sostenerlo. Erano in saldo, e ora sono perfetti regali di Natale: la campagna elettorale che avremmo potuto avere, e che non avremo mai più, e che forse, chissà, avrebbe potuto cambiare le cose. E’ un Natale particolarmente critico, questo, con crisi nuove, crisi vecchie, problemi che tornano o che emergono anche in posti dove uno non se lo aspetterebbe, tipo la Corea del sud. Vorrei ricevere una macchina per aerosol a ultrasuoni, perché le malattie respiratorie sono sempre più frequenti e l’aerosol vecchio stile è uno strazio. E poi una maglietta della nazionale taiwanese di baseball, che quest’anno ha vinto tutto, ma continua a dover utilizzare l’eufemismo “Taipei cinese” per via del bullismo di Pechino. Chiamiamo le cose col loro nome: Taiwan è Taiwan.
Giulia Pompili
Paperelle di gomma
Il mio regalo di Natale sono le paperelle di gomma dei Duck Store, pezzo pregevole del consumismo plasticoso e totalmente privo di significato ma ammantato di originalità. Roma è piena di questi vivaci templi del cattivo gusto che va bene per ogni stagione, tant’è che sono arrivate le nuove paperelle di Natale! Accorrete allora! Se anche voi non avete idee rivolgetevi a chi ha fatto della vostra categoria sconclusionata un business milionario.
Luca Gambardella
Il coppo
A Natale chi lo ha accende il camino. Una cosa che si può allora provare è cucinarci con il coppo: un coperchio concavo in ferro che si mette sopra il cibo da cuocere, si copre con brace, e fa da forno. Non come quelli tecnologici: la temperatura non la puoi regolare con un bottone. Però è un esperimento di archeologia gastronomica che crea atmosfera, come diceva Carosello. In Abruzzo è un simbolo identitario, in particolare per agnello e coniglio. Ma sconfina nelle regioni vicine, e comunque si trova facilmente online. Da 9,90 a 29,90 euro. Io ci ho fatto spezzatino con patate, pizza di polenta, focaccia con l’uva. Magari da sperimentare proprio per il cenone della vigilia.
Maurizio Stefanini
Assortimento da 12 bottiglie di Birra Follina
Regalo contro il dilettantismo: nel frangente in cui va di moda la birra artigianale fermentata nei garage dei dopolavoristi, una birra germinata da un’azienda vitivinicola istituita quattro secoli fa sulle colline trevigiane. Regalo contro la specializzazione: nel secolo degli automi ottusi, capaci di svolgere benissimo un solo lavoro, una birra ideata da Giovanni Gregoletto, che è anche produttore di prosecco, editore, collezionista e visionario curatore di Wunderkammer, tutto in modo eccellente. Regalo contro l’uniformità: nel tempo in cui tutte le vacche sono bigie e una pinta vale l’altra, una birra le cui sei specialità non hanno solo bei nomi (Botanica, Bramosa, Follinetta, Giana, Sanavalle e Zerlina) ma anche sapori distinguibili da bevitori bendati. Regalo contro l’impoverimento: nella contingenza in cui si va al risparmio sulla qualità e si lucra sul discount, una birra che di rado trovate al bar perché dicono costi troppo, ma che potete degustare in abbondanza a domicilio per meno di cinque euro a bottiglia. Regalo contro la realtà: nell’epoca in cui l’alcol diventa uno degli ultimi strumenti per non guardare atterriti la degenerazione sociale, sentimentale, estetica e cognitiva dell’umanità, una birra, ma anche tutte e dodici.
Antonio Gurrado
Chiedete alle stelle (e a ChatGPT)
Di immane pigrizia e scarso ingegno biologico, mi affido all’intelligenza artificiale. Il buon ChatGPT mi propone vari regali, tra i quali metto una spunta a: un tartufo fresco accompagnato da una grattugia di qualità e un ricettario. Bottiglie in miniatura con alcolici premium e ingredienti per creare cocktail, magari accompagnate da uno shaker o bicchieri eleganti. Quadro su misura: un dipinto o una stampa realizzata da un artista, ispirata ai gusti del destinatario. Giardino smart da interno: perfetto per chi ama le piante, ma non ha spazio o tempo per curarle. Poster delle stelle: un’immagine del cielo stellato in una data speciale (quest’ultimo, con romanticismo non robot, si può trasformare anche in un kit da “notte sotto le stelle”: coperte, candele senza fiamma, una guida per riconoscere le costellazioni e la giusta playlist). Se qui non avete trovato nulla di vostro interesse, con 20 dollari al mese potete chiedere direttamente a ChatGPT “Plus”.
Enrico Cicchetti
To-po-li-no
Quest’anno è facile facile. Otto lettere, quattro sillabe. To-po-li-no. Ovvero la micro-car elettrica della Fiat. Oramai la si può vincere anche nei concorsi banditi dai produttori di affettati. Stellantis non ci paga (scorgete nell’archivio del Foglio una qualche forma di condizionamento: zero). Il discorso è analogo un po’ per tutte le grandi città, ma a Roma si trasforma in una questione di sopravvivenza, col Giubileo alle porte. Metro che chiudono la sera, bus sicuramente meno frequenti degli scioperi della Cgil. La To-po-li-no è piccola, compatta, elettrica, si infila ovunque. Entra in ztl, ha un’autonomia di 75 chilometri dichiarati (pure fossero una decina di meno non è un dramma) sufficienti a girare per un paio di giorni. Ma soprattutto: è un oggetto di design. E le auto (o presunte tali), devono soprattutto farsi guardare. Con questa non vi toglieranno gli occhi di dosso manco fosse una Porsche Cayenne. All’interno d’obbligo montare una cassa portatile e sparare l’intero progetto “Chroma” di Bicep (soprattutto la traccia A.L.O.E.) per le stradine della vostra città. Ma anche nei paesini fa la sua porca figura. Magari abbinare anche un posto per parcheggiarla (soprattutto a Roma est e dalle parti di Cerignola).
Ps: sono tutti consigli di chi non possiede una To-po-li-no, in ossequio al principio che le cose belle non si comprano ma si ricevono in regalo (e ancora stiamo aspettando). Se saranno stati consigli fallimentari perché totalmente idealizzati, sapete con chi prendervela: non noi, Stellantis.
Luca Roberto
Un paio di occhiali da sole
Anche quest’anno un paio, un altro, di occhiali da sole. Non sono mai abbastanza e vanno bene anche se piove. E poi, nel dubbio, regalate (e regalatevi) un accendino. E’ sempre molto utile, non solo per chi fuma. Non serve nemmeno esagerare, potete cavarvela con un Bic. Vi ringrazieranno comunque. Auguri!
Ruggiero Montenegro
Il palo santo
E’ ormai un po’ di tempo che va di moda il palo santo, dei bastoncini di legno che bruciano come fossero incenso. La sacralità del rituale risale alle pratiche sciamaniche in America latina, oggi viene usato per la meditazione, e non solo: dicono che questo piccolo legnetto una volta acceso sia in grado di tenere lontane le energie negative e purificare lo spazio esteriore e interiore. Con un particolare movimento del braccio, sarebbe anche in grado di attrarre fortuna e karma positivo. Mi sembra un valido motivo per regalarne uno, anche solo per scaramanzia. Si può usare come decoro originale dei pacchetti natalizi, sempre troppo monotoni, e girarci un bel fiocco attorno. I più scettici possono invece ripiegare sui classici bastoncini di incenso, meno sacri e più profumati. I più tecnologici sui diffusori per ambienti – anche questi molto in voga, ne esistono di tutti i tipi, in vetro, vimini, legno, che cambiano colore o che emettono ultrasuoni – i più profani in assoluto. I più tradizionali la solita candela, sacra o non sacra, l’importante è che sia rossa e profumata.
Priscilla Ruggiero
Musica (ma non liquida!)
Ma è già Natale? Non c’è più nemmeno il tempo di esercitare un po’ di fantasia per i regali – ché poi la fantasia a volte è meglio lasciarla perdere: luci e lucine e soffitti stellati dello scorso anno o si sono persi tra i corrieri e sono arrivate dopo l’Epifania, o a Pasqua hanno smesso di funzionare. Dunque, musica: a Natale 2024 torno a regalare musica. Non musica liquida, però: sarà una gran comodità, ma troppa grazia. Senza contare che regalare un abbonamento a Tidal o Qobuz mi pare un po’ come mettere sotto l’albero la bustina con i soldi e tanti auguri. Parto da qualche cd. Per esempio, nell’anno in cui è morto Maurizio Pollini, due suoi cavalli di battaglia affidati ad altre mani: gli Studi di Chopin del giovanissimo coreano Yunchan Lim (Decca) e la Wanderer Phantasie di Schubert di Alexandre Kantorow (Bis). Poi due suggestioni del momento: un tuffo nel Seicento italiano con le arie scritte da Alessandro Stradella per il castrato Marc’Antonio Orrigoni contenute nell’album Un angelo del Paradiso proposto da Silvia Frigato e dall’ensemble Mare Nostrum (Arcana) – intercettato alla radio un momento di estatica bellezza – e una madeleine dell’infanzia con i King’s Singers (sentiti poche settimane fa a Roma) che rivisitano celebri classici disneyani in When You Wish Upon a Star (Warner Classics). Qualcosa di più? Puccini, ultimo appello del centenario: la meravigliosa e ineguagliata Bohème Karajan-Freni-Pavarotti ristampata per l’occasione su Sacd e vinile dai master originali (Decca, 120 e 132 euro). Infine, ho un amico, con cui per tanto tempo ho condiviso ascolti e concerti, che da un po’ si è impigrito sulla terza età incombente: per lui alzerei ancora un po’ il tiro e gli regalerei una serata in aprile al Gewandhaus di Lipsia, viaggio biglietto e pernottamento compresi, per una Settima di Bruckner diretta da Herbert Blomstedt, che a 97 anni non ci pensa proprio a invecchiare. Ah, e si può fare tutto anche all’ultimo momento: dieci minuti al computer per la prenotazione del viaggio e del concerto; in un negozio (qualcuno c’è ancora, qualcuno è tornato) per dischi e cd.
Roberto Raja
La voglia di (tornare a) cucinare
Dopo circa tre anni dalla fine della pandemia stiamo già perdendo tutte quelle sane abitudini che il tempo costretti dentro casa ci aveva regalato. Una sopra tutte le altre: cucinare. E allora perché questo Natale non approfittarne per cercare di recuperare un po’ quel passatempo gustoso e rilassante? Non varrà per tutti, ma almeno un amico o un parente che ha scoperto la passione per i fornelli durante il Covid, e l’ha abbandonata con la fine delle regole anti virus, lo avrete senz’altro. E allora ricordategli quella bella nuova passione già dimenticata. Regalategli una padella in acciaio, una pentola per le lunghe cotture, un set di coltelli o una vaporiera. Sull’oggetto decidete un po’ voi. Vi prego però solo di una cosa, rifuggite dalle friggitrici ad aria. Il forno basta e avanza.
Gianluca De Rosa
Una pagina dal libro amato
Strappate la pagina del vostro libro amato, una pagina decisiva, e regalatela. Il libro rimarrà per sempre offeso dallo strappo, ma la pagina vi ricorderà che in una casa, in un cassetto, custodita, o dimenticata, c’è la pagina mancante. La mia? Una di Robert Frost. Regalate anche un’elsa di spada, solo l’elsa, una di quelle else di legno, da bambini. Regalate “scuse” su carta intestata (carta Fabriano, l’ultima). “Scusami, ribaldo argentino che mi scambiasti per uno studente di cinema e non per il giornalista che ero. cc”. Le scuse a chi mi ha scritto: “Per ferire serve sempre un’elsa”. Per perdonarmi ripeto che quello era il tempo della “legittima difesa”, delle cattiverie balorde e che tutto il talento non bastava. Da allora cerco mulini a vento da affrontare, da hidalgo, battaglie da perdere, e come don Quijote a tutti i Sancho sorrido e dico: “Scostati, Sancho, mentre io vado a combattere con essi fiera e diseguale battaglia”.
Carmelo Caruso
Libri
A Natale regalate libri: per chi li riceve sono i regali più facili da riciclare. Di quelli usciti nuovi quest’anno – è importante regalare libri nuovi, di recente uscita, altrimenti le persone a cui li regalate potrebbero averli già ricevuti in passato e già riciclati, quindi non possono ri-regalarli un’altra volta e gli tocca tenerseli a casa, motivo per cui poi vi odieranno a morte per il resto dei vostri Natali – fra i libri usciti quest’anno, dicevo, mi sono piaciuti molto “Ricompense” di Jem Calder (Einaudi) e “Succede di notte” di Valeria Montebello (Feltrinelli). Se li regalate, capace che li leggano pure (hanno belle copertine, specie il secondo, che attirano a prendere in mano il volume e aprirlo) e che gli piacciano. Magari nemmeno li riciclano e se li tengono volentieri. Anche solo come oggetti d’arredamento – diciamoci la verità, un libro arreda più di un tappeto.
Saverio Raimondo
Fotografie
Regalate, agli altri e a voi stessi, fotografie. Stampate. Quelle fatte con lo smartphone, certo, non serve il rullino. Ma se non le stampate, poi il cellulare si perde, si rompe, la memoria si riempie, si cancella, e addio ricordi (anche un hard-disk per conservarle è una bella idea, ma meno romantica). Una volta si facevano gli album di fotografie, si mettevano in cornice, si usavano come segnalibri. Stampate quelle in cui siete con gli amici, con la fidanzata, in famiglia, e regalatele. Sì, c’è Instagram, e non si vedono Millennium Bug all’orizzonte, ma non si sa mai.
Nicola Contarini
Cioccolata calda fai da te
Per passare una serata in totale relax non c’è niente di meglio che guardare una serie tv o un film in totale comodità sul divano o sul letto e con in mano una bella cioccolata calda. E’ il regalo ideale per chi vuole godersi un attimo di tregua dagli impegni della giornata. Il kit completo per fare una cioccolata calda è facile da reperire ed è anche poco costoso. Occorre infatti una tazza, possibilmente a tema natalizio, una tavoletta di cioccolato e un vasetto che contenga al suo interno le polveri per fare la cioccolata: zucchero, cacao e amido di mais. Chi riceve il regalo deve soltanto aggiungere un po’ di latte e il gioco è fatto. Si spengano le luci, si silenzi il cellulare e si dia inizio al dolce ozio.
Alessandro Villari
Un software antivirus
Nel 2024 abbiamo sentito parlare troppo spesso di dossieraggi, infiltrazioni informatiche e attacchi hacker, specialmente a danno della pubblica amministrazione. Colpa di funzionari infedeli, certo. Di mercati sotterranei di dati sensibili, ovvio. Ma quando a bucare i sistemi di sicurezza di Guardia di finanza, ministero della Giustizia e altre istituzioni e aziende italiane è un ventenne che agisce in solitaria dalla sua cameretta alla Garbatella, il problema assume tinte drammaticamente comiche, oltre che odiose. Per questa ragione consiglio a tutti – pubbliche amministrazioni in particolare – di dotarsi di un buon sistema antivirus. Uno qualunque, purché riesca a intercettare in tempo gli attacchi hacker verso i poveri funzionari che si ostinano a tenere “123456” o “password” come parola d’ordine per accedere ai propri dati. In alternativa, si può ritornare alla cara vecchia carta. Soluzione che forse la Pubblica amministrazione non disdegnerebbe affatto.
Riccardo Carlino