Ascoltare Blair per proteggere gli insegnanti da una nuova epidemia: genitori sindacalisti dei figli

La fondazione dell’ex premier discute su come ripristinare il giusto equilibrio delle autorità nella scuola, spostando il pendolo a favore degli insegnanti. Contro un principio che ha portato l’istituzione a farsi guidare da una democrazia diretta dagli isterismi e dagli algoritmi delle chat di madri e padri su WhatsApp

Sfidarli senza assecondarli. Responsabilizzarli senza temerli. Coinvolgerli seguendo le proprie regole senza inseguire l’isteria senza limiti dei gruppi su WhatsApp. La fondazione Tony Blair ha lanciato una bomba culturale nel dibattito pubblico inglese e ha offerto uno spunto di riflessione importante per provare a ragionare su uno dei grandi tabù educativi della nostra contemporaneità: la progressiva, inesorabile e nociva trasformazione dei genitori in sindacalisti dei propri figli. La proposta lanciata dalla fondazione Tony Blair è dirompente, fa discutere da giorni i quotidiani inglesi e la potremmo sintetizzare così, con una certa brutalità: i genitori dovrebbero pagare delle multe se si rifiutano di affrontare il cattivo comportamento dei propri figli a scuola.

Il responsabile dello studio della fondazione ha detto che è arrivato il momento di “riportare l’equilibrio nelle scuole a favore degli insegnanti”, di “dare loro il supporto di cui hanno bisogno” e di avere “gli stessi poteri legali che hanno in caso di assenza per costringere i genitori a presentarsi agli incontri con la scuola”. L’iniziativa della fondazione nasce da un senso di impotenza diffuso manifestato dagli insegnanti inglesi negli anni successivi alla pandemia – richiami alle famiglie non ascoltati, cattive condotte sottovalutate, comportamenti scorretti degli studenti non drammatizzati dai genitori – e il suggerimento della fondazione ci permette di cogliere l’essenza del problema: adottare misure utili a spostare l’attuale equilibrio di potere a favore degli insegnanti quando si relazionano con i genitori. Il tema, come si capirà con facilità, è universale, non riguarda solo l’Inghilterra, e i giorni che separano i genitori dal ritorno a scuola dei propri figli potranno essere utili per farsi qualche domanda su questo tema, per chiedersi magari se la fondazione Blair non abbia qualche ragione a considerare la trasformazione dei genitori in sindacalisti dei propri figli – genitori cioè pronti a perdonargli tutto, pronti a deresponsabilizzarli, pronti a fare qualsiasi cosa pur di aggirare un conflitto, pronti a considerare di fronte a un problema che si manifesta a scuola gli insegnanti come responsabili fino a prova contraria e i propri figli come agnellini fino a sentenza definitiva – come una grande e reale emergenza culturale. In Italia, la politica ha scelto di considerare troppo spesso come un non problema un grande disequilibrio che esiste all’interno del nostro sistema educativo: la presenza diffusa di genitori che in nome della dittatura dell’uno vale uno si sentono in dovere di indicare loro agli insegnanti la giusta strada da percorrere nella didattica e la presenza di genitori pronti ad abbassare le saracinesche del buon senso ogni volta che il figlio viene valutato in modo negativo da un docente.

Combattere la deriva della genitorialità modello chioccia, modello Landini, modello Tar, non è solo un tema che ha a che fare con la pedagogia, vade retro. Ma è un tema che ha a che fare con la ricerca di un nuovo equilibrio, contro un principio che ha portato negli anni a trasformare i presidi, gli insegnanti e i supplenti in autorità senza poteri e li ha costretti a vivere in una distopia che neppure la Casaleggio Associati sarebbe stato in grado di progettare: una scuola che assecondando il principio dell’uno vale uno sceglie di farsi guidare da una democrazia diretta dagli isterismi e dagli algoritmi delle chat dei genitori su WhatsApp. Il tema di cui discutere a cena, nei prossimi giorni, tra genitori e non solo, dovrebbe essere dunque questo: come ripristinare il giusto equilibrio delle autorità nella scuola, spostando il pendolo a favore degli insegnanti. Ecco dunque un buon compito per le vacanze per il ministro dell’Istruzione. Prendere sul serio il tema, metterci la testa, non sottovalutarli, e trovare un modo, parlando di scuola, per occuparsi dei genitori, piuttosto che perdere tempo con Nicola Lagioia. Buon Natale a tutti.

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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