Dopo aver fatto il bullo con il Canada e con il presidente di Panama, Trump rivendicando la proprietà e il controllo dell’isola nell’Artico prende di petto non solo un membro esemplare della Nato, cioè la Danimarca, ma anche l’intera Unione europea
All’inizio di dicembre, durante un incontro a Mar-a-Lago, il presidente eletto Donald Trump aveva scherzato con il primo ministro canadese Justin Trudeau sul fatto che il Canada dovrebbe diventare il 51° stato americano. Poi ieri, in una serie di post sul suo social, Trump ha attaccato le “ridicole” tariffe di transito imposte alle navi statunitensi che utilizzano il Canale di Panama e ha minacciato di riprendere il controllo della zona che fu restituita nel 1999. “La sovranità del nostro paese non è negoziabile”, ha risposto il presidente di Panama José Raúl Mulino. “Vedremo”, ha insistito Trump, pubblicando un’immagine della bandiera degli Stati Uniti accompagnata dal messaggio “Benvenuti nel canale degli Stati Uniti”. Ma poi il presidente eletto ha aggiunto pure un terzo fronte, riprendendo una rivendicazione già fatta nel 2019. “Ai fini della sicurezza nazionale e della libertà in tutto il mondo, gli Stati Uniti d’America ritengono che la proprietà e il controllo della Groenlandia siano una necessità assoluta”, ha scritto, annunciando la nomina di Ken Howery, cofondatore di PayPal e del fondo di venture capital Founders Fund, come nuovo ambasciatore americano in Danimarca. La Groenlandia è infatti un territorio appartenente al Regno di Danimarca, come le Isole Faroe, anche se autogovernato e autonomo sin dal 1978.
Dopo aver fatto il bullo con il Canada, membro Nato e nella zona di libero scambio del Nord America, e con il presidente di Panama, che si era esposto in prima linea contro la frode elettorale di Maduro, Trump prende di petto non solo un membro esemplare della Nato, cioè la Danimarca, ma anche l’intera Unione europea, che stava cercando di sottrarre ai corteggiamenti cinesi la più grande isola del mondo, ricca di materie prime come oro, argento, rame, uranio, terre rare e probabilmente anche petrolio; un membro autonomo della Danimarca ma non dell’Ue.
Negli ultimi anni, anche la Russia ha cercato di rivendicare un territorio che si estende fino alla Zona economica esclusiva della Groenlandia. E nell’aprile del 2021, le elezioni locali hanno portato alla solenne bocciatura di un progetto di sfruttamento minerario a favore di una società australiana, il cui principale azionista era però cinese. Nel novembre 2023, invece, è stato firmato un accordo tra la ministra delle risorse naturali della Groenlandia, Naaja Nathanielsen, e il Commissario europeo per le relazioni interistituzionali e le prospettive strategiche, Maroš Šefčovič. Proprio per sottolineare l’importanza di questo accordo, Ursula von der Leyen era volata fino a Nuuk, la capitale della Groenlandia, il 15 marzo 2024, per sottoscrivere insieme al primo ministro Múte Bourup Egede due accordi di cooperazione, per un totale di quasi 94 milioni di euro, nell’ambito di Global Gateway, la strategia di investimento dell’Ue per il mondo. “Nuovi posti di lavoro in Groenlandia, una maggiore sicurezza di approvvigionamento per l’Europa; possiamo entrambi beneficiare di una cooperazione più stretta in questi settori”, si leggeva nel comunicato stampa ufficiale pubblicato dalla Commissione europea, che nell’occasione ha anche inaugurato il primo ufficio dell’Ue a Nuuk.
La proposta di Trump evoca una politica internazionale di oltre un secolo fa, quando, nel 1917, Copenaghen vendette a Washington le Isole Vergini per 25 milioni di dollari. Ma hanno pure costretto il primo ministro Egede a fare un comunicato per rimarcare l’ovvio: “Non siamo in vendita e non lo saremo mai”. E’ di nuovo il 2016, sperando che non si torni indietro ancora al 1939.