Se nelle prime ore l’attacco ai mercatini in Germania sembrava suggerire una matrice jihadista, nel corso della notte il profilo del presunto omicida ha delineato un quadro molto diverso. Taleb Al Abdulmohsen da tempo conduceva sui social una campagna contro lo stato tedesco e pro estrema destra
A un solo giorno dall’ottavo anniversario dell’attentato al mercatino di Berlino del 19 dicembre 2016, in Germania è tornato il terrore sotto Natale. Poco dopo le 19 di ieri, un assalitore in auto ha travolto la folla per 400 metri al mercatino di Magdeburgo, capitale del Land Sachsen-Anhalt. Almeno due le vittime confermate, tra cui un bambino. Più di 60 i feriti, tra cui 15 gravi. L’assalitore è stato arrestato pochi minuti dopo l’attacco, immobilizzato dalla polizia accanto alla BMW nera della strage. Secondo i media tedeschi, si tratterebbe del medico psichiatra saudita Taleb Al Abdulmohsen, 50 anni, che da anni si presentava come attivista ateo, anti-islamista e oppositore del potere di Riad. L’identità dell’uomo non è stata ancora confermata ufficialmente dalla polizia, ma presso la sua abitazione sarebbero state svolte massicce perquisizioni.
Se nelle prime ore l’attacco di Magdeburgo sembrava suggerire una matrice jihadista, nel corso della notte il profilo del presunto omicida ha delineato un quadro molto diverso e più ambiguo. L’uomo viveva in Germania dal 2006, lavorava come medico a Bernburg, città a meno di 50 km da Magdeburgo, e aveva ricevuto asilo politico nel 2016. Per anni il sospettato si è presentato come attivo nel sostegno a rifugiati sauditi e arabi, soprattutto donne. Il suo profilo X, con la foto di una mitragliatrice come cover, ha migliaia di follower. I post dell’ultimo anno da parte dell’uomo mostrano una crescente radicalizzazione complottista contro lo stato tedesco, così come segni di sostegno a posizioni dell’ultra-destra anti-islamica (tedesca e non solo).
In un post di giugno, l’uomo scriveva che “la polizia tedesca è il vero motore dell’islamismo in Germania” e che “la sinistra è folle. Abbiamo bisogno dell’AfD per proteggere la polizia da se stessa”. Una ricerca di Welt ha anche individuato alcuni tweet di aperte minacce, poi talvolta cancellate. “Vi assicuro che la vendetta arriverà presto al 100 per cento. Anche se mi costerà la vita. Farò pagare alla nazione tedesca il prezzo dei crimini del suo governo contro i rifugiati sauditi”, scriveva l’uomo nel dicembre 2023. Nel maggio 2024, Al Abdulmohsen ha scritto su X in inglese: “Mi aspetto seriamente di morire quest’anno”, perché “cercherò giustizia a tutti i costi.” Nell’agosto 2024 il sospettato avrebbe scritto in arabo: “Vi assicuro: se la Germania vuole la guerra, la avremo. Se la Germania vuole ucciderci, la massacreremo, moriremo o andremo in prigione con orgoglio”.
In anni precedenti e più tranquilli, Al Abdulmohsen ha rilasciato in più occasioni interviste, anche a media tedeschi come la Faz o l’inglese BBC, sempre nel ruolo di attivista ateo in sostegno di rifugiati e oppositori. Lo scorso 12 dicembre è stata invece ancora pubblicata su un sito americano una lunga intervista del presunto attentatore, in cui ribadiva con veemenza critiche contro la Germania come fautrice dell’islamizzazione dell’Europa. L’ultimo post su X di Al Abdulmohsen sembra contemporaneo allo stesso attacco a Magdeburgo. Il post ripropone una serie di video, tra cui uno di Elon Musk che sembra generato con AI, e rilancia accuse ancora più confuse e criptiche contro la Germania e le autorità. Che il medico psichiatra saudita fosse egli stesso in uno stato psicologicamente disturbato è un’ipotesi che avrà ovviamente un ruolo primario.
Le indagini sul motivo dell’attacco non saranno però semplici. Nessuna pista può essere ancora esclusa, anche quella della presenza di terze persone o ispiratori, così come l’evenienza che il profilo digitale dell’uomo sia stato gestito con obiettivi di diversione. Secondo quanto riporta Bild, emerge inoltre la possibilità che l’Arabia Saudita abbia avvertito la Germania sul potenziale estremistico dell’uomo. Se la responsabilità di Al Abdulmohsen verrà confermata, colpisce come una radicalizzazione online così palese non sia stata percepita maggiormente dalle autorità. Tragicamente emblematico e ambiguo rimane come l’attentatore abbia scelto come obiettivo proprio un mercatino di Natale, da sempre bersaglio invocato dalla propaganda jiadista anti-cristiana e islamista radicale. Non sarebbe tuttavia la prima volta che attacchi in auto contro la folla vengono commessi in Germania da attentatori non jihadisti o non politicizzati. Questa mattina Magdeburgo si è intanto risvegliata nello shock e si prepara a dover fronteggiare il proprio profondo lutto proprio nei giorni di Natale. Il dibattito politico su quanto avvenuto sarà serrato, a soli due mesi dalle elezioni tedesche. Da tempo l’intelligence tedesca avvertiva sui pericoli per i mercatini di Natale, ma arresti preventivi e indagini sono sempre stati svolti in ambito chiaramente jihadista. Potranno essere considerate anche eventuali falle di sicurezza a Magdeburgo.
Dopo la strage del 2016 a Berlino, le massicce misure di protezione dei mercatini di Natale, ad esempio con blocchi di cemento lungo gli accessi, erano diventate in Germania un simbolo del pericolo terrorista nel paese. Ieri l’attentatore di Magdeburgo sembra essere però riuscito a sfruttare una delle entrate riservate alle emergenze. La presenza di un rettilineo così lungo all’interno del mercato potrebbe essere stata una debolezza strutturale e potenzialmente evitabile. Nel frattempo, poche ore dopo l’attentato di Magdeburgo, è stato chiuso per precauzione anche il mercatino di Natale di Erfurt, in Turingia. La paura si è già diffusa, ma la Germania non si potrà arrendere.