Con un tweet il capo di Tesla, Starlink e Space X è riuscito a mettere in agitazione il Congresso che si preparava per Natale. Che ne sarà della legge sulla spesa pubblica che deve passare entro il 21 dicembre?
Saltellava con la pancia di fuori agli ultimi comizi di Donald Trump, a cui ha dato centinaia di milioni di dollari da usare per la campagna elettorale, e ora, Elon Musk, ha iniziato a dire la sua con notevoli effetti. Non ha nessuna carica pubblica, anche perché Trump entrerà a Pennsylvania Avenue solo il 20 gennaio, ma sono già iniziate le ingerenze sulla macchina governativa del capo di Tesla, Starlink e Space X. Con un tweet è riuscito a mettere in agitazione il Congresso che si preparava per Natale. I deputati devono passare entro il 21 dicembre una legge bipartisan sulla spesa pubblica. Se questa non passasse si potrebbe arrivare a uno shutdown governativo, cioè un periodo in cui la macchina si ferma e i dipendenti federali non possono essere pagati. A Capitol Hill è da settimane che si lavora a questa legge e fino alla notte fonda di martedì le diverse parti hanno negoziato arrivando a 1.500 pagine dove, tra le varie cose, ci sono spese di mille miliardi di dollari per le zone colpite dagli ultimi uragani, vari aiuti agli agricoltori, ma anche fondi per i programmi di assistenza per i minori malati di cancro.
Mentre lo speaker della Camera Mike Johnson stava per tranquillizzare Washington e salutare i colleghi per le vacanze, Musk ha deciso di dire la sua: “Questa legge non deve passare”.
Gli ha fatto subito eco Vivek Ramaswamy, ex candidato alle primarie repubblicane e possibile braccio destro di Musk per quello che sarà un nuovo pseudo dipartimento, il Doge, per tagliare trilioni di dollari dallo stato. “Tutte queste spese aggiunte alla legge anti shutdown”, ha twittato Ramaswamy, oggi “ti fanno sentire bene, ma col debito che ci ritroviamo è come ricoprire di cocaina un tossico: non è compassione, è crudeltà”. Musk ha ritwittato un post: “Ma sì, lasciamo che ci sia uno shutdown”. Dice che tanto gli shutdown non bloccano veramente tutto, ma si dimentica di citare le centinaia di migliaia di dipendenti pubblici che non verranno stipendiati fino alla prossima legge sulla spesa. Nessuno, fino al tweet di Trump, aveva anticipato la possibilità del caos (l’ultimo shutdown era costato al paese oltre tre miliardi).
La prima grande ingerenza inaspettata di Musk ha fatto muovere Trump che, insieme al futuro vicepresidente J. D. Vance, ha fatto subito sapere di stare dalla sua parte, e che “non può passare una legge sulla spesa che faccia questi regali ai democratici”. Entro venerdì a mezzanotte la manovra dovrà anche passare al Senato (controllato dai dem) e poi firmata dal presidente Joe Biden. Lo speaker Johnson ha detto che mercoledì notte si è scambiato dei messaggi con Musk e Ramaswamy e, alla Fox, ha raccontato di aver detto ai due: “Amici, neanche a me piacciono queste spese, ma dobbiamo far passare la legge, perché così poi potremo avere campo libero per applicare l’agenda Trump”. Così la terza carica dello stato è costretta a confortare su WhatsApp alle due di notte due imprenditori che non credono nel welfare state, altrimenti salta tutto.
Nelle ore successive al primo tweet, Musk ha continuato con altri post per i suoi 260 milioni di follower, con diverse inesattezze sui meccanismi economici e procedurali, oltre che sul contenuto della manovra bipartisan. Tra le falsità di natura iper populista, ha detto che i membri del Congresso si aumentano lo stipendio del 40 per cento (c’è un aumento, ma solo del 3,8 per cento), o che verranno dati altri 60 miliardi all’Ucraina (soldi che sono già stati dati in primavera). E ha finito per attaccare i deputati: “Tutti i membri del congresso che voteranno per questa legge non si meritano di essere rieletti tra due anni!”, ha scritto all’una di notte. Poi ha continuato il suo thread con: “Nessuna legge dovrà passare in Congresso fino al 20 gennaio quando @realDonaldTrump diventerà presidente”, concludendo con “La voce del popolo ha trionfato! Vox Populi Vox Dei”. Alcuni deputati Maga che già si opponevano alla manovra hanno voluto far sapere che questo è solo l’inizio del piano di efficienza governativa di Musk che si vedrà nella prossima Amministrazione. Alcuni, come il libertario Rand Paul, propongono Musk o Ramaswamy come prossimi speaker al posto di Johnson, perché “niente perturberebbe altrettanto la palude”, cioè Washington. Quello che sta soprattutto sconvolgendo i commentatori statunitensi è il potere di un privato cittadino, che con cinque parole sui social manda all’aria gli equilibri politici della nazione.