L’inchiesta Open si conclude con 11 prosciolti. “Ho passato cinque anni da appestato per un’indagine assurda. La gup ha avuto il coraggio di fare una cosa normale, ma che spesso non viene fatta: quando vedi che non ci sono gli elementi per reggere il processo, non si fa il processo”, dice l’ex premier
“E’ fallito il tentativo politico di far decidere a un pubblico ministero cosa è un partito e cosa no. Questo è l’aspetto più rilevante della sentenza di oggi”. Così, intervistato dal Foglio, Matteo Renzi commenta la sentenza di proscioglimento emessa oggi dal gup di Firenze sul caso Open. “Ho passato cinque anni da appestato per un’indagine assurda. Sono ovviamente contento del proscioglimento, per me e gli altri imputati, ma non potete nemmeno immaginare cosa abbiamo passato in questi cinque anni”, aggiunge il leader di Italia viva.
Il pensiero dell’ex premier va in particolare al pm Luca Turco, che ha condotto l’indagine Open, oggi crollata ancor prima del dibattimento: “E’ il pm che ha chiesto l’arresto dei miei genitori per un’accusa per la quale poi sono stati assolti. Ha indagato e tenuto sotto processo per otto anni mio cognato per riciclaggio internazionale. Mi ha indagato per 21 mesi per una presunta prestazione inesistente, uno speech ad Abu Dhabi, la cui registrazione era persino su Youtube. Cos’altro dire?”.
Renzi prosegue: “La gup ha avuto il coraggio di fare una cosa che era normale, ma che spesso non viene fatta: quando vedi che non ci sono gli elementi per reggere il processo non si fa il processo. Il compendio probatorio non è sufficiente a sostenere l’accusa”.
Il leader di Italia viva si sofferma infine sul modo con cui la vicenda è stata strumentalizzata politicamente: “In questi anni sono stato massacrato. Ci sono due partiti che avrebbero il dovere di chiedere scusa per ciò che hanno detto nei miei confronti, Fratelli d’Italia e il Movimento 5 stelle, ma so già che non lo faranno”, conclude.