Perché la Cassazione conferma che l’inchiesta su Ilva deve ripartire da zero

Le organizzazioni Art32 Aidma e Codacons hanno voluto ricorrere contro la sentenza della Corte d’assise d’appello di Taranto. Ma la Suprema Corte ha confermato la decisione dichiarandola “inoppugnabile”: il processo si farà in una città neutrale, a Potenza

Come volevasi dimostrare, c.v.d. Esattamente come il 1° ottobre aveva scritto il Foglio, l’altro giorno la Cassazione ha confermato che il processo di Taranto contro l’Ilva, durato una decina d’anni, va cancellato e va rifatto da zero in una città neutrale, cioè a Potenza. La prima sezione penale della Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi proposti dal Codacons e da Art32 Aidma Associazione diritti del malato. L’antefatto. In settembre la Corte d’assise d’appello di Taranto aveva annullato le condanne di primo grado contro il siderurgico e aveva deciso di mandare ai giudici di Potenza le camionate di atti giudiziari dell’inchiesta (con fantasia lugubre nel 2012 l’indagine era stata denominata Ambiente Svenduto). Non servivano i vaticini della Pizia per prevedere il futuro.

L’annullamento di settembre nell’ultima riga dell’ultima pagina, come nelle clausole delle assicurazioni e delle banche, aggiunge: “La presente sentenza è irrevocabile”. Ir-re-vo-ca-bi-le. Come scrisse il Foglio, significa che la sentenza è ordinatoria, definitiva e non appellabile, secondo l’articolo 11 del codice di procedura penale. Invece le organizzazioni Art32 Aidma e Codacons, che spesso si muovono insieme, hanno voluto ricorrere in Cassazione contro la sentenza. E la Cassazione ha risposto: “La Corte di cassazione ha ritenuto inoppugnabile la sentenza di appello dichiarativa dell’incompetenza senza pregiudizio della possibilità che la questione di competenza torni all’esame della Corte di legittimità in sede di risoluzione di conflitto o unitamente al merito della vicenda processuale”. C’è un risvolto economico. Non ci sono solamente i costi dello spreco di denaro di un’inchiesta durata anni, centinaia di testimoni convocati, le fatture dei periti, decine di migliaia di pagine e così via. C’è anche la restituzione delle provvisionali pagate a 1.500 parti civili, in genere 5 mila euro a testa. Al Codacons sono andati 25 mila euro e all’Art32 Aidma 30 mila. Gli avvocati degli imputati hanno cominciato a chiedere indietro i soldi.

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