L’ex conduttrice dell’Isola dei famosi si dice “sbigottita” della gara di solidarietà nei confronti del trapper romano, dopo la cancellazione della sua partecipazione al capodanno di Roma: “E’ una difesa corporativa da parte di chi nelle sue canzoni e nella sua vita, in teoria, ha lottato contro un linguaggio violento e sessista”
“A me non interessa se lui effettivamente ‘mette le caramelle nei drink’ delle ragazze o se davvero ‘sputa in faccia a Giulia De Lellis quando vanno a letto, o lei gode quando lui la mena, mi interessa però il messaggio che lancia nelle sue canzoni che un ragazzino di 13 anni prende sul serio”. Vladimir Luxuria è davvero indignata. “Non capisco tutta questa solidarietà nei confronti di Tony Effe, queste grida alla censura: ma si stanno facendo gli interessi delle donne o delle case discografiche?”. Ce l’ha con tutti gli artisti – da Giorgia a Emma Marrone, da Jovanotti a Noemi – che tra ieri e oggi hanno espresso la loro solidarietà al trapper romano che il Campidoglio aveva deciso di escludere dal concerto di Capodanno al Circo Massimo per le frasi giudicate sessiste e violente contenute nelle sue canzoni. Un effetto emulativo che ha convinto anche gli altri due volti del capodanno, Mahmood e Mara Sattei, a non partecipare all’evento “contro la censura”, lasciando il Campidoglio con il cartellone svuotato e il rischio di dover annullare tutto. Mentre il trapper ieri ha annunciato che canterà lo stesso a Roma a capodanno, ma, dopo tutta questa pubblicità gratuita, lo farà al Palaeur e a pagamento.
“Sicuramente – dice Luxuria – è stato uno sbaglio a priori invitarlo, il comune ha gestito la cosa molto male. Però il passo indietro è giusto. Tony Effe è uno che scrive ‘ti sputo in faccia’ o ‘tu dici che sono un uomo violento ma godi quando ti meno”, se qualcuno paga per andarlo a sentire bene, ma un personaggio così non può diventare l’immagine della città, pagata con i soldi dei romani. Il comune fa campagne di sensibilizzazione contro la violenza di genere, e poi al suo concerto si finisce con tutti in coro a cantare ‘ti meno’, ‘statti zitta’, ‘apri le cosce’?”. Agli artisti che hanno solidarizzato con il cantante la conduttrice dell’Isola dei famosi dice: “Non possiamo dire una cosa ieri e poi sconfessarla oggi per interessi di bottega. Altrimenti decidiamo il tana libera tutti, allora però anche Vannacci è libero di dire quello che vuole e non dobbiamo reagire altrimenti lo stiamo censurando. Ognuno potrà dire frasi omofobe, fare body shaming, e insultare un diversamente abile. Sono sbigottita da questa ipocrisia e questa difesa corporativa da parte di chi nelle sue canzoni e nella sua vita, in teoria, ha lottato contro un linguaggio violento e sessista, e poi per un puro interesse della sua casa discografica dice ‘ah poverello Tony, è censura’”. Luxuria ce l’ha in particolare con Emma Marrone. La cantante salentina mercoledì mattina è stata tra le prime a esprimere la sua solidarietà, nonostante da anni si batta contro chi sui social una un linguaggio offensivo. “Se uno scrive un commento sessista giustamente Emma si arrabbia, perché rivendica il diritto di poter vestirsi e mostrare quello che vuole. Nessuno direbbe che la sua reazione è una censura a chi sta facendo body shaming”. Qualcuno dice che sono testi di canzoni, non vanno presi alla lettera. “Le canzoni – dice ancora Luxuria – vengono ripetute, sono una sorta di mantra. Mi sembra incoerente lottare contro la violenza verbale contro le donne e poi difendere l’esibizione di un cantante che usa un linguaggio così sessista: se lo dice un ragazzo a scuola lo condanniamo, perché se lo dice un trapper dovrebbe andare bene? Non si può legittimare un certo linguaggio solo perché uno vende molti dischi e c’è Sanremo alle porte. Non sto dicendo – prosegue – che Tony Effe sia uno stupratore, però o si decide che è condannabile solo chi fa un atto di violenza, e il linguaggio non conta, oppure se combattiamo anche il linguaggio violento lo dobbiamo fare in ogni lago e in ogni luogo, come canterebbe qualcuno. Anche perché tutto avviene nei giorni del processo in Francia al marito di Giselle Pelicot, che la drogava e poi contattava uomini su internet per farla stuprare a pagamento. ‘Caramelle nel drink’, quello che canta Tony Effe, è questa roba qui, come si fa a difenderlo? C’è un’incoerenza che non riesco davvero a capire”.
La trap però a volte crea un’immaginario, non è per forza la realtà. Non si rischia di finire come qualche parlamentare di centrodestra già chiede: basta fiction violente come Gomorra? “Non credo sia la stessa cosa: i giornalisti scrivono di cronaca nera e omicidi, e lo stesso fanno scrittori e registi, raccontando il male, non dicono certo ‘bravo camorrista spara’. Sono due cose diverse”.