Carrellata di storie positive per combattere la dittatura delle cattive notizie e l’effetto speleologi intrappolati

Sapevate che per il secondo anno consecutivo il sud Italia crescerà più della media del centro-nord? Sapevate che nel 2023 vi è stato un rallentamento nel calo della popolazione grazie a una dinamica migratoria positiva che ha quasi interamente compensato il calo delle nascite? Ecco perché non è vero che tutto va a scatafascio

La situazione è quella che è, lo sappiamo, ed è una situazione complicata da gestire: le notizie negative intasano continuamente le nostre timeline, le storie drammatiche fanno capolino quotidianamente sui nostri schermi, le emergenze irrisolvibili fanno ormai consistentemente parte del rumore di fondo delle nostre giornate e l’idea che il mondo sia destinato a finire in malora e che tutto sia destinato ad andare sempre peggio non può che essere diventata una certezza granitica delle nostre vite. Eppure, anche quando tutto sembra andare per il peggio, anche quando tutte le notizie valorizzate nel mondo cercano in ogni modo di farci sentire come degli speleologi intrappolati in una grotta, capitano giorni, come ieri, in cui la realtà, con prepotenza, ti suggerisce che non tutto sta andando per il peggio. Il primo dato, che suggerisce ottimismo, arriva da una ricerca di EY, di cui parla oggi Stefano Cingolani sul Foglio, che offre tre dati sorprendenti sull’Italia.

Dato numero uno: nei primi due trimestri del 2024, rispetto ai primi due trimestri del 2023, l’ammontare totale dei salari reali è cresciuto del 4,1 per cento e le retribuzioni reali per l’occupato sono cresciute nello stesso periodo del 2,4 per cento. Dato successivo, spiazzante. L’Italia tanto bistrattata nel 2023 ha visto aumentare le operazioni di fusioni e acquisizioni (M&A) del 5 per cento rispetto all’anno precedente con un totale investito di circa 60-65 miliardi di euro. Dato ulteriore, sempre di EY. La minaccia del protezionismo trumpiano è vera, inutile negarlo, tuttavia, le eventuali politiche protezionistiche potranno avere un impatto negativo pari, nel caso più estremo, allo 0,15 per cento del pil. Non poco, ma non un dramma. Altri dati spiazzanti e incoraggianti sono quelli che arrivano dal ministero dell’Interno e che riguardano alcuni trend relativi ancora all’Italia. Dato numero uno: i reati, diminuiti dell’1,8 per cento rispetto all’anno precedente, con un calo del 13,1 per cento degli omicidi volontari. Dato numero due: i femminicidi, in calo del 7 per cento rispetto all’anno precedente. Dato numero tre: gli sbarchi in Italia, crollati rispetto all’anno precedente (153.621 contro 65.106). Numeri sorprendenti, controintuitivi, che non trovano molto spazio sui giornali, difficile dover ammettere che gli sbarchi possono diminuire non chiudendo i porti ma aprendo le porte dell’Europa, e ai quali potremmo sommarne degli altri. Per esempio: sapevate che per il secondo anno consecutivo il sud Italia, il famoso sud Italia becero, pigrone e nullafacente, crescerà più della media del centro-nord, segnando un +0,9 per cento contro il +0,7 per cento? Sapevate che nel 2023, come ha comunicato l’Istat il 16 dicembre, vi è stato un rallentamento nel calo della popolazione grazie a una dinamica migratoria positiva che ha quasi interamente compensato il calo delle nascite? Sapevate che anche quest’anno l’Italia brutta, sporchissima e cattivissima può vantare un record positivo, che è quello che riguarda la percentuale di rifiuti prodotti avviati a riciclo, che è una percentuale che arriva all’85,6 per cento di rifiuti – la media europea è del 41 per cento – e rende l’Italia la nazione più virtuosa del continente su questo terreno. E sapevate che dopo tre anni è tornata a crescere l’aspettativa di vita e che l’Italia, dopo la Spagna, è il secondo paese dell’Ue dove si vive di più?

Le notizie negative sono tante, sono ovunque, e anche ieri la Commissione Ue ha indicato una serie di criticità per l’Italia, anche sul lavoro, di cui bisogna tener conto. Ma se ogni tanto sentite, come noi, la claustrofobia derivata dal numero eccessivo di notizie negative sappiate che il problema non è generato dall’assenza di notizie positive ma dalla presenza di un perverso ingranaggio mediatico che tende a trasformare in notizia vera solo una notizia negativa e che tende a trasformare ogni notizia positiva in una non notizia. Soccorritori cercansi, grazie.

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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