“Ritengo sia una forma di censura per cui decido di non partecipare”, scrive il cantante milanese su Instagram. Così l’evento perde i suoi tre principali volti. Di questo passo toccherà a Gualtieri prendere la chitarra e salire sul palco
Se continua così finirà che a Roberto Gualteri, sindaco menestrello, toccherà prendere la chitarra e presentarsi sul palco. L’effetto Tony Effe si abbatte sul concertone di capodanno al Circo Massimo. Dopo l’esclusione del trapper dal concerto per i suoi testi violenti e sessisti, in poche ore si sono ritirati gli altri due volti che l’assessore ai Grandi eventi di Roma Capitale, Alessandro Onorato, aveva scelto: Mahmood e Mara Sattei. Con due storie su Instagram, a poche ore di distanza, hanno annunciato la loro scelta. In mattinata è stato il turno di Mahmood: “Ho aspettato fino all’ultimo poiché speravo di leggere una notizia diversa rispetto all’esclusione di Tony Effe dal Capodanno di Roma. Ritengo sia una forma di censura per cui decido anche io di non partecipare. Sono fermamente convinto che qualsiasi forma d’arte possa essere discussa e criticata, ma non deve esistere censura”. Poco dopo ecco Mara Sattei: “Date le decisioni prese in merito al Capodanno di Roma, anch’io non prenderò parte all’evento. Non trovo corretto impedire a un artista di esibirsi, privandolo della sua libertà di espressione”. E poco importa che proprio Sattei due anni fa si presentò a Sanremo con una canzone “Duemilaminuti” che raccontava la storia di una ragazza che lasciava un ragazzo violento. Un testo che aveva scritto per lei un altro artista romano, ben più amato dalle famiglie del rapper della Dark polo gang, Damiano David, il volto dei Maneskin.
I testi incriminati di Tony Effe d’altronde non lasciano grande spazio all’immaginazione. Roba del tipo: ”Sono Tony, non ti guardo nemmeno. A novanta così neanche ti vedo. Mi dici che sono un tipo violento. Però vieni solo quando ti meno” oppure “Lei la comando con un joystick. Non mi piace quando parla troppo. Le tappo la bocca e me la fott–, shh ”. O ancora: “Prendi la tua troia, le serve una museruola”. Non c’è dubbio però che in Campidoglio li conoscessero anche prima della conferenza della settimana scorsa, alla quale ha partecipato anche il sindaco, per annunciare i tre cantati, Tony Effe compreso. Le pressioni sono arrivate poco dopo quella presentazione. Da una serie di consiglieri municipali, Ma soprattutto dall’ex parlamentare Silvia Costa che ieri chiedeva l’esclusione del rapper anche da Sanremo. Qualcuno racconta, ma si tratta di un’informazione da prendere con le pinze, che ci sarebbe stato anche l’interessamento della segretaria Elly Schlein.
Intanto però sempre su Instagram parte la gara per esprimere solidarietà al trapper di Rione Monti, papà gioielliere e vita dissoluta. “Penso che censurare gli artisti non sia la soluzione, l’arte deve restare un luogo di espressione. Anche quando fa discutere”, scrive Noemi. Prima di lei era intervenuta Emma Marrone: “Una forma di censura violenta che alle soglie del 2025 non si può tollerare e giustificare”. Poi arriva anche Gaia, con interprete con Effe della hit estiva “Sesso e samba”, ballata al Gay Pride anche dalla segretaria Pd Elly Schlein: “Censura: spazio dove la verità e la libertà sono imbavagliate e la menzogna del potere crea il suo dizionario”. Una sequela di solidarietà femminili, di artiste che hanno lavorato con il trapper, che non sembra casuale. Mentre Lazza, “compagno di genere”, sostiene che “Il rap viene additato ogni volta che diventa main stream”. Adesso, per effetto emulazione (ma anche perché i giovani artisti italiani spesso condividono etichette discografiche, management e agenzie di comunicazione), sarà davvero complicato per il Campidoglio trovare chi potrà sostituire i tre cantanti per un concerto per il quale si stimava la presenza di 80 mila persone. Chiunque sarebbe tacciato un attimo dopo di “connivenza con la censura” o qualcosa del genere. E infatti ieri a difendere la decisione del Campidoglio era rimasto solo Albano Carrisi: “Non bisogna sempre andare contro qualcosa o contro qualcuno, c’è sempre un’etica da rispettare. Altrimenti seminiamo zizzania e scateniamo la tempesta”. Sono spuntate anche due auto candidature di cantanti molto controversi, due veri e propri paria dello star system, e cioè Giuseppe Povia e Morgan. Ma se il primo negli ultimi anni ha completato la trasformazione da ex vincitore di Sanremo dei bambini che fanno oh a complottista no vax, il secondo, a proposito di violenza sulle donne, è a processo per stalking e violenza nei confronti di una giovane collega. Non sembra proprio il massimo.
Sfidare artisti, cantanti, attori e registi per la politica è sempre un grande rischio. Una battaglia nella quale, almeno dal punto di vista mediatico, si finisce sempre per soccombere. In Campidoglio uno degli ultimi a provarci fu l’assessore alla Cultura della giunta grillina di Virginia Raggi, Luca Bergamo. Voleva mettere a gara l’organizzazione del cinema in piazza di Valerio Carocci e i ragazzi del cinema America. Finì con un lungo listone di firme di celebrità e semi vip che costrinse il comune a una penosa retromarcia. Oggi per tenere il punto, direbbe Tony Effe, ci servono i coglioni. Vediamo che accadrà. Intanto nei corridoi di palazzo Senatorio è già partito il vociare di presunti retroscena: “Di Tony Effe non interessa a nessuno, tutto questo è accaduto perché un pezzo di partito mal sopporta i successi che sta collezionando l’assessore Onorato”.