Per sei anni Rik van Looy è stato il solo e l’unico

È morto a 91 anni il corridore fiammingo, il primo a riuscire a vincere tutte e cinque le Classiche Monumento del ciclismo: Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia. Dopo di lui solo Eddy Merckx e Roger de Vlaeminck

“Si stava meglio soli”. Il solo e l’unico lo fu per sei anni. Poi Eddy Merckx vinse anche il Giro di Lombardia e Rik van Looy non fu più il solo e l’unico a essere riuscito a vincere tutte e cinque le Classiche Monumento del ciclismo. Il 10 ottobre del 1971 usò quelle quattro parole Rik van Looy per commentare la vittoria del Cannibale a Como. Il giornalista del Het Nieuwsblad non riuscì a strappargli nient’altro, se non una scrollata di spalle, un grugno e un sorriso d’arrivederci.

Rik van Looy fu il primo a realizzare qualcosa che i più pensavano impossibile: vincere in una carriera Milano-Sanremo, Giro delle Fiandre, Parigi-Roubaix, Liegi-Bastogne-Liegi e Giro di Lombardia. Le cinque corse di un giorno più prestigiose del ciclismo, quelle che vincerne una ti mette a posto la stagione e la carriera, vincerne tre è da fenomeni perché Sanremo a parte vanno a coppie: Fiandre e Roubaix per gente grande e grossa e forte sul passo e sulle pietre, Liegi e Lombardia invece per corridori leggeri, di quelli buoni per le salite. Figurarsi vincerne cinque.

E figurarsi se si è uno che si diceva essere più veloce che resistente. Rik van Looy lo credevano sprinter, uno buono solo per le volate. Di sé Rik van Looy diceva che gli piaceva pedalare, che era veloce e non era un male. Spiegava che non doveva andarci ai Giochi olimpici di Helsinki 1952 perché tutto iniziò da lì: era uno straccio, si ritirò e in Belgio lo criticarono scrivendo che era uno che non sapeva soffrire. Lui sosteneva invece che era una specie di mulo, uno che non soffriva la fatica, ma che sarebbe voluto essere ancor più mulo perché i muli non soffrono nemmeno la salita. E lui la salita la soffriva.

Guillaume Driessens, che fu direttore sportivo sia di Rik van Looy sia di Eddy Merckx, disse che se Rik van Looy non avesse sofferto la salita “sarebbe stato illegale”, anzi “sarebbe stato Eddy Merckx ma dieci anni prima”.

Rik van Looy però soffriva quando la strada si impennava per chilometri e chilometri, per questo la salita la odiava “in corsa però, perché quando non sono in gruppo mi piace salire in cima ai monti, sentire l’aria che cambia, vedere giù e lontano. Mi piacciono gli spazi aperti, la solitudine in vetta, sapere che ogni fatica porta in dono una meraviglia”.

Pedalava spesso da solo negli allenamenti, diceva che lo aiutavano a pensare, a riflettere. Un giorno andò dal meccanico e gli fece fare una modifica ai manettini del cambio sul telaio per averli più centrali e fare in modo che non fossero esterni al tubo. Oltre vent’anni dopo ci arrivò anche la Shimano e fece la rivoluzione. Un altro giorno andò dal direttore sportivo e gli espose la sua teoria per fare in modo di avere della volate più sicure. “Venne da me e mi disse: ‘Se tre o quattro si mettono davanti a me e iniziano a menare forte sui pedali il gruppo si allunga, io faccio la stessa fatica ma rischio la metà e ho il doppio delle possibilità di vincere perché sono tutti dietro’. In pratica aveva detto di fare un treno“. Prima di lui l’aveva fatto Miguel Poblet, ma solo in Spagna e lui mai l’aveva visto. Mario Cipollini anche grazie al “treno” è diventato uno dei velocisti più vincenti della storia.

Rik van Looy ha visto anche Roger de Vlaeminck aggiungersi a lui e Eddy Merckx tra i corridori capaci di vincere tutte le Classiche Monumento. Il 3 aprile del 1977, dopo aver visto il Gitano di Eeklo vincere il Fiandre, usò più di quattro parole per commentare l’accaduto: “Roger è molto forte, un grandissimo campione, un uomo da velocità e resistenza come lo ero io. Sono contento che dopo il mio nome troveranno posto quelli di Eddy Merckx e di Roger de Vlaeminck, almeno in questo saranno sempre, anche se di poco, alle mie spalle. Ora spero che però la smettano di copiarci”.

Dal 1977 a oggi nessuno c’è più riuscito. Sicuramente Rik van Looy non saprà mai se qualcuno ci riuscirà, se Tadej Pogacar ci riuscirà (“è simpatico e forte, molto forte” disse dello sloveno). Rik van Looy è morto oggi a Herentals, nelle Fiandre. Perché, come diceva Rik van Looy “sono stato parecchio in giro, ma devo dire che nelle Fiandre si sta bene e quello che c’è altrove non è così soddisfacente”.

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