Il salvataggio della Speleologa Ottavia Piana spiegato con tre video

Dal passaggio della barella in strettissime gallerie al momento nel quale viene trasportata in ospedale dall’elicottero dei soccorsi. Un intervento molto complesso, durato quattro giorni

“Dopo oltre 41 ore di intervento, è tornata in superficie Ottavia”, ha annunciato il Soccorso alpino speleologico (Cnsas). La speleologa 32enne Ottavia Piana, bloccata in seguito a una caduta nell’Abisso Bueno Fonteno, nella Bergamasca, da sabato pomeriggio, è stata portata fuori dalla grotta alle tre di questa notte. La donna, ferita, è stata immediatamente portata in elicottero all’ospedale di Bergamo. “Le attività di soccorso, iniziate alla mezzanotte del 15 dicembre, si sono concluse in anticipo rispetto alle tempistiche stimate“, dice il Csnas. È stata la stessa Piana a incoraggiare i suoi soccorritori, fino a quando è stata portata fuori dalla grotta. “Nell’ultimo tratto ci dava lei la carica”, ha detto Corrado Camerini, coordinatore del Soccorso alpino speleologico lombardo. All’uscita dalla grotta, Piana è stata accolta dagli applausi dei suoi soccorritori, come si vede nel video che segue.

La donna avrebbe riportato traumi alle vertebre e alle costole, fratture alle ossa del viso e a un ginocchio. Nel prossimo video si vede il momento nel quale Piana, assicurata a una barella, è stata sollevata dall’elicottero dei soccorsi che l’ha portata all’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Il velivolo era decollato nella notte da Sondrio.

La speleologa, hanno spiegato i soccorritori, si trovava a circa sei ore di progressione dall’ingresso della grotta, in un tratto in esplorazione, costituito da un paio di chilometri di gallerie. Le difficoltà a soccorrerla erano dovute soprattutto a due ragioni: intanto al fatto che il luogo dell’incidente fosse inesplorato, inoltre all’impossibilità per Piana di muoversi da sola, a causa delle diverse fratture provocate dalla caduta: è stato necessario fare entrare e uscire dalla grotta una barella, ma i passaggi e le gallerie spesso erano troppo angusti, come si vede nel video qui sotto. In prossimità della sua posizione c’era uno stretto meandro di un centinaio di metri che è stato necessario allargare con delle piccole cariche esplosive dai tecnici disostruttori del Soccorso alpino e speleologico. “Alle ore 2:59 del 18 dicembre i nostri soccorritori hanno raggiunto l’uscita insieme alla barella con la speleologa infortunata”, spiega ancora il Cnsas.

Nell’operazione di salvataggio sono state impegnate in tutto 159 persone, tra Soccorso alpino (tecnici del Corpo provenienti da 13 regioni italiane), Vigili del fuoco, personale della Protezione civile e delle forze dell’ordine. La speleologa ha ricevuto, soprattutto sui social, numerose critiche, molte delle quali mosse dalla domanda – inelegante ma tutto sommato lecita – “Chi paga per il salvataggio?“. La risposta è: non i cittadini. Dal 2020 la Società Speleologica Italiana ha infatti ratificato una polizza infortuni con Axa che copre gli speleologi durante l’attività esplorativa. Tutti gli estremi della convenzione sono sul sito della Ssi. Il presidente della Società, Sergio Orsini, ha spiegato alla Stampa che “gli speleologi sono coperti sia per l’autosoccorso sia per l’utilizzo delle strutture del Corpo nazionale di soccorso alpino. In parole povere: sono assicurati da quando escono dalla macchina per andare verso la grotta fino a quando ripartono per tornare a casa”.

Ottavia Piana, ha spiegato il sindaco di Adro, Davide Moretti, era “impegnata in un progetto scientifico importante. Un’operazione simile comporta dei rischi, ovvio. L’incidente è frutto di sfortuna, non di incompetenza”. Piana era impegnata insieme ad altri otto speleologi nel Progetto Sebino, per completare una mappa geomorfologica di quelle aree sotterranee ancora sconosciute.

Certo, poi al soccorso hanno partecipato anche molte strutture dello stato: “È la normalità anche per casi che potrebbero essere evitati se magari i cittadini si comportassero in modo diverso”, ha detto Alberto Gabetti, della direzione nazionale del soccorso alpino. In altre parole: quando c’è da salvare qualche turista che si è avventurato in montagna senza attrezzatura adatta e si è infortunato.

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  • Enrico Cicchetti
  • Nato nelle terre di Virgilio in un afoso settembre del 1987, cerca refrigerio in quelle di Enea. Al Foglio dal 2016. Su Twitter è @e_cicchetti

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