Il candido Candiani rovina la giornata a Meloni e offre spunti all’opposizione contro i treni di Salvini

La Lega assente in Aula durante le comunicazioni della premier. Il deputato del Carroccio: “Colpa dei ritardi e poi non frega niente a nessuno”

Per fortuna c’è Stefano Candiani. Ci pensa questo leghista ad accendere una giornata già scritta come quella delle comunicazioni della premier in Aula in vista del Consiglio europeo. Spartito che funziona così: Meloni legge la sua relazione in Aula, la va a depositare in Senato, ascolta le repliche delle opposizioni, risponde con veemenza alle critiche, poi ci sono le dichiarazioni di voto, faccette e sbuffi della premier davanti alle accuse delle minoranze parlamentari, voto finale sulla risoluzione che passa liscia con la maggioranza compatta. Insomma nulla di inedito. Fortuna appunto Candiani che dopo il primo discorso della premier si fa circondare dai cronisti in Transatlantico. Domanda semplice: perché onorevole siete solo cinque leghisti in Aula? “Perché non frega un cazzo a nessuno”. Ride. Ma come c’è Meloni. “In tanti avranno fatto nottata per la manovra e comunque, guardate qua, tanti miei colleghi sono in ritardo per colpa dei treni”.

Le parole del candido Candiani, in preda a un flusso di autocoscienza, escono sui siti dei giornali. In effetti la notizia c’è tutta, al di là della spiegazione che è un autogol alla Comunardo Niccolai visto che il ministro dei treni, cioè dei Trasporti è Matteo Salvini, il suo leader. Resta il fatto che su sessantacinque deputati eletti con il Carroccio solo cinque, tra cui appunto l’eroe di giornata Candiani, sono presenti in Aula ad ascoltare la presidente del Consiglio. Il primo a essere assente sui banchi del governo è il vicepremier Salvini, al contrario del suo collega Antonio Tajani. Si cercano i motivi: qualche emendamento alla manovra andato di traverso alla Lega, oppure c’è un arcano da scoprire, un nuovo fronte, l’ennesimo che si sta per aprire in seno alla maggioranza. Non c’è soluzione. Galeazzo Bignami, capogruppo di Fratelli d’Italia, non drammatizza: “Vengono dal nord, avranno fatto tardi, prendendosela con comodo”. Ora, un attimo: mettetevi nei panni di Meloni, ancora con poca voce, dopo il comizio per timpani forti di Atreju. Il forfait della Lega è il modo più banale per rovinarle la giornata perché le opposizioni sono pronte a farle notare il buco nell’emiciclo. Si arriva a questo paradosso: comunque vada è colpa di Salvini. Tanto che esce una nota di Trenitalia che smentisce Candiani: “La circolazione dei treni è regolare sulle linee Alta Velocità. Gli unici ritardi registrati in mattinata sono dovuti a un treno fermo sulla linea AV Firenze-Bologna, ripartito alle 8.30”. E’ tutto abbastanza comico. Alla fine i leghisti arriveranno e anche il leader smorzerà i toni: “Polemiche inventate, i nostri parlamentari erano impegnati nella legge di bilancio”. All’una un messaggio in chat: “La Lega voterà compatta e con convinzione, come sempre, la risoluzione del centrodestra per confermare pieno sostegno a Giorgia Meloni in occasione del Consiglio europeo”. Negligenza, sciatteria, testa alle vacanze, mal d’Aula, sottovalutazione. Sono queste le spiegazioni di questo calo di tensione che colpisce la linea elettrica della maggioranza, provocando un certo fastidio alla premier. Al momento delle repliche intorno alle 14 il dibattito regala qualche chicca qua e là. Meloni in risposta al responsabile esteri del Pd Peppe Provenzano, in stile Atreju, a proposito della nomina di Raffaele Fitto alla commissione Ue, del G7 e del nuovo corso americano di Trump dice “che prima o poi dovete fare un corso di riti voodoo perché le macumbe non stanno funzionando…”. Elly Schlein la sfotterà sull’assenza della Lega per colpa dei treni e lei, la premier, risponderà che “anche io sono arrivata in ritardo per colpa del traffico di Roma, che non ha un sindaco della Lega”. Schlein ancora: “Presidente, scenda dal ring”. Giuseppe Conte con un intervento da descamisado, al contrario di Atreju non attacca il Pd ma la presidente del Consiglio. Con un gioco retorico sul claim della manifestazione di FdI che si è conclusa domenica: “La vostra via è piegarvi alle istruzioni che ricevete da Bruxelles e Washington?”. E’ l’Ue? “Non è una commissione europea ma un gabinetto di guerra che lei ha votato. Lei domenica chiudendo Atreju ha detto ‘cuori puri e passi audaci’? A chi lo dimostra? Verso Musk a cui apre ponti d’oro? Il passo audace lo riserva agli italiani con stipendi indegni? Servilismo sui potenti e protervia verso chi è in difficoltà?”. Nicola Froianni, leader di Avs con Angelo Bonelli, regala a Meloni le cartoline per la pace contro l’aumento della spesa militare. La premier sembrerà di aver apprezzato il cadeau che ripiega sotto l’agenda. Il dibattito serve come sempre ai partiti per pubblicare sui rispettivi social gli interventi più emozionali. In serata tutti al Colle per gli auguri alle alte cariche. Titoli interessanti by Sergio Mattarella: “No ai vaccini terreno di scontro: hanno salvato vite”. E ancora: “I social talvolta sono strumenti perversi di divisione”. E infine: “Chi governa deve rappresentare tutti”. Oggi si replica in Senato. Ma in tutto questo Candiani che fine avrà fatto?

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  • Simone Canettieri
  • Viterbese, 1982. Al Foglio da settembre 2020 come caposervizio. Otto anni al Messaggero (in cronaca e al politico). Prima ancora in Emilia Romagna come corrispondente (fra nascita del M5s e terremoto), a Firenze come redattore del Nuovo Corriere (alle prese tutte le mattine con cronaca nera e giudiziaria). Ha iniziato a Viterbo a 19 anni con il pattinaggio e il calcio minore, poi a 26 anni ha strappato la prima assunzione. Ha scritto per Oggi, Linkiesta, inserti di viaggi e gastronomia. Ha collaborato con RadioRai, ma anche con emittenti televisive e radiofoniche locali che non pagavano mai. Premio Agnes 2020 per la carta stampata in Italia. Ha vinto anche il premio Guidarello 2023 per il giornalismo d’autore.

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