Giorgetti motozappa, fa il liberale alla Milei, ma si muove da statalista. E’ un altro che si prepara per il Colle

Inneggia all’Argentina, ma si è fermato con le privatizzazioni, in manovra lascia aumentare lo stipendio dei ministri non eletti, ed elogia Salvini. All’Agenzia dell’Entrate pensa a Carbone, vice di Ruffini

Elogia la motosega di Milei, ma è Giorgetti motozappa. Anche lui si farà crescere le basette. Dissoda il podere di Salvini e Meloni per seminare la sua zolla Quirinale. Ha festeggiato 58 anni ma ne prepara altri sette da liberale al contrario. Sogna afuera, firma l’agregar. Ai ministri non parlamentari aumenta lo stipendio, agregar! All’Agenzia delle entrate intende nominare il vice di Ruffini, Vincenzo Carbone, agregar! Alla Rai restituisce il canone, agregar! Stava per inviare emissari del Mef in tutte le società che ricevono fondi pubblici, agregar! A Salvini lancia baci perché “il capo va rispettato”, agregar! Per concimare il terzo polo bancario azzarda: golden power. Atenciòn! Giorgettinho ha la motoazada.



Meloni non ha trovato un ministro dell’Economia, ma un contorsionista con gli scopettoni, il suo querido Giorgettinho, muy útil. Va ad Atreju e dice che il suo modello è Milei, mister motosega, lui che da ministro, al massimo, porge la limetta a Meloni. Gli piace passare per liberale, ma è il ministro del governo “più stato”, “le partecipate (restino) a noi!”. Da Roma si sposta a Milano, per il congresso della Lega lombarda, e spiega che Salvini, è il capo, e che basta brontolare. Primo, l’unico liberale motosierra è Luigi Marattin, che ha lasciato Renzi per fondare Orizzonti liberali. Secondo, o gli italiani hanno perso la memoria o Giorgetti nos toma per la nariz, prende per il nasino.

A Salvini voleva togliere i film di Bud Spencer (“pensi alla credibilità, basta film alla Bud Spencer”) che sono rimasti il suo unico conforto. A ottobre, a Meloni, stava per togliere il respiro quando a Bloomberg ha detto: “Servono sacrifici”. La Borsa è crollata, Fazzolari ha avuto un mancamento, ma Giorgettinho era felicissimo perché lui si vanta: “Ma io dico sempre la verità”. Verità o arronzon?

Ci ha messo una pezza la presidente e da allora Giorgetti il jardinero è rimasto in silenzio (ora colleziona maglie di squadre sudamericane). In estate, in conferenza stampa, raccontava che era possibile “privatizzare una parte della Rai”, salvo poi ripristinare il canone Rai, che l’anno precedente aveva tagliato, ma solo come prestidigitación.

Alla festa del Foglio, collegato dalla sua vigna, anticipava: “I ministri taglino altrimenti ci penso io. Farò il cattivo”. Preso dalla paura, Dario Argento si è dato ai film comici con Cochi e Renato. In queste ore, alla Camera, con un emendamento, il governo alza lo stipendio ai ministri non parlamentari provocando il dissing del secolo: Mario Giordano contro Claudio Borghi Aquilini. Ma lui, Giorgettinho? Cade dalle nuvole, cae de las nubes.

Ha compiuto ieri 58 anni ma da due anni e mezzo, ripete che “è pronto a lasciare”. Stefano Candiani della Lega: “Ma Giancarlo ha il futuro d’avanti. Andrà al Quirinale” (al posto della Lancia Flaminia salirà sul trattore). Stava per privatizzare Poste, Ferrovie, afuera!, ma anche in quel caso Fazzolari (Fazzo, siamo tutti fazzi di te) gli ha spiegato che le Poste devono restare in mani italiane e Donnarumma, ad di Ferrovie, ha aggiunto: “La privatizzazione? Non esiste”. Giorgetti dice sempre quello che pensa, ma fa sempre quello che dicono. Tranne con Tajani.

Forza Italia e il suo tridente Gasparri, Lotito, Damiani, gli vorrebbe colorare la frezza bianca di rosso socialista. Il senatore Maurizio D’Attis, sempre di FI, relatore della manovra, alla Camera, si apre non visto: “Al Mef non mi sembra che abitano dei geni …”. A Milano, dalle parti di piazza Gae Aulenti, la piazza delle banche, si fa notare che Giorgetti è un ministro stravagante: contro Unicredit ha parlato di golden power, ma ha taciuto quando Crédit Agricole è salito in Banco Bpm. Lui che ha come filosofia di vita il camino e la motosega per tagliare i ciocchi, e stare al calduccio, quando ha saputo che Ernesto Ruffini, San Ruffini delle Entrate lasciava l’Agenzia, ha subito pensato: “Uffa, un’altra seccatura”. Se fosse per Giorgettinho in ogni posizione di comando dovrebbe andare il vice, tanto che al posto del Santo dovrebbe indicare Vincenzo Carbone, il vicario di Ruffini. Afuera? No. Lui remplazar con dulzura, rimpiazza con dolcezza, perché è un trabajo! Seccatura. Si sta inserendo in manovra il più sovietico emendamento di sempre, per impedire a Renzi di ricevere compensi da stati esteri (la scusa del governo ora è: “Non è per i soldi, ma per evitare la strana provenienza”) e lui, Giorgettinho? En silencio. Da ben 28 anni, dal 1996 a oggi, due volte ministro, due volte sottosegretario, con il sudor en la frente, combatte le furie stataliste e coltiva l’asparago liberale, ogm. Nel tempo libero indica a Salvini come usare la motoazada. La gasolina la mette l’altro e Giorgetti raccoglie la frutas. Motosierra o gran birbon?

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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