La norma mette nel mirino i parlamentari che percepiscono compensi annui superiori a 50 mila da soggetti con sede all’estero. E colpirebbe anche Renzo Piano. La collera di Meloni, convinta che dietro ogni malefatta italiana ci sia il leader di Italia viva
Punire Renzi e rieducare Piano (Renzo). Una piccola vendettina. Meloni pensa che dietro ogni malefatta italiana ci sia Renzi, il gran birbone della repubblica. Cosa fa? Chiama Fazzolari e il Fazzo si adopera. Viene presentato un emendamento in manovra, a firma Buonguerrieri FdI, che dice: “Componenti di governo, parlamentari, presidente di regione, non possono percepire compensi annui superiori a 50 mila euro se derivanti da attività svolte nei confronti di soggetti non aventi sede legale nel territorio dello stato”. L’emendamento è sballato. Viene riscritto e diventa in queste ore: “Prelievo forzoso ai parlamentari per destinarlo alla sanità”. Una spruzzatina di populismo. Riguarderebbe anche Pier Silvio Berlusconi, qualora… e colpisce pure la matita d’Italia, il senatore a vita, l’architetto. Anche la Russa ora dice: “Giorgia, Piano”.
Meloni è la donna dell’anno, di Politico, è Evita Melon, ma è anche Super permaloson. Quando è scoppiato il caso Sangiuliano, Renzi, hidalgo solitario, ha fatto ballare il cha cha al governo e si è permesso, così, sommessamente, di chiedere come fosse stato possibile nominare Fabio Tagliaferri di Ales, forse amico di Arianna Meloni. La sorella, Giorgia che tutto vede e tutto annota nel suo quaderno giallo (presidente, l’Italia sta perdendo la carta di Fabriano) si è ricordata del torto. Nel meridione si dice: tieni la pezza per quando c’è il buco. La pezza è la legge di Bilancio, il buco è Renzi, il conferenziere. Gira il mondo, tiene lezioni, guadagna e lo ha sempre rivendicato, senza vergognarsene. Cosa c’è di meglio che dargli una piccola lezioncina? Viene presentato un emendamento della deputata Buonguerrieri, deputata dell’accademia del Fazzo. E’ il divieto di percepire proventi superiore a 50 mila euro da soggetti con sedi estere. L’emendamento è appiccicaticcio. Succede spesso. Mancano le indicazioni di spesa, ovvero quanto beneficio porta alle casse dello stato. Agli uffici della Camera balza subito per quello che è. Una resa dei conti tra Meloni e Renzi, uno che per la premier è capace di tutto. E di inventarle tutte. L’emendamento arriva sulla scrivania di Giuseppe Mangialavori, presidente della commissione Bilancio della Camera, di Forza Italia. Non accadrà, almeno non ora, ma se Pier Silvio dovesse avere il ghiribizzo di fare politica, beh, l’emendamento anti Renzi potrebbe riguardare anche lui. Forza Italia lo nota e inizia a spiegare a Meloni che l’emendamento non va. Ma Meloni è tenace. Il Fazzo non demorde. Lo fa riformulare sotto forma di prelievo forzoso ai parlamentari che ricevono compensi per 50 mila euro da destinare alla sanità. Dalle parti di Renzi si dice: “Una norma a metà tra il regime sudamericano e l’America Latina”.
La notizia dell’emendamento anti Renzi era già stata pubblicata dal Fatto e ora siamo alle battute finali. Sarà un caso ma ad Atreju, Peter Gomez intervista Ignazio La Russa e qual è la domanda che il direttore del Fatto.it rivolge a La Russa: “Presidente, ma cosa ne pensa di questo emendamento?”. La Russa sorprende tutti e la butta sull’etica. Dice che se “vogliamo discutere ne possiamo discutere” ma aggiunge che si trasforma in una risposta agli atteggiamenti “folcloristici di Renzi”, ebbene, “sarei assolutamente contrario”. Sugli emendamenti che entrano ed escono in queste ore ci sarebbe da scrivere uno zibaldone (sarebbe apparso quello che aumenta l’emolumento ai ministri non eletti, che ricevono solo 5 mila euro, ministri come Crosetto, Giuli, Calderone, Schillaci). Tutto può entrare e uscire da una legge di Bilancio ma stranamente questo emendamento “Renzi birbone, te la faccio vedere io”, non deve uscire. I sotterranei del Transatlantico (chissà quante talpe) raccontano che si sarebbe mossa addirittura Meloni per spiegare al presidente della Camera, Lorenzo Fontana, la ragionevolezza della legge. Ma se l’altro presidente dice che “no”, c’è qualcosa che davvero non torna. Quanti sono i parlamentari gli avvocati d’affari che lavorano e percepiscono compensi esteri? L’emendamento parla poi di parlamentari e tra i parlamentari ci sono i senatori a vita. Chi è il senatore più cercato all’estero, l’architetto che collabora e firma opere internazionali? E’ l’inarrivabile Piano che per assurdo dovrebbe rinunciare accettare il “prelievo forzoso”. La Russa difendendo Renzi, difenderebbe in realtà il Senato, Piano, il vanto d’Italia. E questa è una. Viviamo in tempi di grande centro e di complotti bassi. Chi è il più antipatico per Meloni? Renzi, il quale non è amato neppure da Calenda, ma la domanda viene fatta da Gomez, del Fatto. E allora? Gira la testa. Sarebbe un asse contro Renzi (mai parlar male di Arianna, birboni) ma che si ritorce contro FI, il nord, i parlamentari liberali e forse chissà anche Pier Silvio. Un sottosopra, illiberale. Renzo Piano sarebbe capace di dire che si mette a lavorare gratis, grande ormai com’è. Che La Russa debba fare il paciere è l’impensabile. E’ Natale e non sono affatto tutti più buoni, ma solo più incolleriti. Confidiamo nel 24 dicembre, quando arriverà il bue e l’asinello. Caro Piano, il presepe, lo disegni lei, e come compenso chieda l’emendamento “fate pace”.