Consolidato il primato regionale, Fattoria Latte Sano punta al grande salto: “Se il bando sarà europeo, parteciperemo”, dice il direttore generale Simone Aiuti. Latte, formaggi e sostenibilità per crescere senza fretta, ma con obiettivi ambiziosi
Se la Centrale del Latte di Roma sarà di nuovo messa a bando dal Campidoglio (una privatizzazione che il Comune sarebbe ancora obbligato a fare secondo l’ultima delibera), tra i possibili acquirenti c’è pure il suo maggior competitor e prima azienda del settore nella regione. Parliamo della Fattoria Latte Sano che da un paio d’anni, anche sfruttando le difficoltà della Centrale dopo l’uscita di Parmalat e dei francesi di Lactalis, ha conquistato il primato regionale. Nel 2023 ha avuto ricavi consolidati per 125 milioni di euro e 75 milioni di litri trasformati, che rappresentano il 6,2 per cento del mercato nazionale. Vi sarà capitato di vedere il marchio al supermercato o nei piccoli negozi, oppure sui loro mezzi di trasporto: con circa 200 automezzi sono presenti su tutto il territorio regionale, ma i loro prodotti sconfinano anche in Maremma, Abruzzo e Campania, con altri marchi (15-20 per cento della produzione). “Se per Centrale del Latte verrà emesso un bando europeo, noi parteciperemo. Lo avevamo già fatto nel 1998, nella gara, poi ritenuta irregolare, vinta da Sergio Cragnotti. Del resto, perché mai il Campidoglio dovrebbe tenersi sul groppone una partecipata che non eroga servizi al cittadino ma produce beni di consumo? Il latte pubblico non esiste più. Se dovessimo spuntarla, diventeremo una delle prime aziende del paese, mantenendo entrambi i marchi”, afferma il direttore generale di Fattoria Latte Sano, Simone Aiuti.
L’azienda nasce nel 1949, prima guidata da Goffredo Cozzi e poi da Enrico Lorenzoni, la cui famiglia è ancora al comando, col presidente Marco Lorenzoni. Per arrivarci si prende il raccordo, si esce dalle parti di Ponte Galeria e si entra in un terreno agricolo di 60 ettari dove arriva il latte dagli allevatori della regione, con una filiera cortissima. L’azienda è organizzata come un piccolo borgo assai gradevole: ci sono gli stabilimenti, gli uffici amministrativi, lo spaccio aziendale, le aule didattiche per le scuole. All’ingresso mucche stilizzate e un bel presepe natalizio. Qui si lavora il “latte & i suoi derivati” (come direbbero Lillo e Greg), mentre nello stabilimento di Rieti si producono formaggi e mozzarelle. Anche loro, per bilanciare il calo del consumo di latte, hanno dovuto diversificare. Oltre a latte fresco, a lunga conservazione, uht e senza lattosio, l’azienda produce panna fresca, burro, yogurt, ricotta, caciotte, stracchino, mascarpone, grana padano e uno sfizioso latte con cacao.
“Negli ultimi anni il consumo di latte in Italia è sceso del 15-20 per cento. Si consumano 35-38 litri annui pro capite contro i 60-80 litri del nord Europa. I motivi sono diversi: c’è la crisi della natalità, e con meno bimbi si vende meno latte, e c’è poi la narrazione che il lattosio faccia male o generi intolleranze, e questa è diventata è una moda che ha costretto le aziende, compresi noi, a produrre latte senza lattosio. Poi ci sono i vegani. E gli animalisti contro gli allevamenti intensivi. Ma per noi il benessere degli animali è al primo posto: siamo stati i primi a introdurre le stalle sul modello svedese, con stabulazione libera o semibrada”, spiega il direttore generale. Per compensare il minor consumo di latte, s’è incentivata la vendita a bar (circa 4 mila), pasticcerie (circa 700) e gelaterie (un migliaio). Dei cappuccini che si consumano ogni giorno a Roma, circa 400 mila sono fatti col latte della Fattoria. “Però nessun cliente si chiede se il cappuccino è fatto con latte con o senza lattosio…”, fanno notare dallo stabilimento.
La storia di Fattoria Latte Sano è quella di una bella pagina dell’industria lattiero-casearia a gestione familiare. “Siamo cresciuti piano e in maniera costante, insieme ai nostri clienti che sono cresciuti con noi, perché siamo partiti dai piccoli negozi e market, arrivando solo in seguito alla grande distribuzione. Non ci siamo mai montati la testa e non abbiamo mai fatto il passo più lungo della gamba, puntando tutto su qualità e distribuzione”, racconta Simone Aiuti. Dopo la pandemia e la frenata di Centrale del Latte, c’è stata però un’accelerazione, che li ha portati da un paio d’anni a essere primi nella regione. E ora sono pronti per il passo successivo: prendersi la Centrale.