La Corsica, la coda del diavolo e un cardinale che sarebbe piaciuto a Dumas

Domani il Papa al convegno sulla religiosità popolare. Gli italiani come me si erano fatti un’idea della Corsica attraverso la grande letteratura francese ottocentesca, Flaubert, Balzac, e soprattutto il Mérimée di Mateo Falcone e di Colomba

Piuttosto che del primo viaggio di un pontefice in Corsica, la regione più piccola e più povera della Francia, dove “Papa Francescu” andrà domani, 15 dicembre, i commenti hanno trattato del viaggio mancato all’inaugurazione di Notre-Dame. Leggendovi una distanza dalla Francia o da Macron – che sarà ad Ajaccio per incontrarlo – o, più benignamente, una conferma della predilezione per le periferie e i poveri.


La Corsica è una specie di “estero” ideale per l’Italia, archiviate le pretese fasciste di annettersela, abusando del passato di Pisa e di Genova. Cultura, costumi e la magnifica lingua (“il più puro dei dialetti italiani” per Niccolò Tommaseo) sono straordinariamente e ormai gratuitamente vicine a quelle italiane. A Isola Rossa, sulla tomba di Pasquale Paoli, U Babbu di a Patria, è in italiano la lapide che commemora le ossa reduci dal lunghissimo esilio.

Gli italiani come me si erano ancora fatti un’idea della Corsica attraverso la grande letteratura francese ottocentesca, Flaubert, Balzac, Dumas, e soprattutto il Mérimée di Mateo Falcone e di Colomba, e da lì l’esotismo della “vendetta” e dei banditi d’onore che “ammazzano ma non rubano” (“poveri diavoli” per Maupassant, ma “gente d’onore, se mai ce ne fu”). E poi con le vacanze, per lo più in una natura senza storia.

L’inno nazionale còrso, dal 1735, il “Diu vi Salvi Regina”, era venuto, appena adattato, dalla versione secentesca di un gesuita e santo pugliese: “Voi da i nemici nostri / À noi date vitoria / E poi l’eterna gloria / In paradisu”. L’indipendenza còrsa era messa sotto la protezione mariana, ed è ancora al suo nome che s’ispira la visita di Francesco, con il vezzeggiativo, a Madunnuccia, che misura la distanza da Notre-Dame. L’occasione è il convegno sulla religiosità popolare nel Mediterraneo, tema cui il Papa è specialmente sensibile. La religiosità a lungo trattata come “bassa” nei confronti della spiritualità “alta”; quella, secondo l’Archivio per la storia della pietà, che “guarda al cuore dell’uomo per vedervi il suo amore o il suo odio per Dio”. Quella delle confraternite, delle feste, dei pellegrinaggi, delle processioni. Delle manifestazioni “corporali”, dei riti ereditati, del mistero rivissuto nei termini dell’esperienza umana, dell’aspettativa di grazie e di liberazione dalle disgrazie e dalle paure. Una religiosità “impura”, già relegata al folklore e alla superstizione, minacciata dall’invadenza delle sette, e valorizzata soprattutto per l’evangelizzazione del cosiddetto Terzo mondo: oggi è l’ultimo mondo a venire alle coste mediterranee, sicché il convegno còrso promette di riservare un’attenzione forte alla migrazione. E questa può essere un’altra spiegazione del desiderio di Francesco di partecipare, oltretutto alla vigilia del Giubileo.

Ce n’è un’altra ancora, una predilezione del Papa per François-Xavier Bustillo: spagnolo (di Pamplona) e naturalizzato francese, francescano, nominato vescovo da Francesco nel 2021 e appena due anni dopo, nel 2023, creato, “a sorpresa”, cardinale. Alla cerimonia lo accompagnarono in piazza San Pietro 800 còrsi, in tre aerei, dal cui numero ed entusiasmo il Papa fu colpito. Giovane com’è, 56 anni, Bustillo sembra già destinato a incarichi più elevati, e ce n’è uno solo.

La Corsica è anche alla vigilia – in teoria, la situazione francese rende le cose più aleatorie – di una definizione dell’autonomia promessa da Macron e accolta con favore dalla maggioranza autonomista dell’isola. Dal 2014, l’indipendentismo aveva ripudiato la lotta armata. La vita pubblica è stata riesacerbata dall’assalto mortale subito nel carcere di Arles da Yvan Colonna, nel febbraio del 2022, a opera di un estremista islamista. Colonna, un pastore, era stato arrestato nel 2003 e condannato all’ergastolo per l’omicidio del prefetto avvenuto nel 1998, di cui si era sempre detto innocente. Le strade dell’isola si mobilitarono in nome delle parole, “Ci stiamo per risvegliare” e “Ho fiducia”, che in prigione Colonna aveva detto a un compagno indipendentista basco. Un incontro drammatico fra nazionalismo còrso e basco, fra il paese in cui il cardinale Bustillo è nato e quello di cui è diventato vescovo.

Tennista, nuotatore, Bustillo è quello che si dice un gran tipo. Dalla nomina, percorre instancabilmente l’isola, mare, monti, città, villaggi. Disinvoltamente mondano, grande, bello, fotogenico, è, disse la copertina di Paris Match, “il cardinale di cui tutto il mondo parla”. Sarebbe piaciuto a Dumas, non solo in veste di cardinale, magari anche in quella di moschettiere.

Evocando una sera di fine agosto, nel vescovato di Ajaccio appena restaurato, l’inviata del Monde Ariane Chemin disegnò a novembre uno scintillante e malizioso ritratto. “Servitevi, è gratis”, esortava Bustillo il centinaio di invitati a festeggiare l’assegnazione della Légion d’honneur e la promessa della visita papale: una “Bustillomania”. Un famoso chef, Mathieu Pacaud, delegato alla consegna dell’onorificenza, al cospetto di tutti i potenti e i notabili dell’isola – tranne, “per sua fortuna”, la presidente della Corte d’Appello di Bastia, in vacanza. La fortuna, spiegava Chemin, era legata alla presenza di Paul Canarelli, avventore pluricondannato dei tribunali còrsi, proprietario del resort di Murtoli, tra Bonifacio e Sartène, vasto “45 volte il Vaticano”, prediletto da ministri dive e latitanti, compresa la coppia Sarkozy o Leonardo DiCaprio. L’impresa si è fondata sulle richieste di autorizzazione all’uso agricolo dei terreni, e la loro piegatura a usi di “lusso sublime”, e alla chiusura illegale di chilometri di costa, dalla terra e dal mare. Per esempio, denunciò l’associazione U Levante, il permesso del 2013 per un alloggio per i lavoratori agricoli, trasformato nel circolo esclusivo di un campo da golf. Già nel 2016, il resort era stato condannato per reati vari, fra i quali “la distruzione di specie animali e vegetali protette”.

E’ proprio Canarelli a offrire il menu e il cibo della serata del 29 agosto, anche al capo della gendarmeria, i cui agenti sono impegnati nelle indagini a suo carico. Due mesi fa, la Cassazione francese ha reso definitiva una condanna di Canarelli a un anno e 40.000 euro di ammenda, e una confisca, per violazione di domicilio, degradazione di ambiente e furto (oltre che a un risarcimento di danni). Il domicilio è la splendida torre genovese di Anne de Carbuccia, famosa fotografa e regista, di antica famiglia còrsa di Bastia, che da 18 anni (!) si è vista manomessa, invasa, vandalizzata quella che era casa sua e delle sue figlie, e ha il torto di trovarsi nel punto più bello della costa di cui Canarelli e i suoi finanziatori si sentono padroni. Il giorno prima, Canarelli era stato condannato a un anno con la condizionale per aver ospitato nel 2014 il latitante Jan-Luc Germani, cognato ed erede designato di Richard Casanova, boss di una egregia banda criminale, assassinato nel 2008 (il presunto uccisore è sfuggito al giudizio perché è esploso, col suo garage, un anno dopo).

Il gran cuoco, Pacaud, ammira Bustillo anche perché “non giudica mai”. Chemin elenca una sequela di incontri arrischiati di Bustillo, visitatore di carcerati e di carcerandi. Non chiedo la fedina a quelli che incontro, dice lui. Incontrare è però diverso da frequentare. “Come pastore per me è importante incontrare ogni realtà e ogni persona”. Anche Gesù, del resto. Poi, al mercato del tempio, perse la pazienza.

La Corsica si dichiara al 90 per cento cattolica: un miraggio per il resto d’Europa. In 120 mila, un terzo dell’intera popolazione, vorranno domani essere presenti. Lo spazio in cui Francesco dirà messa all’aperto, sormontando la statua di Napoleone, tiene 8 mila persone. Maxischermi dappertutto. Un’altra messa sarà detta per il clero nella cattedrale. Agenda e percorso sono fissati al millimetro. Il costo dell’evento si valuta sui 2 milioni di euro, la diocesi è in passivo. Bustillo ha indetto una raccolta plenaria di doni, che ha avuto una gran riuscita di piccole somme di fedeli, nelle chiese e nei supermercati, e di somme maggiori. Chi diffida della beneficenza troppo vistosa e della devozione mafiosa, studia l’agenda della giornata papale per sincerarsi che non riservi intervalli accessibili a cattive frequentazioni. Il menu di Canarelli incombe, e ci si interroga sulla pausa fra le cerimonie della mattinata e quelle del pomeriggio: dove, e da quale cucina, farà colazione il Santo Padre? L’intervallo sarà riservato a riposo e rifocillazione al vescovato, ma il diavolo sa mettere la coda dappertutto.

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