Da oggi entrano in vigore le modifiche volute dal ministro Matteo Salvini. “Aumentano le sanzioni, non la sicurezza. Sarà più difficile individuare chi non rispetta le regole, ma quei pochi che verranno beccati dovranno pagare di più. Pagheranno per tutti: questa è mostrificazione”
Oggi entra in vigore il nuovo Codice della strada voluto dal ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Matteo Salvini. Una riforma alla quale il ministero si è dedicato per oltre un anno e mezzo. “Un’occasione persa”, dice al Foglio Marco Scarponi, fratello dell’indimenticato Michele, campione gregario del ciclismo, e segretario generale della Fondazione Michele Scarponi che crea, sostiene e finanzia progetti per l’educazione al corretto comportamento stradale. “Un’occasione persa perché non si rimette spesso mano al Codice della strada. Poteva, doveva, essere il momento di ripensare il concetto di strada, chiedersi: cosa vogliamo creare? A quale modello di mobilità puntiamo? Cosa possiamo fare per rendere le nostre strade più sicure?”. Se queste domande il ministro Salvini e i suoi collaboratori se le sono poste, le risposte sono state assai confuse e tutte andavano in un’unica direzione: manteniamo lo status quo, in fondo non va poi così male. “Il nuovo Codice della strada ci dice solo una cosa: le strade sono delle auto e per gli altri non c’è posto”. E non solo. “Le modifiche vanno verso la colpevolizzazione, la mostrificazione di chi guida, o meglio viene beccato a guidare, in stato di ebbrezza o dopo aver assunto sostanze stupefacenti. Sembra quasi dirci che gran parte degli incidenti stradali è colpa di tossici e ubriaconi”. Eppure secondo i dati forniti da Carabinieri e Polizia di stato, solo l’8,5 per cento degli incidenti in Italia è stato causato o concausato da persone con valori alcolemici superiori al consentito e il 3,2 da persone che guidavano sotto gli effetti di sostanze stupefacenti.
“Dietro al nuovo Codice della strada c’è un ragionamento imperfetto. Chi ha scritto le modifiche a quello vecchio crede che l’aumento delle sanzioni possa determinare un incremento della sicurezza. Non è detto però che le persone per paura di multe più salate inizino a rispettare di più le regole. Soprattutto se contemporaneamente rendi i controlli più complicati”, spiega Scarponi. “Le nuove norme limitano il numero e l’utilizzo degli autovelox, vietano l’uso di telecamere stradali per rilevare le infrazioni di chi è alla guida, tipo l’utilizzo del cellulare. Insomma sarà più difficile individuare chi non rispetta le regole, ma quei pochi che verranno beccati dovranno pagare di più. Pagheranno per tutti: questa è mostrificazione. E’ una posa: faccio vedere di fare il duro, ma poi non lo faccio davvero”.
Quella di Matteo Salvini è una riforma nata vecchia, obsoleta per concezione, distante da una società che cambia. “E’ da anni che vado nelle scuole a parlare di sicurezza e cultura stradale. Anno dopo anno il numero di ragazzi che prendono il patentino per il motorino è crollato. Dicono che non ne sentono il bisogno”, racconta. “Non si stanno preparando a diventare automobilisti. Per loro la libertà di movimento non è più avere un mezzo privato, è muoversi senza rischi, scegliere tra le alternative che la società di oggi offre”. Treni, bus, metro, bici elettriche, monopattini, scooter a noleggio. “Una realtà completamente ignorata dal ministro Salvini che anzi ha puntato il dito contro i monopattini, creando un nemico per la sicurezza pubblica che però non esiste”. Gli incidenti che hanno coinvolto un monopattino sono stati 3.365 nel 2023, 166.525 hanno coinvolto invece automobili. Solo nel 3,5 per cento dei casi chi era alla guida del monopattino è stato causa dell’incidente. “Così si distrugge una categoria e un’opportunità per effettuare piccoli spostamenti senza dover ricorrere all’auto”.