Con la nomina di Jared Isaacman alla guida dell’agenzia spaziale il tycoon punta su imprenditori tech per accelerare la Space economy: imprenditoria e innovazione al comando
Nel 2017, quando l’allora presidente americano Donald Trump, già da sei mesi insediato alla Casa Bianca, aveva scelto il suo amministratore dell’agenzia spaziale, la Nasa, ci vollero oltre otto mesi di discussioni, colloqui, e audizioni in Senato per confermare Jim Bridenstine. Era il primo politico senza un background scientifico o ingegneristico a ricoprire quel ruolo, e a 42 anni era pure uno dei più giovani. La sua nomina a capo della Nasa fu confermata a settembre del 2017, quando Trump era in carica già da otto mesi, e in molti avevano interpretato quel ritardo come se lo spazio e le politiche spaziali non fossero una vera priorità per Trump. Adesso è cambiato tutto.
Il nuovo amministratore della Nasa scelto dal presidente-eletto è l’imprenditore, miliardario e astronauta quarantunenne Jared Isaacman. La sua è forse la nomina più sorprendente per la Nasa, ma anche la più adatta al nuovo corso che Trump, ed Elon Musk, vogliono dare alla ricerca e alla Space economy americana. “La nomina di Isaacman è un segnale forte della volontà di dare un’impostazione diversa alla politica spaziale, che vede l’innovazione e le attività che gli imprenditori come Musk e Isaacman portano avanti al centro dello spazio americano”, dice al Foglio Marcello Spagnulo, ingegnere aeronautico ed esperto di geopolitica spaziale.
Jared Isaacman è diventato famoso a livello internazionale nel 2021, quando annunciò che avrebbe finanziato un viaggio di 4 giorni in orbita, a bordo della nuova capsula Crew Dragon, veicolo spaziale prodotto dalla SpaceX di Musk, e che aveva trasportato persone nello spazio per la prima volta solo un anno prima, a metà del 2020. La storica missione si è svolta a settembre del 2021, e Isaacman ha mantenuto la promessa di portare con sé tre persone comuni. Nemmeno sei mesi dopo, a febbraio del 2022, insieme a SpaceX ha annunciato il Programma Polaris, una serie di tre missioni spaziali, anche per testare nuove tecnologie utili ai programmi di SpaceX. La prima missione Polaris si è svolta quest’anno, mentre la seconda si dovrebbe svolgere nel 2025. Nel 2026 addirittura, la terza missione Polaris potrebbe essere il primo volo con passeggeri a bordo della Starship, il nuovo razzo pesante che sta costruendo SpaceX. Ora sarà interessante vedere se Isaacman diventerà il primo amministratore della Nasa a volare nello spazio mentre è in servizio, o se rinuncerà al volo spaziale. La carriera spaziale di Isaacman è iniziata solo quattro anni fa: prima era impegnato su due fronti, guidare la sua azienda di pagamenti online Shift4 Payments – che ha fondato a soli 16 anni nel 1999, e si è quotata in Borsa nel 2020 – e occuparsi di Draken International, una società che si occupa di addestrare piloti privati all’uso di aerei militari. Uno dei più fidati collaboratori di Isaacman, che è con lui andato nello spazio a settembre 2024, si chiama Scott Poteet, ex pilota di caccia per l’aviazione americana, ed è stato prima dirigente in Draken International, poi in Shift4 Payments.
La scelta di Isaacman, senza esperienza nella Pubblica amministrazione, indica grandi cambiamenti dentro all’Agenzia spaziale americana, che al 2024 gestiva circa 25 miliardi di dollari all’anno e centinaia di collaborazioni internazionali. Cambiamenti che avranno un effetto anche sull’Europa, Italia in primis, visto che diverse componenti della capsula Orion e della stazione lunare Gateway, sono costruite proprio qui. “Non dimentichiamoci che dietro Elon Musk ci sono gli altri imprenditori della Silicon Valley”, dice Spagnuolo. “Isaacman è un finanziatore di SpaceX, ma c’è anche Peter Thiel, che è stato datore di lavoro del vicepresidente eletto Vance, e che ora collabora con la Anduril di Palmer Luckey ed è uno dei più grandi finanziatori di Musk. C’è lo stesso Jeff Bezos, che dovrebbe lanciare il suo New Glenn sviluppato dalla Blue Origin entro la fine dell’anno”. Un cambio di passo nella politica spaziale americana che per la prima volta non avviene per una decisione politica, ma per una scelta economica, agevolata da imprenditori e giovani miliardari tech. Lo stesso trentaduenne Palmer Luckey, creatore del visore per realtà virtuale Oculus, ora di Meta, è uno degli imprenditori più interessanti nel settore della Difesa, fondatore e ceo di Andurill, la prima società nel campo degli armamenti ad avere una collaborazione con OpenAi, ed è un sostenitore di Trump sin dal 2016.
Mentre si prepara questa rivoluzione nell’economia spaziale americana, l’Amministratore della Nasa, l’ottantaduenne Bill Nelson che è in carica fino al 20 gennaio, ha annunciato all’inizio di dicembre l’ennesimo rinvio delle missioni Artemis 2 e Artemis 3. La terza, quella che prevede l’allunaggio, è ora prevista a metà 2027. Una data che, stando all’architettura attuale di missione, sembra difficile ma Trump vorrò portarla a termine entro la fine del suo mandato, e farà di tutto per riuscirci, anche dando carta bianca a Musk e Isaacman.