Intorno al Pd c’è solo confusione. Con una guerra fratricida tra i pentastellati e il caos al centro, Elly Schlein è sempre più decisa a diventare l’unica federatrice del centrosinistra. Ma la strada è in salita
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È una fase di rimescolamenti, a sinistra, ed è una fase in cui il Partito democratico si guarda attorno e non vede altro che caos, confusione, disordine, cespugli infuocati. Il Pd, tutto sommato, gode di buona salute, le regionali lo hanno rafforzato, anche laddove il Pd non ha vinto. Ma quel che non può non preoccupare Elly Schlein, fortissimamente decisa a essere lei l’unica federatrice del centrosinistra quando si andrà a votare, è la situazione complicata che ruota attorno al suo partito. A sinistra, lo sapete, il Movimento 5 stelle, o quel che ne rimane, è impegnato da settimane in una guerra fratricida e la possibilità che vi sia una scissione, seppure dell’atomo, è qualcosa di più di una semplice possibilità (nasceranno due Udeur del vaffa?).
Al centro, invece, il movimento è ancora più vorticoso anche se altrettanto incomprensibile, a volte, ma la gara che si è aperta ormai da mesi è chiara ed è quella che riguarda la ricerca disperata non di un federatore del centrosinistra ma di un federatore del centro che dovrà allearsi con il centrosinistra. Qualcuno in grado di far andare d’accordo il centro di ieri, da Matteo Renzi a Carlo Calenda, e quello di domani. E la ragione per cui nelle ultime settimane si sono fatti strada i nomi di Beppe Sala, sindaco di Milano, ed Ernesto Ruffini, direttore dell’Agenzie dell’entrate, dipende proprio da questo punto: cercasi disperatamente un leader, non ancora leader, che possa permettere al Pd, un domani, di avere un alleato in grado di non disperdere i suoi voti. Campo largo, leader stretti.