Rai manleva. L’idea della maggioranza: togliere la tutela legale a Report. A gennaio via il grado a Ranucci

Dopo il caso Report-Sangiuliano, la Rai intende rivedere il ruolo di vicedirettore ad personam per Ranucci. La destra spinge per eliminare la “manleva” ai giornalisti Rai. Le perplessità dell’ad Rossi

Non era Tele Meloni, ma prove di Tele ‘mbriachi, Rai sbronza. Un direttore tornato in Rai annuncia querela per un audio tramesso dalla Rai, i vertici della Rai non conoscono i contenuti della Rai, e quando li conoscono non possono modificarli “perché troppo tardi per cambiare la scaletta”. Il caso Report, la messa in onda di conversazioni private tra l’ex ministro Sangiuliano e la moglie, potrebbe risolversi con una decisione epocale. FdI, Lega e Forza Italia chiedono adesso all’ad Giampaolo Rossi di eliminare la manleva, la tutela legale che solleva dai rischi penali ed economici i giornalisti Rai. Chiedono a Rossi come sia stato possibile mandare in onda quella “sporcizia”, una pagina “vergognosa”, stigmatizzata anche dal maestro della critica televisiva, Aldo Grasso, sul Corriere. Vogliono far provare ai dipendenti Rai, dalla querela facile, quando si parla di loro, cosa significa fare giornalismo e saldare con il conto proprio. Il prossimo spot sarà “Rai, di tutti, e di meno”.



L’obiettivo è Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, ma eliminare la manleva, avrebbe ribattuto Rossi, a chi continua a chiederglielo, significherebbe eliminarla per tutti i giornalisti Rai. E non si esclude. Quello che verrà sicuramente modificato è il ruolo del vicedirettore ad personam. Sono tre: Ranucci, Milo Infante e Alberto Matano. Sono gratifiche che non corrispondono alle responsabilità. I tre non gestiscono strutture, ma in qualità di vicedirettori si autodirigono. A gennaio, via. Togliere dunque la manleva, togliere il grado di vicedirettore ad personam. La Rai per rifarsi agli occhi degli spettatori, di Meloni, della critica, vuole togliere queste prerogative e se solo Ranucci se ne andasse, da un’altra parte, a La7, a Nove, togliergli il programma, che la Rai ora rivendica: “E’ un programma nato con Milena Gabanelli e che Ranucci ha snaturato. Un programma che resterà in Rai qualsiasi cosa accada”. Ora per far scivolare fuori Ranucci, per invitarlo all’esodo si mette in discussione l’impianto della trasmissione e la “fase distruttiva del suo conduttore”, che sarebbe “ossessionato dagli ascolti”. Chi lo dovrebbe dirigere, il direttore degli Approfondimenti, Paolo Corsini, direttore di destra, ha sempre risposto: “Provateci voi”. Si è tentato ancora di offrire la casella degli Approfondimenti alla Lega, ma la Lega, furba, si è fatta consegnare, subito, la direzione del Tgr per Roberto Pacchetti, che prende l’interim dopo l’uscita di Casarin. E’ bastato che durante un vertice di maggioranza, Salvini dicesse “guardate che se non nominiamo Pacchetti, l’interim va a Fontana, il condirettore più anziano, del Pd” per risolvere la questione. Meloni ha accettato. La Lega mantiene così la macchina del Tgr, potere regionale, con servizi a metà tra la sagra e la lusinga al politico di paese. E’ la Rai la tv dove le direzioni si spartiscono come il torrone di Natale e direttore non dirigono. Non riescono neppure a visionare una trasmissione difficile, a dialogare con Ranucci, il suo conduttore, dirgli, come avviene in qualsasi posto al mondo, forse “questo passaggio è meglio che lo rivediamo”. Domenica scorsa, solo a ora di pranzo i vertici si accorgono che la puntata di Report con gli audio diffusi sono un rischio legale altissimo. Sarebbe bastato rimontare la scaletta ma viene risposto ai vertici che “è troppo tardi”. In un giornale, anche il più scalcagnato, fino all’ultimo minuto, prima della chiusura, si riesce a sostituire in pezzo in pagina, a modificare. In Rai l’eccellenza del giornalismo, una contrada di giornalisti che si permette di spiegare agli altri come fare il mestiere, no. Ancora: è bravo Ranucci o è modestia di chi non riesce a lavorarci insieme, dirigerlo? Ranucci grazie al suo grado, è direttore di se stesso, conduce, vecchia innovazione dello scomparso Franco Di Mare, ex direttore di Rai 3 e conduttore di un suo programma. Il primo, il più astuto, a ripescare una disposizione che impediva ai direttori di condurre è stato Antonio Marano, il presidente facente funzioni, ormai destinato a rimanere presidente Rai. Ci è andato vicino. La vecchia circolare si applicava solo ai direttori e non ai vice. Il caso Report offre l’occasione per sopprimere il grado, resta da ragionare sulla manleva fortemente chiesta dai partiti di maggioranza. La domanda di FdI è questa: “Senza manleva, Report continuerebbe a mandare in onda le inchieste al limite?”. Ranucci ha sempre dichiarato che Report non ha mai perso una causa legale ma i vertici Rai notano che in verità le cause non sono mai arrivate a conclusione. Nel caso Report-Sangiuliano è la Rai contro Rai. L’ex ministro insieme alla moglie (altra dipendente Rai che andrebbe tutelata dalla Rai per prima) hanno presentato esposti e da giorni, i legali di questa tv al termine della notte sono riuniti per capire in quale tunnel si stiano infilando. Qualsiasi altra televisione si sarebbe coperta il viso, in Rai se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere. Ranucci è andato a Un Giorno da Pecora (sempre Rai) a garantire di aver informato Sangiuliano, l’altro, Sangiuliano, fa esposti contro chi ha passato audio a Report, la maggioranza chiede all’ad scelto dal governo di togliere la manleva e l’ad deve difendersi dalla sua maggioranza. Tele mbriachi è l’unico grande canale tematico che manca alla Rai.

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  • Carmelo Caruso
  • Carmelo Caruso, giornalista a Palermo, Milano, Roma. Ha iniziato a La Repubblica. Oggi lavora al Foglio

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