Inventarsi tasse ad hoc contro le industrie tecnologiche sarebbe un errore economico e politico. Si può digitalizzare il paese bastonando le aziende che offrono strumenti per farlo?
Il capogruppo di Forza Italia al Senato, Maurizio Gasparri, ha rinunciato agli emendamenti al ddl Concorrenza per finanziare gli investimenti nella banda larga attraverso un contributo a carico delle grandi piattaforme online. “Oggi l’emendamento lo ritiro – ha detto Gasparri – ma la prossima volta no”. Intanto, il senatore del Pd Antonio Nicita ha fatto propri gli emendamenti, di cui anche il leader di Italia viva, Matteo Renzi, ha sollecitato l’approvazione. Quelle dell’opposizione sono legittime schermaglie per mettere in difficoltà la maggioranza ma, con buona pace di Forza Italia, è un bene se queste proposte escono dal radar. Inventarsi tasse ad hoc contro le Big Tech sarebbe un errore economico e politico. Economico perché queste imprese già pagano le tasse: se non lo fanno, ricorrendo a sofisticate forme di evasione o elusione, gli strumenti per chiedere il dovuto ci sono già, come dimostrano i tanti procedimenti avviati (spesso con successo) dall’Agenzia delle entrate e dai suoi omologhi europei.
Non è neppure corretto vedere l’eventuale tassazione straordinaria come un modo per rintuzzare gli abusi delle piattaforme: anche in questo caso gli strumenti già esistono (lo confermano dozzine di casi aperti dal Garante della concorrenza in Italia e altrove) e comunque, a livello europeo, sono state introdotte severe limitazioni alla loro condotta. Ma lo scivolone più grave sarebbe sul piano politico: non solo perché si insiste continuamente sull’urgenza di digitalizzare il paese salvo poi bastonare le aziende che offrono gli strumenti per farlo, ma anche e soprattutto perché sarebbe del tutto contraddittorio con la più importante promessa del governo. Giorgia Meloni ha vinto le elezioni promettendo un’ampia riforma del fisco, attraverso la semplificazione e riduzione delle imposte: la continua moltiplicazione dei regimi speciali, delle tasse “ad aziendam” e delle agevolazioni ad personam è la causa per cui il nostro sistema tributario è il più incomprensibile del mondo. Se vuole fare qualcosa di utile, la politica italiana dovrebbe siglare un trattato di non proliferazione fiscale.