Il primo ministro polacco Tusk prenderà le redini della presidenza del Consiglio dell’Unione europea il primo gennaio. Il rafforzamento della difesa europea sarà la priorità delle priorità
Bruxelles. Il primo ministro polacco, Donald Tusk, prenderà le redini della presidenza del Consiglio dell’Unione europea il prossimo primo gennaio. Il motto scelto dalla Polonia per il suo semestre è “Security, Europe!”. Di fronte alla minaccia della Russia e al ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, il rafforzamento della difesa europea sarà la priorità delle priorità. Dove trovare i soldi? Il ministro delle Finanze polacco, Andrzej Domanski, vuole trovare una soluzione entro il prossimo aprile. “Non possiamo aspettare anni per avere fondi addizionali”, dice Domanski.
A Bruxelles, dietro le quinte, dopo l’elezione di Trump il tema di come finanziare gli investimenti nella difesa è diventato la questione più urgente. Il segretario generale della Nato, Mark Rutte, ieri ha evocato l’obiettivo di aumentare la spesa militare al 3 per cento del pil e lanciato un appello ad adottare “una mentalità da tempo di guerra”. La minaccia non è solo la Russia, ma l’asse con la Cina, l’Iran e la Corea del nord, ha avvertito Rutte. Un cessate il fuoco o una capitolazione dell’Ucraina incoraggerebbe Mosca a ricostituire le sue forze. I militari temono un attacco contro il territorio di uno stato membro dell’Ue entro il 2030. Il nuovo commissario alla Difesa, Andrius Kubilius, incaricato di elaborare un Libro bianco sulla difesa entro i primi cento giorni, parla della necessità di centinaia di miliardi di euro per acquisti di armi e investimenti nell’industria della difesa per far fronte a quella che ha definito la “pandemia di sicurezza”. Nuovo strumento di debito comune? Eurobond? Una Banca o uno Special Purpose Vehicle per la difesa? Una linea di credito militare del Mes? Un’interpretazione più flessibile del Patto di stabilità e crescita? La presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, non si è espressa. Finora si è mostrata contraria a nuovi strumenti di debito europeo. Ma “stiamo discutendo di questa questione in ciascun incontro con i ministri delle Finanze”, dice Andrzej Domanski. La futura presidenza polacca dell’Ue vuole una discussione sostanziale “durante l’Ecofin informale di aprile”. L’obiettivo è arrivare a una decisione entro il primo semestre del 2025.
Due sono le ipotesi che vengono privilegiate a Bruxelles. “Ci sono un paio di soluzioni sul tavolo. E’ prematuro dire quale sarà scelta”, spiega Domanski. La prima è uno strumento comunitario gestito dalla Commissione sul modello del Next Generation Eu per finanziare gli investimenti nella difesa. Tuttavia presenta diversi inconvenienti. Il principale è costituito dalla regola dell’unanimità e delle ratifiche parlamentari per creare un nuovo strumento di debito comune. Un paese neutrale o un leader ostile – come l’ungherese Viktor Orbán – potrebbe mettere il veto. In subordine, la Commissione potrebbe riproporre lo strumento Sure, usato durante la pandemia per salvare posti di lavoro: debito europeo per fornire prestiti agli stati.
La seconda ipotesi è la creazione di uno Special Purpose Vehicle, un fondo speciale sul modello del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), affidato alla Banca europea per gli investimenti, che raccolga fondi sui mercati con la garanzia degli stati membri per fornire prestiti agli stessi stati membri. I vantaggi sarebbero diversi. Potrebbero aderire al fondo solo paesi interessati e potrebbe essere aperto anche a paesi extra Ue come Regno Unito e Norvegia. Ci sarebbero “possibilità di leva addizionali”, spiega Domanski. In subordine, in caso di emergenza, i paesi della zona euro potrebbero attivare il Mes, che nelle fasi iniziali del Covid aveva creato una linea di credito pandemica per fornire prestiti ai governi praticamente senza condizioni. Il riferimento di Kubilius alla “pandemia di sicurezza” non è stato casuale. “Se c’è dell’appetito da parte degli stati membri siamo pronti a discuterne”, dice al Foglio il direttore esecutivo del Mes, Pierre Gramegna. Ma Gramegna insiste sulla parola “appetito”. La linea di credito pandemica alla fine non fu usata da nessun governo. Inutile creare nuovi strumenti se non vengono utilizzati. Altro problema, la Polonia che non è membro della zona euro non potrebbe partecipare.
La Polonia quest’anno spenderà il 4,6 per cento del pil nella difesa. Il prossimo passerà al 4,7 per cento. “Il livello più alto dei membri della Nato”, sottolinea Domanski. “L’Europa deve prendere seriamente la minaccia della Russia a est” perché “non ci sarà un ritorno al business as usual. Per me è chiaro che la preparazione dell’Europa deve aumentare significativamente e dobbiamo rafforzare la nostra industria della difesa”, dice Domanski: “La sicurezza è un bene comune. Abbiamo bisogno di soluzioni comuni”. Il ministro delle Finanze polacco chiederà anche di chiarire come saranno trattate le spese per la difesa nel nuovo Patto di stabilità e crescita. Domanski tuttavia riconosce che ci sono ostacoli politici per un rapido accordo su come finanziare la difesa europea. “Abbiamo elezioni in Germania a febbraio. Potrebbe essere abbastanza difficile per loro prendere una decisione subito”.