La recensione del libro di Riccardo Falcinelli edito da Einaudi, 552 pp., 25 euro
Un volto disegnato, dipinto o scolpito è sempre un’interpretazione della realtà: si dipinge in una data maniera per restituire una versione dei fatti o un modo di sentire la vita. Decidere se mettere o non mettere quel riflesso è una volontà precisa, una cosa che è stata pensata con cura per raccontare un determinato tipo di storia. Quel puntino bianco, insomma, non è davvero un riflesso della luce, ma della cultura”. Si apre con il ritratto di mademoiselle Caroline Rivière di Jean Auguste Dominique Ingres la carrellata di volti, che vanno dall’antichità ai giorni nostri, che tessono la trama di “Visus“, ricco nuovo saggio di Riccardo Falcinelli.
Questa volta il focus della storia (perché di storia, a ben vedere, si tratta) è proprio la centralità e l’importanza del viso, oggetto significante per eccellenza, viatico di storie, culture, punti di vista, sentire delle varie epoche. Il volto di ciascuno che per molti secoli veniva visto solo dagli altri (non c’erano specchi o metodi per potersi osservare, di conseguenza “la conoscenza di sé passava anzitutto dallo sguardo degli altri”). Visi che sono la manifestazione fisica di punti di vista, di messaggi nascosti, dai cammei alle monete, dalle rappresentazioni egizie ai ritratti dei Papi e delle divinità. Il volto è il biglietto da visita – più o meno consapevole – di ciascuno, l’aspetto più impattante e connotante, il primo viatico nella conoscenza dell’altro. Falcinelli traccia connessioni tra forma e sostanza, osserva ciò che c’è all’esterno con la postura indagatrice di chi ricerca il senso del visibile. E allora i miti di Cora e Narciso ci parlano di immagini di volti perché ci aiutano a capire che “i motivi per cui si inventano e si guardano le immagini sono il desiderio e la mancanza”, come fanno – in modo diverso e mossi da criteri altri – i fotogrammi dei film, le pubblicità, i selfie o le immagini in tv. Per capire cosa sta dietro la rappresentazione di un volto si chiamano in campo l’antropologia, le neuroscienze, la semiotica, la storia politica e quella del costume. C’è bisogno di significati più ampi per comprendere le ragioni delle rappresentazioni (e il rapporto tra realtà e rappresentazione). Falcinelli lo fa, mettendo a tema la somiglianza, le rappresentazioni, le impressioni, l’uso delle immagini, i canoni, la società dello spettacolo e il regno digitale. Ci aiuta a guardare le cose con occhi nuovi, prima decostruendo ciò che si osserva e poi ricomponendolo ad unità tramite le connessioni esistenti con il tutto. Questo processo, infondo, è la cultura. Cultura come forma – intesa come essenza esteriore e interiore – di tutte le cose.
Riccardo Falcinelli
Visus
Einaudi, 552 pp., 25 euro