Sigari e champagne per Benjamin Netanyahu

Con la caduta di Assad, l’Asse della resistenza è amputato. Il merito è del premier israeliano, che ha consacrato la pace attraverso la forza e la dignità della guerra. Invece di processarlo, dovremmo ringraziarlo

Assad è crollato nella vergogna, e la Siria progredisce da questa certezza dell’orrore all’incertezza, un po’ quel che è successo in Iraq con Saddam; l’Iran ha perso molto più che una pista per i suoi traffici d’armi, ha avuto amputato un braccio strategico nell’Asse della resistenza cosiddetto, e vacilla; così e peggio va per Hezbollah e Hamas, le due principali organizzazioni terroristiche che accerchiavano Israele come tentacoli armati degli ayatollah prenucleari; il gioco turco neo-ottomano fa un passo avanti o una mossa del cavallo, ma resta un’ipotesi piccolo-regionale; l’imperialismo russo in espansione europea e mondiale subisce una disfatta chiara; Israele si prepara per ogni evenienza, giustamente, e lavora affinché la nuova situazione faccia avanzare la prospettiva della definitiva liquidazione di Hamas, con la liberazione degli ostaggi rimasti in vita dopo oltre un anno di sequestro.

Invece di processarlo, bisognerebbe mandare sigari e champagne rosé a Netanyahu, che intanto disarma le prospettive di un regime siriano prossimo venturo, eventuale, e per la Befana la calza col carbone a Obama, che nell’agosto del 2013 aprì la strada con il tipico cinismo degli appeaser di ogni tempo alla ricostituzione del regime finito poi sotto i colpi israeliani dopo una cinquantennale carriera di morte e tortura e armi chimiche; e una mezza calzetta a Italia e Austria, compreso il loquacissimo e vuotissimo ministro degli Esteri, che trascinarono nell’agosto di quest’anno altri sei paesi della Ue in una grottesca petizione europea per la normalizzazione dei rapporti con il regime appena caduto e per la sua rilegittimazione, mentre fervevano gli appelli per il cessate il fuoco sui diversi fronti dell’autodifesa di Israele. Se la pace o l’equilibrio della deterrenza e della sicurezza fosse il prodotto della debolezza e dell’arrendevolezza umanitaria delle democrazie occidentali, dovremmo riscrivere interamente la storia europea e mondiale.

La scelta inversa, la pace attraverso la forza e la dignità della guerra, sporca nei metodi e avvilente barbarie ma non quando il suo fine sono esistenza e libertà dei popoli, ci consente di non stare ancora oggi a discutere con i nipotini di Hitler e Göring e di Mussolini e Franco, e ci consentirà un giorno di riscrivere la mappa del medio oriente, come volevano George W. Bush e i neoconservatori, trovando un posto vero e sicuro anche per i palestinesi. Colpendo Hamas, Hezbollah e l’Iran con la giusta misura di pietà e di scandalo dopo il 7 ottobre, Netanyahu ha rimesso in movimento una situazione pietrificata tutta a danno del suo popolo e della sua democrazia, oltre che delle nostre in occidente. Ora lo processano per presunti atti illegali, risibili traffici di influenze da giustizia all’italiana. Anche Churchill beveva champagne e fumava sigari, ed era sempre a corto di soldi e aveva una famiglia in parte disfunzionale e ciarliera, ma ubriachi erano gli altri, come si vide nell’ora più buia e più bella della sua resistenza e della sua uscita dall’isolamento.

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  • Giuliano Ferrara
    Fondatore
  • “Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.

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