Un membro della cellula che voleva colpire Giorgia Meloni non aveva la carta di credito: la madre gliel’aveva sequestrata per impedirgli di drogarsi. E l’addestratore del gruppo la domenica non allenava per assistere la genitrice. Gli estremisti che ci meritiamo
La notizia è della scorsa settimana: sgominata cellula neonazista a Bologna. Dodici arresti e venticinque indagati legati a un gruppo di suprematisti denominati “Werwolf Division”: progettavano atti terroristici, istigazione a delinquere e azioni violente, fra le quali un attentato alla premier Giorgia Meloni – messa così, sembra la dimostrazione eloquente di quanto il governo Meloni sia nei fatti centrista, deluda a destra, e l’opposizione a Meloni la fanno più i neonazisti di Elly Schlein. Secondo quanto si è letto nelle ore degli arresti, “il gruppo suprematista, neonazista e negazionista della Shoah puntava a sovvertire l’attuale ordinamento per instaurare uno stato etico e autoritario incentrato sulla razza ariana. […] Una cellula organizzata, già in grado di colpire arruolando lupi solitari via Telegram”. C’è di che avere i brividi: sono forse tornati gli Anni di piombo, il terrorismo nero?
Poi vai a leggerti i pezzi giornalistici dei giorni successivi, quelli che riportano quanto è agli atti, e scopri una realtà un po’ diversa: per esempio, il braccio destro del comandante della cellula non aveva la carta di credito, in quanto la madre gliel’aveva sequestrata – per impedirgli di farsi ancora di cocaina. Un altro componente del commando non andava la domenica a correre con gli altri compagni, pardon, camerati (la celebre corsa nazista: la corsa dell’oca) in quanto “la mamma non voleva” (sic). E come se non bastasse, lui era l’addestratore del gruppo! Cioè colui che doveva addestrare il commando, garantire la preparazione fisica di questi neonazisti, non si allenava con gli altri perché la mamma voleva che la domenica restasse a casa con lei ad accudirla. (La donna infatti è malata, ma a quanto pare sufficientemente in forze da far rispettare la sua volontà al figlio). Dalle carte insomma si apprende che queste mamme di nazisti erano più naziste dei figli, se non altro nel far rigare dritto; mentre i figli, più che neonazisti, sono dei neo-mammoni. Il nazismo è una cosa seria e tragica; questi invece erano un branco piuttosto ridicolo. Pensate se i nazisti storici avessero avuto problemi del genere: Hitler che non può invadere la Polonia perché la mamma non vuole che esca di casa, figuriamoci dalla Germania; Goebbels non poteva bruciare libri perché la mamma gli diceva di non giocare col fuoco; Goering non avrebbe potuto fare la Terza guerra mondiale perché la mamma non voleva, sennò sudava.
All’indomani dell’arresto dei componenti della cellula neonazista bolognese, il ministro Piantedosi si è affrettato a commentare: “Questa indagine ha la particolarità di dire che i neonazisti vogliono colpire la premier. E’ la smentita di tante affermazioni nei confronti del governo che viene accusato talvolta dall’opposizione di avere in qualche modo vicinanza ideale a questi mondi”. Forse, alla luce di quanto realmente emerso, sarebbe stato più pertinente affermare: “Questa indagine ha la particolarità di dire che gli incompetenti vogliono colpire la premier. E’ la smentita di tante affermazioni nei confronti del governo che viene accusato talvolta dall’opposizione e dalla stampa di avere in qualche modo vicinanza ideale con gli scappati di casa” – in effetti questi “lupi mannari” erano talmente improbabili e demenziali che non avrebbero sfigurato affatto come classe dirigente di Fratelli d’Italia. D’altro canto, da notare anche come l’argine al neonazismo non sia la cultura antifascista, ma il bamboccionismo che impedisce agli estremisti di destra di radicalizzarsi davvero. Insomma: W la mamma!