La sentenza del Tar ligure su Sanremo è un’occasione per l’industria culturale italiana

Per la Rai, il cambiamento rappresenta una sfida importante, anche in vista dell’implementazione del Regolamento europeo 2024/1083 sulla libertà dei media (Emfa), che entrerà in vigore nell’agosto 2025: sarà obbligata a garantire maggiore trasparenza economica e indipendenza editoriale

Si può dare di più, senza essere eroi. I festival musicali come il Festival di Sanremo e l’Eurovision Song Contest rappresentano eventi cardine per le industrie culturali e mediatiche, con impatti economici, tecnologici e organizzativi che vanno ben oltre l’ambito musicale. Questi eventi non solo generano ritorni significativi, ma fungono da piattaforme di innovazione nei formati, nelle tecnologie e nelle modalità di partecipazione degli utenti. La recente decisione del Tar di Genova che impone una gara pubblica per la concessione del brand “Festival di Sanremo” a partire dal 2026 apre un dibattito sulla regolamentazione e sull’impatto di tali manifestazioni, mettendo in luce tre aspetti chiave: il ruolo della concorrenza per favorire l’innovazione e il coinvolgimento di fasce più ampie del pubblico internazionale, il parallelismo con la giurisprudenza europea sulle concessioni e sui grandi eventi, e gli effetti sulle emittenti pubbliche come la Rai.

La gara pubblica rappresenta un’occasione unica per attrarre nuovi attori capaci di proporre soluzioni innovative. La messa a gara del marchio solleciterà infatti anche una positiva concorrenza tra diversi format multimediali per la diffusione dell’evento. Come è successo per lo sport, che negli anni si è affrancato dal monopolio della tv statale, la competizione tra diversi media ha sempre arricchito i contenuti e il coinvolgimento di fasce sempre più vaste di spettatori. L’obiettivo non dovrà essere solo quello di migliorare l’esperienza del pubblico, ma di creare un evento che possa fungere da laboratorio per l’industria dei media. Tra le possibilità più interessanti vi è l’introduzione di piattaforme digitali che favoriscano un’interazione più diretta tra artisti e spettatori. Attraverso spazi di co-creazione, gli utenti potrebbero partecipare attivamente alla definizione di aspetti artistici, come gli arrangiamenti musicali o la scenografia. Le piattaforme digitali associate al Festival offrirebbero contenuti su misura, come analisi tecniche delle performance musicali, storie dietro le canzoni e approfondimenti esclusivi sui singoli artisti. Questo approccio non solo aumenterebbe l’interesse, ma creerebbe un legame più profondo tra il pubblico e i protagonisti dell’evento. Anche la modalità di voto potrebbe evolvere, con sistemi di feedback in tempo reale che permettano al pubblico di vedere come le loro preferenze influenzano la competizione.

La sentenza del Tar richiama princìpi già affermati in ambito sportivo, come nella storica sentenza Bosman. Analogamente, l’obbligo di gare concorrenziali per eventi culturali di rilievo è una logica evoluzione per garantire trasparenza, equità e sfruttamento ottimale degli asset pubblici fuori dall’angusto contesto di mercato locale. Il Festival di Sanremo, come l’Eurovision Song Contest, ha oggettivamente un valore simbolico ed economico che supera i confini nazionali. L’Eurovision, nato su ispirazione del Festival di Sanremo, è un caso esemplare di come un format possa evolvere e diventare un evento globale, attraendo oltre cinquanta paesi e quasi duecento milioni di spettatori. Questo successo internazionale sottolinea il potenziale degli eventi culturali italiani ed europei nel mercato globale, a patto che siano gestiti con strategie che ne massimizzino la portata e la redditività.

Per la Rai, il cambiamento rappresenta una sfida importante, anche in vista dell’implementazione del Regolamento europeo 2024/1083 sulla libertà dei media (Emfa), che entrerà in vigore nell’agosto 2025. La Rai, in qualità di emittente pubblica, sarà obbligata a garantire maggiore trasparenza economica e indipendenza editoriale. L’eventuale perdita del Festival potrebbe comportare un calo delle entrate pubblicitarie e richiederà strategie per investimenti in altri contenuti o innovazioni tecnologiche. Inoltre, dovrà dimostrare una gestione cristallina dei finanziamenti pubblici, respingendo le ingerenze politiche, in linea con le disposizioni del regolamento europeo: sarà interessante vedere le conseguenze delle nuove norme sulla radicata prassi di interferenza dei partiti sulle scelte editoriali della Rai.

Rimanere ancorati alle tradizioni monopoliste, in una prospettiva parrocchiale e ristretta ai confini nazionali, non aiuta certo lo sviluppo dell’industria culturale italiana. Fin dagli anni Cinquanta, Sanremo anticipò l’apertura internazionale delle creazioni musicali italiane introducendo la prassi della doppia performance delle canzoni in gara, con una star internazionale chiamata ad affiancare ogni cantante nostrano. Lasciamo che la canzone italiana, attraverso la competizione tra diversi possibili format del Festival di Sanremo e magari favorendo investimenti in infrastrutture adeguate a ospitare l’evento, torni a volare nel blu delle nuove tecnologie dei media. E saremo felici di stare lassù.

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