La Turchia punta a mettere fuori gioco le Unità di protezione del popolo (Ypg) e le Forze democratiche siriane (Sdf). Per riuscirci prova a fare pressione su Hayat Tahrir al-Sham che però potrebbe decidere di liberarsi della sua dipendenza da Erdogan
Con la cacciata di Bashar el Assad, della Russia e dell’Iran dalla Siria se il futuro è nebuloso una cosa è però certa: la Turchia è la vera vincitrice di questo conflitto. Ankara vede grandi opportunità per i suoi progetti di politica interna, come quella del ritorno in Siria di almeno due milioni di rifugiati che ospita, l’espulsione dei curdi dal suo confine sudorientale e l’opportunità della creazione di una grande area sunnita nella Siria occidentale, una specie di protettorato turco con la tanto agognata Aleppo. Recep Tayyip Erdogan, il presidente turco, parla di “una nuova realtà politica” in Siria e sostiene che il futuro del paese sarà deciso dai siriani, cioè dalla pluralità delle comunità etniche e settarie che la abitano: curdi, arabi, alawiti, cristiani e drusi. La Turchia ha approfittato del crollo del sostegno di Hezbollah al regime di Assad per catturare Aleppo, con l’esercito che ha creato e addestrato con oltre quaranta gruppi arabi sunniti-turkmeni con i quali controlla tutto il nord-ovest del paese. La Turchia ha soppiantato Mosca come principale attore nella transizione siriana, ma vuole includere Egitto, Emirati Arabi Uniti e altri partner regionali per ricostruire il paese.
I curdi, confinati solo a est del fiume Eufrate, potrebbero presto essere gli altri grandi perdenti: sulla loro sorte pendono non poche incognite. Le Unità di protezione del popolo (Ypg) curde-siriane costituiscono la spina dorsale delle Forze democratiche siriane (Sdf), una coalizione formata prevalentemente da milizie curde, ma anche da minoranze arabe, assiro-siriache, con alcune piccole componenti turkmene, armene e cecene, create sotto la spinta del Pentagono nell’ottobre 2015 durante la guerra civile siriana per la guerra contro lo Stato islamico. Le tribù arabe che costituiscono le Sdf vogliono le loro città di Raqqa, Manbij e Deir Ezzor, regione ricca di risorse naturali, il cui sottosuolo contiene la maggior parte del petrolio e dell’acqua della Siria. Ora queste milizie controllano il 40 per cento del paese e propongono un modello che è diametralmente opposto alla fazione jihadista di Hayat Tahrir al Sham (Hts). Quale sarà il loro destino all’interno di una Siria con al comando le forze ribelli alleate della Turchia che considerano le Ypg/Sdf un’organizzazione terroristica legata al Pkk e sostengono di salvaguardare l’integrità territoriale del paese? Porteranno i curdi al potere a Damasco come attore fondatore attraverso una coalizione inclusiva, oppure daranno loro alcun riconoscimento? Hts e i suoi alleati non hanno un background incline ad approcci federativi.
Inoltre, anche il cosiddetto Esercito nazionale siriano sostenuto e guidato da Ankara, che detiene il nord-ovest del paese e una piccola parte dell’est, è un nemico delle Sdf. I curdi vantano però tre importanti carte di scambio: il sostegno americano; un esercito disciplinato; il controllo nello stoccaggio di petrolio, il gas e i cereali. Mantenere la ricchezza economica del paese è una potenziale carta vincente ma anche motivo di guerra. L’est dell’Eufrate sarà un obiettivo per i nuovi padroni di Damasco. Le Sdf sono lo strumento più importante per gli americani e Hts non può non collaborare con le Sdf per garantirsi il sostegno e l’approvazione americana. Il suo capo, al Julani, vuole essere legittimato anche in occidente, ma potrebbe anche compiere mosse per indebolire le forze curde.
E’ qui che entra in gioco un terzo elemento. La Turchia, su cui Hts fa affidamento e dalla quale si nutre, protetta da anni, punta a mettere fuori gioco i gruppi curdi. Assad se n’è andato, ma il piano di Ankara non è cambiato e proverà a utilizzare i suoi proxy per fare pressione su Hts, che però è un’organizzazione che si è espansa e ha conquistato potere: potrebbe anche decidere di sbarazzarsi della sua dipendenza dalla Turchia.