Anzil, vicepresidente del Friuli (FdI): “Meloni occupi il centro e vada verso il Ppe. La Fiamma? Si può superare”

“Con i popolari abbiamo tanto in comune. Niente drammi sulla Fiamma, andare oltre è nell’ordine delle cose. Io vengo dal Msi, poi Alleanza nazionale. La storia della destra l’ho vissuta e la conosco. E proprio per questo dico che non bisogna avere paura di guardare avanti”.

Roma. Il voto a favore di Ursula von der Leyen è solo il primo passo. “Ed è stato un passaggio molto positivo. Ora dobbiamo avere un rapporto sempre più stretto con il Partito popolare europeo. Con Giorgia Meloni possiamo spostarci verso il centro e occupare quelle posizioni. Perché adesso i voti arrivano, ma bisogna essere consapevoli che non possiamo restare fermi”. Mario Anzil è il vicepresidente del Friuli Venezia Giulia. “Una regione di frontiera, avamposto e avanguardia”. E’ assessore allo Sport e alla Cultura in quota Fratelli d’Italia. Vi è approdato dopo aver militato nel Movimento sociale italiano e poi in Alleanza nazionale. “Ho dato una mano nel 2013, quando FdI è stato fondato. Anche se formalmente sono entrato più tardi”. La sua storia politica è quella tipica dei militanti meloniani. Ma a differenza di molti altri preferisce guardare avanti, non indietro. Togliere la Fiamma dal simbolo? “Non sarebbe un dramma. I tempi cambiano. Il futuro va interpretato, non subìto”.



Mario Anzil è forse un Fratello d’Italia un po’ anomalo, sarà perché Trieste è distante dalla boutade politica quotidiana, tutta polemica, contrapposizione e battaglia identitaria. Può guardare da lontano e concedersi considerazioni un po’ meno ortodosse dei suoi colleghi romani. “Siamo una regione di frontiera, confiniamo con due paesi e da noi si parlano quattro lingue. Siamo abituati allo scambio, all’apertura e al pluralismo. Il Friuli-Venezia Giulia può essere un’opportunità, per Roma e per il partito”, è convinto il numero due di Massimiliano Fedriga. Ma prima, una premessa: “Per FdI questo è un periodo di particolare fortuna e il merito è di Meloni. Il suo ruolo e la sua competenza sono ormai riconosciuti da tutti, anche a livello internazionale. Questo aumenta la responsabilità di chi, come me, amministra sul territorio”. Anzil cita quindi il recente incontro con Trump a Parigi e il rapporto con von der Leyen, che ha avvicinato la premier al governo europeo. Anche a costo di votare con i socialisti: ne è valsa la pena? “E’ stata dal mio punto di vista la scelta giusta. Credo che FdI debba lavorare con il Partito popolare europeo, perché sono molti i valori che condividiamo. Pensiamo per esempio ai popolari spagnoli, non sono certo assimilabili al centrosinistra. Avere relazioni sempre più fitte con il Ppe può rappresentare un’occasione importante”. E una strada da seguire. “Certamente. L’accordo con von der Leyen indica la possibilità di occupare anche una spazio al centro e Meloni può davvero farsi interprete di tutto questo. Quello che è successo a Bruxelles può essere un’anticipazione”. Significherebbe però rinnegare un po’ la propria storia e non è detto che tutti gli elettori – per non parlare di certi parlamentari o ministri – siano pronti. “Io vengo dal Msi, poi Alleanza nazionale. La storia della destra l’ho vissuta e la conosco. Ma proprio per questo dico che non bisogna avere paura di guardare avanti. Adesso è il tempo del futuro”, ribadisce il vicepresidente.

E’ un discorso che vale anche per la fiamma? Il suo corregionale, il ministro Luca Ciriani, ha detto sostanzialmente che è inevitabile, presto o tardi verrà tolta dal simbolo. Lei che ne pensa? “Condivido quelle parole. Ho grande affetto per quel simbolo, per la storia e per i valori che rappresenta. Ma se dovessimo andare oltre, non ne farei un dramma. Non è un tema all’ordine del giorno, ma è nell’ordine delle cose. Potrebbe accadere e noi dobbiamo farci trovare pronti ad accogliere il cambiamento, a interpretare i movimenti della società. Bisogna vivere nel presente e guardare avanti, non si può restare fermi. Adesso è il tempo del futuro”.

E’ con questa impostazione, ci spiega ancora Anzil, che ricopre il suo ruolo in regione. Vicepresidente, assessore allo Sport e poi (forse soprattutto) alla Cultura, materia tanto cara ai meloniani. Anche lei nel suo piccolo combatte una quotidiana battaglia per l’egemonia? “No, perché nella mia concezione non c’è un’egemonia di destra da contrapporre. Anche perché quella di sinistra è stata piuttosto un’occupazione degli spazi. Qui invece diamo modo a tutti di esprimersi. Semplicemente artisti e intellettuali con idee di destra trovano oggi, finalmente, una cittadinanza che non sempre è stata riconosciuta in passato. La mia gestione è pluralista e polifonica. Sfido chiunque nell’opposizione friulana a sostenere il contrario”, rivendica Anzil. E’ un approccio che secondo il vicepresidente deriva dalla particolare geografia del Friuli Venezia Giulia. “La porta a est dell’Italia, abituati al confronto nel bene e nel male. La nostra, ripeto, è da sempre una cultura di frontiera”. A questo proposito l’assessore ricorda che nel 2025 la capitale europea della cultura transfrontaliera sarà Gorizia, insieme alla città slovena di Nova Gorica. “Per noi confine non vuol dire limite. Quello che stiamo cercando di fare in regione è dare un nuovo senso alla parola confine. Non più ostacolo o barriera ma occasione di conoscenza. Senza che questo cancelli le identità. La frontiera – conclude Anzil – è di per sé avamposto, noi possiamo essere il ponte verso oriente. Tanto più in una fase storica così difficile per l’Europa”.

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