La deriva dell’imprenditore miliardario è iniziata decenni fa in Sud Africa e ha contribuito a una carriera destinata a rimanere nella storia. A guidarlo, non tanto il sogno americano quanto un inesauribile desiderio di vendetta, ripicca e rivalsa verso avversari sempre più vaghi e astratti
Per arrivare a comprendere l’Elon Musk degli ultimi mesi, adeso allo schermo di X e pronto a sfidare a combattimento Mark Zuckerberg, occorre partire da lontano. Se fossimo psicologi cominceremmo dall’infanzia in Sud Africa e dal conflittuale rapporto con il padre Errol, oggi 78enne, già noto per aver avuto due figli con la sua figlia adottiva, o dai casi di bullismo che Elon ha detto di aver subìto da giovane. Non essendo del mestiere, scegliamo un altro momento, una data simbolica: il giorno del suo (primo) matrimonio. Gennaio 2000: l’onda delle dot-com, la prima bolla di internet, è ancora alta e il 29enne Elon ha fondato X.com (non l’ex Twitter, un’altra azienda), startup che si è da poco fusa con Confinity, creando PayPal. A co-fondare Confinity, tale Peter Thiel, che sarà il primo investitore della storia di Facebook e da anni è il principale gancio tra Silicon Valley e il movimento trumpiano Maga.
Ma stiamo già correndo. Nel gennaio del 2000, dicevamo, Elon sposa la sua fidanzata del college, Justine, da cui avrà sei figli (uno dei quali, il primogenito, morto a poche settimane dal parto). Durante la danza nuziale, Musk le sussurra: “Sono io l’alfa di questa relazione”. “Classic Elon”, diremmo noi oggi; per Justine era però una novità: “Era cresciuto nella cultura maschilista del Sud Africa e il desiderio di competere e dominare che lo ha reso così di successo negli affari non si spegneva magicamente quando entrava a casa”, scriverà Justine in un articolo sul suo divorzio con Musk, pubblicato da Marie Claire nel 2010. Un’altra frase romanticissima di Elon alla novella sposa: “Se fossi una mia dipendente ti licenzierei”. Justine ricorderà l’ex marito come “un tipo scientifico, a suo agio tra i numeri, il commercio e la logica”, ma anche come il genere di persona che non accetta risposte come “no, grazie”. Recentemente, l’ex socio Peter Thiel, con cui Musk ha un lungo rapporto di stima reciproca, pur nelle avversità, lo ha detto pubblicamente: “Non scommetterei mai contro Elon. In nessun caso. Quella è sicuramente la regola numero uno”. Non dimentichiamola, mentre la passeggiata tra i ricordi ci porta all’anno 2002, in cui eBay – gigante dell’e-commerce e delle aste online – acquisisce PayPal per un miliardo e mezzo di dollari. Elon Musk ne esce multimilionario.
La soddisfazione dura però poco: come tutti, Musk ha bisogno di sfide, di un senso e una direzione; a differenza dei più, però, il nostro tende a marciare nella direzione scelta trasformando in Nemico giurato dell’Umanità chiunque incontri sul suo passo. Dopo l’affare PayPal, Musk punta su due cause notevoli: l’elettrificazione del settore Automotive nel nome dell’ambiente e la trasformazione dell’umanità in una civiltà extraplanetaria (non è tipo da padel, a quanto pare). La prima causa lo porta a investire su Tesla, società californiana fondata originariamente da Martin Eberhard e Marc Tarpenning (nel 2009 con una causa in tribunale Musk e altre due persone ottengono di definirsi co-fondatori dell’azienda, dopo che il nostro aveva fatto la mossa per cui ormai è noto ai più: prendere il controllo delle aziende diventandone capo assoluto). Eberhard e Tarpenning sono stati Nemici giurati di Musk minori, tutto sommato: il loro ruolo e contributo iniziale è chiaro ma il successo di Tesla – soprattutto quello in Borsa – è da attribuire a Musk, non a loro. SpaceX, invece, l’azienda aerospaziale, è farina del sacco muskiano in toto: leggenda vuole che sia stata fondata dopo che Elon, visitando il sito della Nasa, scoprì che non c’erano missioni manned (con equipaggio umano) verso Marte previste per il futuro.
Quello tra il 2002 e il 2014 è il periodo “idealista” di Elon Musk, quello in cui la sua stella muta da “uno dei tanti miracolati della bolla dot-com” a “novello Steve Jobs”. Una figura perfetta per i tanti giornalisti che, in un’epoca di ben più grande ingenuità e creduloneria nei confronti del settore tecnologico, non aspettavano che un personaggio simile: “Ecco il miliardario della Silicon Valley che vuole andare su Marte e investe sulle auto elettriche”. Sembra un romanzo di fantascienza, no? All’epoca in pochi notarono che lo scaffale in cui si trovava era quello delle distopie. Nel 2008 finisce il matrimonio con Justine e inizia la saga di Talulah Riley, attrice inglese: si sposano nel 2010, in Scozia; due anni dopo divorziano; l’anno successivo, si sposano di nuovo per divorziare poco dopo. Nel 2017 Musk comincia a frequentare l’attrice Amber Heard.
Arriviamo al 2018, l’inizio in cui Musk cambia e inizia a sfidare il mondo intero. Lo si vede anche da come la biografia del personaggio si infittisce improvvisamente: a maggio si presenta al Met Gala con Grimes, artista e musicista sperimentale che ha da poco cominciato a frequentare e dalla quale avrà tre figli. A luglio, Musk segue ossessivamente il caso dei dodici giovani calciatori e il loro allenatore rimasti intrappolati in una caverna in Thailandia: propone di salvarli costruendo un sommergibile speciale e offende chiunque critichi il suo piano. Compreso l’esploratore inglese Vernon Unsworth, che effettivamente portò in salvo le persone e fu definito pedofilo da Musk (“pedo guy”). Presagio: il tutto si svolge su Twitter, dove Musk comincia a postare sempre di più e in modo sempre più sconsiderato.
Passano pochi giorni: 7 agosto, Musk twitta di “stare considerando di ritirare Tesla dalla Borsa” e di “essersi assicurato i fondi” per farlo con un prezzo per azione altissimo, di 420 dollari. A quanto pare i soldi erano stati promessi dall’Arabia Saudita (con loro, chissà perché, non si arrabbierà mai più di tanto). Nasce in compenso un nuovo nemico per Musk: si chiama Securities and Exchange Commission (Sec) ed è l’ente federale statunitense preposto alla vigilanza delle borse valori, che lo accusa di frode finanziaria. Negli stessi giorni esplode il caso Azealia Banks. La rapper e Grimes dovevano registrare musica assieme da tempo: lei invita Banks a Los Angeles, a casa di Musk, dove questa rimane per giorni ad aspettare invano. In una storia di Instagram poi cancellata, Banks scrisse di “aver atteso tutto il weekend mentre Grimes consolava il suo ragazzo, troppo stupido per sapere di non andare su Twitter sotto l’effetto di acidi”. E concludeva: “Sarà stata comunque solo una strana roba di sesso a tre”. A settembre Elon Musk è ospite del podcast di Joe Rogan, con cui fuma uno spinello in diretta.
Anche in questo caso, è lui contro tutti: contro gli investitori, le autorità di controllo che criticano il fatto che il ceo di SpaceX – azienda che riceve miliardi di dollari di fondi pubblici – abbia un comportamento tanto bizzarro e pubblichi assurdità su Twitter senza avvisare i soci e gli azionisti. Non avevano ancora visto niente, ovviamente. La Sec prova a porre un freno alla deriva, imponendo un “Twitter sitter” a cui Musk deve far leggere ogni suo tweet prima di pubblicarlo (non funzionerà: l’unica cosa che avrebbe potuto fermarlo sarebbe stato un crollo improvviso e duraturo delle azioni di Tesla. Che non avvenne, anzi). Prima di arrivare al 2020, anno della Grande Radicalizzazione, occorre tornare sui nostri passi per parlare della bromance tra Musk e Sam Altman, giovane startupparo e investitore con cui, nel 2015, fonda OpenAI, azienda oggi nota ai più, con l’obiettivo di sviluppare un’intelligenza artificiale “amichevole” nei confronti degli esseri umani. A un certo punto Musk prova a prendere il controllo dell’operazione, viene rifiutato e, dopo aver promesso alla non profit almeno un miliardo di dollari, la lascia, costringendola a cercare fondi altrove – troverà Microsoft. Tra tutti gli ex alleati di Musk, Sam Altman è, forse dopo il movimento liberal statunitense, quello con cui le relazioni sono peggiorate di più nel corso degli ultimi anni.
Dietro alla nascita di OpenAI c’è però un altro dei Grandi Nemici di Musk: Google. Altman e Musk sanno che l’azienda sta investendo nel settore dell’intelligenza artificiale e temono possa dominare anche questo, come già fatto con il web (pochi mesi prima Google aveva completato l’acquisizione di Deepmind, centro studi all’avanguardia nel settore). Elon non può, non vuole, permetterlo, anche per ragioni personali: l’origine dell’interesse di Musk per le IA risale al suo 44esimo compleanno, nel 2015, quando si ritrova a bisticciare con Larry Page, all’epoca amministratore delegato di Google, sulla possibilità che le IA superino gli esseri umani. Musk pensa sia necessario porre limiti alla tecnologia per evitare l’estinzione dell’umanità, Page ritiene invece che il sorpasso delle macchine sarà parte dell’evoluzione. Pochi mesi dopo nasce OpenAI. “Quella discussione fu la goccia che fece traboccare il vaso”, ha raccontato recentemente Musk a Tucker Carlson (secondo il Wall Street Journal, Musk avrebbe avuto anche una relazione con Nicole Shanahan, allora moglie del co-fondatore di Google, Sergey Brin, durante una festa alla fiera d’arte Art Basel nel 2021, dopo la quale Brin e Shanahan hanno divorziato).
L’Elon pre-pandemia contiene tutti gli ingredienti necessari alla radicalizzazione politica e culturale che ha sorpreso il mondo intero e portato alla sua recente svolta Maga. Più che il 2020 è però il 2021 a essere un’annata di mutamento per Musk: nel giro di pochi mesi, la fabbrica Tesla di Fremont, in California, è costretta a chiudere per motivi di sicurezza sanitaria, scatenando l’ira di Musk, che decide di riaprire lo stabilimento intimando alla polizia di arrestarlo e twittando “FREE AMERICA NOW”. E’ anche l’inizio della migrazione delle sue proprietà dalla California – landa barbarica e liberal – al Texas. In quei mesi, litiga via tweet con la senatrice democratica Elizabeth Warren su questioni fiscali: la chiama “Karen” (nomignolo per donne di mezz’età bianche percepite come fastidiose). Ma è solo l’inizio: nel giugno del 2021 Vivian Jenna Wilson, avuta con Justine, diventa maggiorenne e rivela al mondo di essere transessuale e di aver tagliato ogni legame col padre. E’ difficile misurare l’impatto psicologico di un evento simile, specie per chi, come Musk, ha a sua volta rinnegato il padre. Come ha spiegato Musk stesso a Jordan Peterson, la transizione di Vivian è stata una delle cause del suo spostamento a destra. Ad oggi ritiene di aver “perso suo figlio”, ucciso da un male incurabile che chiama “virus mentale woke” e che diventerà il suo nemico numero uno. La battaglia finale.
Nel settembre dello stesso anno, Musk e Grimes divorziano. A questo punto è un uomo diverso: più solo e isolato, più arrabbiato, con un rancore crescente nei confronti dei democratici, delle città californiane (San Francisco in primis), ossessionato dal woke e dalla presunta minaccia alla libertà d’espressione. Nel frattempo, infatti, Donald Trump ha perso le elezioni, il Campidoglio è stato attaccato dai suoi sostenitori e l’ex presidente è stato bandito da praticamente tutti i social. I tweet di Musk riguardano sempre di più la “freedom of speech”. Poi comincia ad acquistare azioni del suo social preferito, quello dove passa sempre più tempo e di cui comincia a criticare la gestione: al centro delle sue filippiche c’è Parag Agrawal, neo-ceo di Twitter e responsabile del deplatforming trumpiano. Compra ancora azioni della società, di nascosto, finché la notizia non esce e diventa d’affare pubblico. Una nuova crociata: una causa politica travestita da investimento digitale. Nell’ottobre del 2022 Twitter diventa suo. Nel frattempo ha intensificato gli attacchi ai democratici, ai giornalisti e ai media mainstream, il sempreverde woke e avversari come Jeff Bezos, che accusa – anche fondatamente – di copiare i suoi piani spaziali con l’azienda Blue Origin. Nel 2022 inizia anche l’invasione russa dell’Ucraina, dalla quale emerge un vincitore tecnologico, Starlink, servizio di comunicazione satellitare di SpaceX, che diventa cruciale per l’esercito ucraino. Musk si sente al telefono con Vladimir Putin. E’ ormai un personaggio post-tecnologico, post-politico, abbraccia tutto e ambisce a controllare tutto.
Già nel maggio del 2020, a dirla tutta, Musk aveva twittato una frase piuttosto chiara, per quanto in codice: “Take the red pill”. Prendi la pillola rossa, il simbolo della nuova destra globale preso in prestito da Matrix, film del 1999 scritto e diretto dalle sorelle Lana e Lilly Wachowski. Le quali, ironicamente, sono transessuali e crearono la pillola rossa come metafora della transizione di genere. Sembra sia successo tutto velocemente, forse per una qualche forma di follia – o è la ketamina, di cui Musk ha ammesso l’uso “terapeutico”? E invece la deriva di Musk è iniziata decenni fa, già in Sud Africa, e ha alimentato una carriera imprenditoriale destinata a rimanere nella storia, che ha saputo trasformare un’azienda di Automotive di medie dimensioni in un “meme stock” dal valore superiore a quello dei principali gruppi del settore, messi insieme. A guidarlo, non tanto il sogno americano – o quello di Martin Luther King di una società migliore – quanto un inesauribile desiderio di vendetta, ripicca e rivalsa verso nemici sempre più vaghi e astratti.