La sciatrice azzurra ritorna a sciare in Coppa del mondo dopo otto mesi. “Torno da un infortunio che è stato emotivamente e fisicamente pesantissimo”, ma “mi aspettavo di avere più remore, paura ad affrontare le curve e invece il mio piede sta veramente bene e non mi ha dato problemi”
È ancora sonnecchiante Sofia Goggia quando da Denver si connette per parlare con i media del suo ritorno in gara dopo otto mesi. “Ieri sera – dice in totale onestà – non ho fatto tardi, ho fatto il toro meccanico”. Sorride e si accende la luce negli occhi, lo stesso bagliore che si nota quando senza esitazioni ammette di aver ritrovato la felicità di sciare. Ora, manca solo la luce verde in pista, quella che è mancata più di tutto dopo l’ennesimo infortunio di febbraio (frattura della tibia e del malleolo tibiale destro). Mercoledì, alle ore 19.00, affronterà la prima prova di discesa libera a Beaver Creek (gara sabato e domenica SuperG). “Voglio riprovare quella cosa lì… con serenità e tranquillità“.
La stagione è iniziata in maniera insolita e si costruirà in corso d’opera fino al Mondiale con le gare di Gigante che saranno “reintrodotte” a gennaio. “Questa è stata la trasferta americana più lunga della mia carriera. Dopo aver rimosso i mezzi di sintesi il 7 settembre, ho dovuto aspettare 40-45 giorni per sciare in Europa. Poi abbiamo deciso di venire qui. Ho fatto lo stesso programma di Nicole Delago che si è rotta la clavicola e necessitava di sciare un po’ di più”.
Proprio con l’altra azzurra, come immortalato su Instagram, ha condiviso allenamenti, avventure in cucina e un percorso di cui è soddisfatta. “Penso che sia stata la scelta giusta: riuscire a fare un ottimo lavoro a Copper Mountain è fondamentale. È un raduno importante per la velocità, perché è l’unico allenamento dove riesci a fare un minuto e trenta di discesa in tutto l’anno”. E fortunatamente si sta reimpossessando di quel mondo. “La confidenza con la velocità è rimasta, mi aspettavo di avere più remore, paura ad affrontare le curve e invece il mio piede sta veramente bene e non mi ha dato problemi”.
Per ora non fa troppe previsioni né si dà obiettivi. “Torno da un infortunio che è stato emotivamente e fisicamente pesantissimo. Non ho sciato per otto mesi, è da tanto che non sono in gara. L’ultima di discesa libera è stata a Cortina, a fine gennaio. Beaver Creek, è una pista nuova”.
Quando torna a parlare dei mesi dell’infortunio si spegne di nuovo, come quando in montagna scompaiono i raggi di sole, arriva il cielo plumbeo e il vento che ti lasci lì con i tuoi pensieri. “Ho avuto tante operazioni nella mia carriera, la differenza è stata dover stare ferma sei mesi, non ho camminato per 45 giorni. Mentalmente l’ho patita, era una stagione in cui stavo andando bene, avevo sciato forte anche in Super G, in Gigante mi stavo ritrovando ed ero proiettata alla velocità. Adesso, sugli sci, ho qualche dolorino trascurabile e paradossalmente sembra che non sia successo nulla. È come se da quando ho tolto le piastre mi sia riappropriata dalla ragazza che ero prima”.
Welcome back Sofia, bergamasca che con il cuore pensa all’Atalanta che ha (ri)trovato la gioia. “Le giornate dove sono stata meglio, sia da persona che da atleta, sono state quelle affrontate con gioia (la stessa che, dice, ha spinto al ritorno l’amica Vonn, ndr), qualcosa che non sempre ho avuto nella mia vita: non sono l’emblema della serenità e tranquillità per indole personale”.