I militanti bocciano un’altra volta il Garante. L’80 per cento vota contro di lui (la prima volta erano il 63 per cento), quorum ampiamente superato. Esulta l’ex premier, che studia la rifondazione pentastellata e oggi parlerà alla comunità grillina
“Si volta pagina”. Esulta Giuseppe Conte, il garante Beppe Grillo è archiviato, un’altra volta. E forse, almeno sul piano politico, per sempre. Ieri i militanti M5s si sono espressi per la seconda volta e hanno dato il ben servito al fondatore: l’80,5 per cento ha votato contro di lui – al primo giro, durante la Costituente di due settimane fa, erano stati il 63 per cento. Un messaggio chiaro, dopo la guerriglia messa in campo dal comico genovese, tra avvocati, lettere e video.
Grillo d’altra parte l’aveva capito: “Io ho già perso”, diceva dal carro funebre in un video di qualche giorno fa. Invitava ad andare per funghi gli iscritti, l’ultima speranza era il quorum da non raggiungere, ma già da sabato sera dalla sede di via Campo Marzio lasciavano trapelare che sarebbe stata una speranza vana. Intanto il comico punzecchiava pure il responsabile della consultazione, Vito Crimi. Ma nella ripetizione del voto, i votanti sono stati ancora di più: 58 mila, il 65 per cento, rispetto al 61 per cento che si era espresso nelle passate settimane. Difficile pensare che il comico genovese scompaia improvvisamente dalla scena, si giocherà le sue ultime carte, bollate e non solo. Ma sembrano armi sempre più spuntate.
Per Conte invece inizia adesso la vera rifondazione del Movimento, gli input arrivati dalla Costituente – addio al garante, l’apertura al terzo mandato, eventualmente ragionare anche su simbolo e nome – dovranno trovare una forma compiuta e poi essere sottoposti al voto degli iscritti. Qualche ragionamento riguarderà il gruppo dirigente, mentre nell’organigramma pentastellato ci sono ancora figure vicino a Grillo – da Raggi a Toninelli fino al tesoriere Cominardi, per segnalare i più noti. Non è detto che tutti resteranno al loro posto.
Altre grane potrebbero arrivare proprio dall’apertura sul terzo mandato: dipenderà anche da come il M5s deciderà di affrontarlo, se per esempio con un sistema di deroghe in capo al presidente Conte o con altre formule. Chi è al primo giro in Parlamento dovrà rivedere un po’ i suoi conti, perché rientreranno in gioco diversi big della prima ora. Alle scorse europee lo stesso Conte aveva fatto mea culpa, spiegando che il risultato deludente (9,99 per cento) si doveva anche alla candidatura di profili poco riconoscibili. E con i consensi in continua erosione, è ovvio che i posti in lista saranno ancora più ambiti.
C’è poi la questione del simbolo, al centro della battaglia legale paventata da Grillo convinto di avere dalla sua la giurisprudenza. “Caso mai non vi rivedessi, buon pomeriggio, buona sera e buona notte”, ha detto ieri il fondatore, prendendo atto della sconfitta con una citazione cinematografica. Ma chi gli è vicino è convinto che non mollerà, tenterà fino all’ultimo di rovinare la festa al Movimento che non è più suo. C’è la strada delle interdittive in vista delle elezioni per bloccare l’utilizzo di un simbolo che può secondo alcuni sondaggisti può valere tra il 2 e il 4 per cento. Grillo comunque potrebbe anche pensare a liste sui territori, un po’ come quelle che hanno segnato le prima fasi del Movimento, per tentare di indebolire il partito di Conte. L’esperienza di Nicola Morra in Liguria potrebbe essere un esempio. Un’altra ipotesi è chiedere la ripetizione dell’intera Costituente
Più difficile è invece pensare a una vera e propria scissione, perché Conte ha dalla sua gran parte della truppa parlamentare. Mentre i volti noti vicini a Grillo, ancora nel Movimento, almeno in queste prime fasi dopo la votazione (e nemmeno durante) non si sono fatti avanti. L’ex ministro Danilo Toninelli continua a cannoneggiare Conte dal suo canale Youtube, ma oltre a questo c’è poco. E ieri anche Virginia Raggi si è tirata fuori dalla contesa: “Avrei evitato di commentare, ma le continue ricostruzioni che ogni giorno mi tirano in ballo parlando di mie ipotetiche scalate, cordate, tavolate ecc. e provocando peraltro incessanti richieste telefoniche di chiarimenti e ulteriori piccanti dettagli, sono false”; le parole dell’ex sindaca di Roma. E poi ci sarebbe Alessandro Di Battista, che tuttavia ha evitato di entrare nella disputa e anzi ha escluso di tornare in campo con Grillo. E’ impegnato con l’associazione Schierarsi, fa l’opinionista in televisione e continuerà a perorare la causa della pace in questo modo, privilegiando il taglio culturale a quello politico.
Così in attesa delle (eventuali) carte bollate, Conte guarda avanti, più forte e con le mani più libere. “Ora si volta pagina. Il Movimento si rifonda sulle indicazioni arrivate con Nova dagli iscritti. Andiamo avanti con grande forza, con l’orgoglio di quel che abbiamo fatto, ma lo sguardo fisso nel futuro”, ha detto ieri sera commentando la defenestrazione del garante. Oggi pomeriggio, alle 16, l’ex premier tornerà a parlare in diretta social. “Ho delle cose molto importanti da dirvi”,