Quello di Jenny Erpenbeck è un romanzo in cui si entra come dentro un segreto intimo. In una relazione devastante, manipolatoria e tossica dove ciò che succede sta nei corpi e nei desideri. E il mondo morale cambia per sempre
E’ uno stato di beatitudine, dice Hans, qualcosa che a fianco di un’altra persona non gli era mai quasi mai riuscito: rientrare totalmente in sé stesso, ritraendosi da tutto ciò che sta attorno. Come emigrare dentro di sé. E’ quello che dice, e finisce di bere il suo bicchiere di Korn. Adesso ancora un caffè e per lei, se vuole, una coppa di pesca Melba. Lei vuole.
Jenny Erpenbeck, “Kairos” (Sellerio, 391 pp., traduzione di Ada Vigliani)
Si entra dentro questo romanzo come dentro un segreto intimo, con il fiato sospeso, e si entra nella Storia: la Germania dell’Est, il mondo che cambia prima piano e poi velocissimo. Katharina è una studentessa, guarda un uomo molto più grande di lei sull’autobus, l’11 luglio 1986. Lui è uno scrittore, ha conosciuto la madre della studentessa, e l’ha vista bambina a un corteo del Primo Maggio. Tanto tempo prima, non così tanto tempo prima. E’ sposato, ha un figlio, lei mette una zolletta di zucchero nel caffè, lui nel salutarla preferisce tenere una distanza. “Ci vediamo, le ha detto. Ci vediamo. Non le ha nemmeno dato la mano. Dunque non ha capito un bel niente? Ma ecco che d’un tratto lui, alle sue spalle, dice: E se invece passassimo la serata insieme? Moglie e figlio sono in campagna da un’amica”.
Tutto quello che succede dopo sta nei corpi e sta nei desideri. Jenny Erpenbeck, che con questo romanzo ha vinto il Booker Prize, ci offre i pensieri di entrambi dopo che hanno catturato il Kairos, il dio dell’attimo fortunato. E dopo molti anni: è stata davvero una fortuna? E’ stata una felicità? E’ stata una relazione devastante, manipolatoria, tossica, ci sono state vittime, altri amanti e recriminazioni, mancanza di prospettive, il mondo morale che cambia per sempre, il mondo fuori che cambia per sempre, ed è stata anche la felicità.
“Lei è forse felice a spese di Ingrid? O è semplicemente felice? Una cosa è sempre in rapporto con l’altra o si tratta forse di una partita a somma zero? O invece è tutto scollegato, una cosa e anche l’altra?”. Lui risponde al telefono, lei esce sul balcone ma sente tutto comunque, lui parla alla moglie come ad un’estranea.
“E’ questo ciò che resta dopo trent’anni di matrimonio? Quando sarà vecchia, avrà anche lei un marito che le telefona mentre la sua amante è fuori sul balcone e aspetta solo di poter rientrare? Se si sapesse tutto ciò che è vero, se si potesse udire anche ciò che è muto e vedere ciò che sta nell’ombra – il desiderio?”. Ci sono appunti, segreti, nastri registrati, taccuini dentro due scatoloni che un giorno una donna in lacrime porterà a casa di Katharina. E’ la fine del segreto, è l’inizio della scoperta di sé.