Quanto è precisa la frase di Gino Cecchettin: “Abbiamo perso tutti”

Da mettere in esergo a tutti i manuali di procedura penale, perché i novizi del diritto sappiano che è la giustizia, non l’economia, la vera “scienza triste”, che insegna come scegliere tra diverse sconfitte

Sono due giorni che penso e ripenso alla frase di Gino Cecchettin: abbiamo perso tutti. Ha ragione il mio caro Mattia Feltri: è una frase di altissima precisione. Fosse per me, la esporrei in tutti i tribunali, dietro lo scranno del giudice, perché le parti e l’uditorio conoscano in anticipo l’esito inevitabile del processo, che se ne sta acquattato dietro qualunque sentenza, di condanna o di assoluzione. E la metterei in esergo a tutti i manuali di procedura penale, perché i novizi del diritto sappiano che è la giustizia, non l’economia, la vera “scienza triste”, che insegna come scegliere tra diverse sconfitte. Giorgio Saviane lo ha detto in modo esemplare: “Tuttavia la violenza, una volta cominciata, non cessa di generare flusso e controriflusso. Perché anche il giudizio è violenza. Il Manzoni lo sentiva attribuendo al giudice la ‘terribile’ autorità di decidere. Ma anche ‘necessaria’ la chiama: è qui tutta la contraddizione della giustizia: di essere orribile e di essere necessaria” (Una vergogna civile, 1991). Ci si appassiona in aula, si piange, si palpita, ma tutto questo dimenarsi è appena un’increspatura a fior di acque nerissime e ferme. La giustizia non risarcisce la vittima o chi le sopravvive, non redime il colpevole – sempre che questi riesca a sentire un rapporto vitale, e non astratto, fra le sue colpe e il grottesco “mondo a parte” del carcere – e non risana la società, che a dispetto dei benintenzionati non è risanabile, è a malapena rattoppabile. La macchina della giustizia è orribile ed è necessaria, punisce il male per mezzo di altro male, nuota nel male come nel suo elemento. Abbiamo perso tutti, e avremmo dovuto sapere dal principio che non esisteva la possibilità di vincere, e che il guardiano della Legge ci avrebbe sbattuto la porta in faccia.

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