L’oasi italiana nel marasma politico europeo

In Francia Barnier è stato sfiduciato, la Germania andrà al voto anticipato, in Europa la maggioranza di von der Leyen è risicata. L’unico governo solido, stabile e con prospettive di durare a lungo è quello italiano

Oasi italiana. Il governo francese è andato in crisi, è successo questa settimana e il risultato è sotto gli occhi di tutti: una maggioranza, in Parlamento, che non c’è, un premier sostituito, un presidente azzoppato, un’economia in difficoltà, i mercati che borbottano. Il governo tedesco, poche settimane fa, è entrato in crisi: il cancelliere socialdemocratico, Olaf Scholz, ha scelto di far cadere il governo qualche mese prima della scadenza naturale della legislatura a causa di una lotta interna con il suo ex ministro delle Finanze, e per qualche mese il motore franco tedesco smetterà di essere il motore dell’Europa. Il governo spagnolo, governo di minoranza, governo guidato dal socialista Sanchez, si trova ormai da settimane a combattere una battaglia politica, con l’opposizione, che somiglia molto a guerra civile tra partiti. La Commissione europea, a sua volta, Commissione nata la scorsa settimana, ha incassato al Parlamento europeo il numero più basso di consensi della storia.


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Avrete capito forse dove vogliamo arrivare. In Europa, nell’Europa che conta, non esiste alcun governo solido, stabile e con prospettive di durare a lungo come quello italiano. E al contempo, in attesa che in Germania vi sia un nuovo governo e un nuovo equilibrio, non esiste una leadership politica, come quella di Giorgia Meloni, in grado di poter ragionare sui prossimi anni dall’alto di un paese dove, sindacati a parte, vige una pace sociale diffusa, un rapporto tra i partiti non traumatico, un bipolarismo ritrovato, un populismo in ritirata strategica. L’Italia è un’oasi, in Europa, e l’occasione per Meloni, di far contare il nostro paese, è grande, non sfruttarla più che un peccato sarebbe un delitto.

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  • Claudio Cerasa
    Direttore
  • Nasce a Palermo nel 1982, vive a Roma da parecchio tempo, lavora al Foglio dal 2005 e da gennaio 2015 è direttore. Ha scritto qualche libro (“Le catene della destra” e “Le catene della sinistra”, con Rizzoli, “Io non posso tacere”, con Einaudi, “Tra l’asino e il cane. Conversazione sull’Italia”, con Rizzoli, “La Presa di Roma”, con Rizzoli, e “Ho visto l’uomo nero”, con Castelvecchi), è su Twitter. E’ interista, ma soprattutto palermitano. Va pazzo per i Green Day, gli Strokes, i Killers, i tortini al cioccolato e le ostriche ghiacciate. Due figli.

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